Povia sostiene di essere perseguitato perché cristiano, ma la storia racconta qualcosa di diverso...
«Il problema non è solo Sanremo che certamente esiste, ma è più generale. Oggi nei media, e nel mondo della cultura e dello spettacolo esiste un conformismo politicamente corretto pro gay. Se al contrario manifesti idee o principi cristiani o semplicemente sei a favore di valori come matrimonio tra uomo e donna, e dunque la normalità nelle relazioni sessuali, vieni giudicato bacchettone, vecchio, superato e da boicottare e non ti invitano. A Sanremo , ma non solo in quel posto, succede questo. E’ la dimostrazione che anche in Rai esiste una potente lobby gay che impone scelte, canzoni, ospiti e persino spettacoli o film. Una lobby che indica quali autori vanno accettati e quali no, che film promuovere e quali bocciare». È quanto sostiene Povia dalle pagine de La Fede Quotidiana, in quella negazione della realtà che pare servire solo a mendicare visibilità in cambio di odio.
Com'è noto, il cantante poté andare a Sanremo con un'ignobile canzone che promuoveva quella fantomatiche "terapie riparative" che sono costate la vita a numerosi adolescenti, salvo poi essere scaricato dai suoi discografici non appena si seppe che il cantante si sarebbe intascato i soldi che aveva raccolto in beneficenza per i bambini del Darfur. Dunque pare difficile sostenere che sia colpa di quei cattivoni dei gay se i soldi destinati ad un ospedale pediatrico non sono mai arrivati a destinazione, ma evidentemente la speranza di Povia è di poter usare la sua collaborazione con Gianfranco Amato per una riabilitazione negli ambienti cattolici in cambio di ferocia e odio contro i gay.
Ovviamente ils eguace di Adinolfi non ha mancato di sostenere che il problema è che i cattolici non hanno sufficiente potere dato che non possono manco negare i diritti costitruzionali al prossimo senza che qualcuno protesti. Ed è promuovendo la sua nuova vita da predicatore di odio che aggiunge: «Tanti parroci sono coraggiosi e ospitano me e lo stesso avvocato Amato nelle loro sale. Ma tanti altri, al contrario, hanno timore delle possibili contestazioni o dei giudizi negativi e allora preferiscono non aprire le porte. Ricordo a me stesso, che essere cristiano comporta la testimonianza senza paura delle rappresaglie. A me capita in concerti che si presenti qualche gruppetto di fanatici contestatori pronti ad interrompere. Ci ho fatto l’ abitudine. Mi dicono omofobo, sono intolleranti, ma non riusciranno a farmi ambiare posizione o zittire. Costoro ci vogliono imporre teorie assurde e pericolose come il gender. Bene ha fatto e fa Trump a rimettere ordine in tante cose».