Gianfranco Amato loda i preti omofobi e dichiara: «I gay sono i nemici della Chiesa»
È il solito Gianfranco Amato a tessere le lodi di chi nomina il nome di Dio invano come strumento di discriminazione. Per questo ama i preti che ripetono a pappagallo la sua propaganda d'odio, come quel sacerdote che fece suonare le campane a morto e affisse manifesti funebri contro la dignità di quei gay che cristianamente disprezza nel nome di una religione che pare non aver compreso.
Ma in quella sua concezione che lo porta Dio e i santi non sono altro che oggetti da sfruttare per ottenere consensi politici, l'integralista Amato scrive:
L’ormai mitico don Mario Fangio, il don Camillo di Carovilli, torna a colpire ancora. E lo fa da par suo. Con la vivace arguzia, la sagace provocazione, la pungente vis polemica, e soprattutto l’ardito coraggio che lo contraddistingue. E così, se ne è uscito con un’altra delle sue intelligenti e battagliere trovate.
Ne dà notizia il quotidiano “Primo Piano Molise” del 13 marzo 2017 con questo titolo in prima pagina: Il prete ribelle insiste: «Adozioni ai gay, la famiglia è morta».
Con una ferocia che pare inumana e con quella cattiveria di cui solo certi sedicenti cattolici paiono capaci, il prelato si vanta di essere in prima linea per cercare di impedire che dei bambini possano trovare l'affetto di due genitori gay quando li si può rinchiudere in un qualche orfanotrofio di suore dotato i fosse comuni dove gettare i bambini morti per malnutrizione.
La porta della sua chiesa è stata così trasformata in una bacheca di indottrinamento ideologico volto a sostenere che il fulcro del cristianesimo non sia l'amore, ma la legittimazione dell'odio e la promozione di distinguo neofascisti.
Ed è così che il parroco della della chiesa Santa Maria Assunta di Carovilli è andato da un giornale locale a raccontare: «Il giudice non è più quello che applica la legge ma quello che la crea e siamo in totale disaccordo. Io esprimo il mio parere da da sacerdote, da parroco della mia comunità. C’è tanta altra legislazione e ci sono altre possibilità di adozioni. Non vedo perché quelle per coppie eterosessuali siano complicate, mentre altre per coppie omosessuali diventino così facili. La legge vale solo per alcuni». Ed ancora, confermando di aver imparato a memoria la lezione impartitogli da Amato, aggiunge: «Mi stanno a cuore questi temi perché mettono in gioco non solo la comunità religiosa, ma anche quella civile A distanza di un anno è avvenuto quello che temevo: la legge Cirinnà, nonostante lo stralcio del punto specifico, è diventata la porta per le adozioni per coppie omosessuali. Questo è successo nonostante le rassicurazioni di parlamentari che hanno promosso la legge. Io me la prendo soprattutto con i cattolici che l’hanno votata».
È a quel punto che Gianfranco Amato di inserisce nel discorso per cercare di sfruttare la credenza religiosa a suo vantaggio, in quella sua incessante attività di demonizzazione di interi gruppi sociali. Scrive:
Non c’è nulla da fare: è sempre il solito, combattivo, irriducibile, pugnace don Mario Fangio. Quel Pastore coraggioso che ogni Parrocchia d’Italia dovrebbe avere.
La cosa più interessante dell’articolo resta, comunque, il titolo: Il prete ribelle insiste: «Adozioni ai gay, la famiglia è morta». Occorrerebbe, infatti, chiedere al titolista cosa intendesse con il termine “ribelle”. Rispetto a chi e a che cosa si può definire ribelle don Mario? Non certo al Magistero della Chiesa cattolica, né tantomeno alle Sacre Scritture, al Catechismo, alla Dottrina Sociale, al Sommo Pontefice, al suo Vescovo, o alla Tradizione. L’unica “ribellione” che si potrebbe imputare a questo sano sacerdote è quella contro la dittatura del Pensiero Unico, contro il Verbo del politically correct, contro la micidiale propaganda di regime, contro una magistratura ideologizzata e prona al Potere, contro la prevaricazione anticristiana, contro la tirannia di un legislatore ingiusto, contro la deriva modernista, contro il totalitarismo culturale radical-chic, contro le lobby omosessualiste e anticlericali, insomma, contro i Nemici della Chiesa.
In questo senso possiamo affermare che davvero don Mario può definirsi un «prete ribelle». E magari il Buon Dio riempisse le Parrocchie italiane di simili preti!
In altre parole, Gianfranco Amato spera che ben presto le parrocchie italiane siano popolate da preti pronti a rinnegare Dio pur promuovere quell'odio che spera possa tornare utile a creare un ergome fatto di dogmi creatoi a tavolino da lui e dal divorziato che non vuole il divorzio. E tutto questo nel nome di Dio.