Silvana De Mari sostiene di citare le Scritture. Ma quella non è la Bibbia, è Pulp Fiction
Anche i Papaboys sono scesi in campo in difesa dell'omofobia di Silvana De Mari, sostenendo che la donna abbia il pieno diritto di organizzare incontri pubblico in cui sostenere che i gay sono «rami secchi» da tagliare e da «lasciar marcire per terra».
In un articolo intitolato "Ecco perché difendiamo Silvana de Mari: l’ultima frontiera del fantasy cristiano oggi sotto attacco" troviamo il gruppo pronto a tessere le lodi della scrittrice e ad affermare:
Nel suo libro “L’ultima profezia nel mondo degli uomini” Fanucci editore, ha voluto in prima pagina questo passo tratto dal profeta Ezechiele 25,19 con tanto di indicazione del passo biblico: “Benedetto colui che nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perchè egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti”
C'è un piccolo problema: il passo di Ezechiele riportato dall'articolo non esiste nella Bibbia. Si tratta infatti di un passo inventato da Quentin Tarantino nel celebre film "Pulp Fiction", noto come Ezechiele 25, 17 (e non 19).
La riprova è semplice e a scanso di equivoci basta sfogliare la Bibbia per notare come il vero Ezechiele 25,17 affermi: «Farò su di loro terribili vendette, castighi furiosi, e sapranno che io sono il Signore, quando eseguirò su di loro la vendetta». Si tratta dunque di un testo non ha nulla a che vede con il brano di "Pulp Fiction" che la dottoressa cita nel suo libro.
La medesima citazione biblica è stata riportata anche sul sito della stessa Silvana De Mari, ma pare che tutti quei quei sedicenti cristiani che popolano la sua pagina non si siano accorti di nulla, forse perché interessati solo alla decontestualizzazione del Levitico che giustifica il loro odio contro i gay.
Par dunque che né la signora De Mari né tantomeno i Papaboys abbiano mai letto la Bibbia, ma entrambi amino usarla come strumento di offesa.