Chi ci salverà dalla distruzione sociale dell'ideologia della contrapposizione?


C'è da domandarsi quanti anni serviranno per ricucire le ferite sociali inferte dall'integralismo cattolico e dalla loro propaganda. Ormai pare che la parole non abbiano più alcun significato e che chiunque si debba sentire libero di usarle a casaccio. Ed è così che dinnanzi ai violenti insulti della signora De mMari troviamo integralisti pagati con denaro pubblico pronti a spergiurare che si sia dinnanzi a una «civile opinione». Ma poi quelle stesse persone non tollerano opinione divergenti dalle loro e si lanciano in cordate violente volte ad imporre la loro ideologia.
Troviamo integralisti che ridefiniscono l'identità di genere come una «confusione di generi» e che raccontano che «In Spagna è diventato reato dire che uomini e donne sono diversi». Peccato sia semplicemente un'altra delle bugie de "La Verità" e che la storia degli autobus della CitizenGo un po' diversa da come la racconta il quotidiano di Belpietro. Il gruppo integralista non diceva che uomini e donne sono diverse, ma invitava a sostenere che sia la presenza di un pene o di una vagina debba impedire ogni riconoscimento alla dignità alle persone transessuali. E c'è un po' di differenza.
Se tutto viene ridotto ad una favoletta che possa apparire accettabile, allora perché non dire che Hitler stava solo sottolineando che l'etnia tedesca era diversa da quella ebraica? Starà, ma il fatto che avesse aperto centri di sterminio un po' di differenza la fa e non pare un punto che debba essere omesso.
E che dire di Adinolfi. Se si sostiene che i bambini non sono oggetti e che meriterebbero dignità e protezione da chi li sfrutta per il proprio tornaconto, ecco che lui descrive quella critica come un attacco alla bambina. E tra strumentalizzazioni e insulti, non esita a sbattere nuovamente sua figlia nel tritacarne mediatico ad uso e consumo della sua convenienza propagandistica. Interessante è anche come dica che chi nomina i suoi figli sia «una merda» ma poi riserva inumani attacchi ai figli delle coppie a lui sgradite, sostenendo la necessità si strappare quei poveri bambini all'affetto dei loro genitori.
Ma se ormai si può dire tutto senza sentirsi in dovere di rispondere delle proprie parole, potremo mai salvarci da quel crescente populismo che vede nella disinformazione e nella diffamazione un business da poter sfruttare? E che futuro potrà mai esserci per i nostri figli se lasceremo loro un mondo devastato dalla costante e ossessiva promozione di contrapposizioni tra gruppi sociali?
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