Trento. Giovanardi guida la protesta delle "sentinelle in piedi" contro i diritti dei bambini a loro sgraditi
Contro la famiglia e contro i diritti dei bambini, una qualche decina di miliziani delle Sentinelle in piedi (il gruppo di promozione d'odio fondato dalla giornalista ciellina Benedetta Frigerio di Tempi) si è dato appuntamento dinnanzi al Tribunale di Trento per manifestare contro la sentenza che non ha privato i figli di una coppia gay dai loro diritti costituzionali.
Tra di loro c'erano molti esponenti di centro destra, ormai sempre più intenzionati a cercare consensi cavalcando populismo, razziamo e omofobia. Tra le file di chi manifestava per rivendicare la supremazia della sua famiglia sulle altre c'erano anche i consiglieri comunali Vittorio Bridi (Lega Nord), Antonio Coradello (Civica Trentina), la presidente di Fratelli d'Italia Marika Poletti e l'immancabile Carlo Giovanardi. Ed è stato proprio il senatore a rincorrere i giornalisti per ostentare tutto il suo disprezzo verso quella famiglia e verso quel bambino che lui non avrebbe voluto potesse nascere.
Promettendo che lui si batterà per togliere ogni tutela al minore nel nome id una madre che probabilmente non lo vorrà, ha dichiarato: «Il ricorso fatto dal Procuratore in merito all'ordinanza del Tribunale di Trento che ha riconosciuto la omogenitorialità di due padri, venga deciso dalle sezioni unite della Cassazione, l'unico organo che può intervenire per cassare questa aberrante ordinanza». Ed ancora: «Basta guardare qualsiasi vocabolario della lingua italiana. Chi commette un reato in Italia è un delinquente. L'utero in affitto nel nostro Paese è un reato perseguito fino a due anni di carcere quindi chi va a comprare i bambini all'estero, tutto a pagamento, ha un comportamento illecito. Un Tribunale che dovrebbe difendere la legalità ma invece contro la Costituzione, contro la legislazione in vigore, contro il buonsenso stabilisce che un bambino comprato diventi di chi se lo compra. E' una cosa che non sta in cielo e nemmeno in terra».
Il senatore non è nuovo a sostenere l'illegalità di tutto ciò riguarda i diritti dei gay, nonostante più volte la una opinione sia stata sbugiardata dalla Consulta.
Ma mentre l'integralismo emette condanne morali e proclami d'odio sostenendo che quei bambini debbano essere resi orfani per compiacere la loro sete di discriminazione, la vicepresidente dell' Ordine degli psicologi di Trento ha spiegato una realtà scientifica assai distante dai loro proclami politici, ricordando come moltissime ricerche sul tema del rapporto genitori-figli all'interno delle famiglie omogenitoriali mostrino «risultati analoghi a quelli delle famiglie con genitori eterosessuali». L'unica differenza è che il secondo gruppo è vittima di una propaganda d'odio da parte di certi politici.
Nel suo intervento, Roberta Bommassar ha dichiarato:
La psicologia, come disciplina scientifica giovane ma molto vivace, non può essere partigiana e svilupparsi basandosi su pregiudizi. Il suo scopo è quello di offrire letture ed interpretazioni che permettano di dare senso alle cose che accadono dentro e tra le persone. E queste cose sono comportamenti, pensieri ed affetti.
Una grande importanza viene attribuita alla ricerca. Essa ha il compito di confermare o negare delle ipotesi che la psicologia avanza, in questo processo di attribuzione di senso. Una di queste ipotesi potremmo definirla in questi termini: "Un bambino per crescere bene ha bisogno di una mamma e di un papà". Sul concetto se per mamma e papà s'intenda una femmina ed un maschio dobbiamo dire che le ricerche al proposito non hanno confermato quello che molti stessi psicologi a suo tempo pensavano.
Cioè che era necessaria la presenza di una mamma-femmina e di un padre maschio. L'atavico ritardo con cui la società italiana si confronta con i cambiamenti della società, uno dei quali è rappresentato dall'accettazione delle coppie omosessuali e via via delle richieste che vengano loro riconosciuti dei diritti, quelli di esprimere liberamente la propria scelta sessuale, di costituire una coppia riconosciuta, di farsi una famiglia, ha come unico vantaggio che altre realtà hanno affrontato il tema molto prima di noi. Gli Stati Uniti e alcuni paesi europei come l'Inghilterra, Francia e Germania si sono confrontati con studi su queste tematiche con almeno un ventennio di anticipo.
Queste meta-analisi, di cui l’ultima raccoglie un centinaio di ricerche, inclusi più di 60 studi empirici svolti direttamente con genitori omosessuali e i loro bambini, mostrano risultati analoghi a quelli delle famiglie con genitori eterosessuali. (Federico Ferrari : Terapia familiare 2011). Questo è il dato, allo stato dei lavori. Gli psicologi si sono interrogati per primi riguardo a risultati anche per loro sostanzialmente inaspettati.
La psicologia ha il compito etico di non accettare un pensiero pregiudiziale e di avere invece il coraggio di accettare dalla ricerca l'imprevisto e anche lo scomodo. Anche per tutta la comunità scientifica degli psicologi è stato e continua a rimanere difficile rinunciare alla rassicurante situazione di appoggiare i propri presupposti su fondamenta solide e indiscutibili. Così non è stato e non possiamo che contrapporre un atteggiamento riflessivo.
Ci può aiutare a riflettere, per esempio, se proviamo a sostituire “funzione materna” a mamma e “funzione paterna” a papà. La prima definisce la funzione di "cura, accoglimento e decodifica dei bisogni, empatia e comprensione emotiva" mentre la seconda indica la "funzione di apertura del e al mondo per il bambino, di portatore della norma e del divieto, quindi interfaccia con il sociale". Queste funzioni in passato erano legate rigidamente a ruoli sociali definiti in base al sesso. Ora, è evidente a tutti, molto meno.
Di sicuro resta che la cosa di cui tutti i bambini hanno bisogno è trovare genitori che siano in grado di esercitare queste funzioni in maniera matura e responsabile. Quello su cui questi studi ci invitano a riflettere è che tali funzioni appaiono sempre più disancorate dalla propria identità sessuale e che vengono esercitate in maniera interdipendente. Rimangono fuori da queste considerazioni e comunque aperte, tutte le riflessioni riguardo al significato psicologico, oltre che etico, della maternità surrogata: questo è un altro, ulteriore problema.
Dunque, le mie considerazioni non volevano e non vogliono essere assolutamente una pacifica normalizzazione. Sono invece il tentativo di rendere l’idea di quanto complessa e diversificata sia una questione che rimane delicatissima e che non può perciò trovare in un pensiero semplificato la sua risposta.