Gianfranco Amato sostiene che il suo "diritto" all'odio non debba avere limiti, mentre l'opinione altrui debba essere silenziata
L'ipocrisia di Gianfranco Amato pare non conoscere limiti. La premesse sono note: il leader ultraintegralista crede che l'odio sia un diritto, sostiene che il cristianesimo sia la legittimazione all'odio e pensa che alcune persone valgano meno di altre. Gode della piena protezione prevista della legge Reale-Mancino in quanto cavaliere dell'ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e si diletta a cercare di ottenere potere polito attraverso la promozione e lo sfruttamento del pregiudizio.
In tale scenario rientra il prevedibile quanto banale l'articolo che ha prontamente diffuso tra i suoi proseliti contro la legge regionale umbra per la prevenzione delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale. La sua teoria, come sempre, è che gli altri non meritino le sue stesse protezioni.
Racconta che la norma sarebbe «inutile e incostituzionale» ed in inveisce contro chi ha osato contestare l'emendamento che lo avrebbe esentato dal rispetto della legge sulla base del sostenere che la legge non debba essere uguale per tutti. Ed è alterando il racconto (omettendo dal suo virgolettato il passaggio in cui si spiegava che alcuni gruppi sarebbero stati esentati dalla norma), afferma:
Ora, ditemi voi, come si fa a definire «squallido e infame» il diritto a «manifestare liberamente il proprio pensiero, le proprie opinioni o i propri convincimenti riconducibili al pluralismo di idee, né attuare condotte conformi al diritto vigente o ai principi e valori di organizzazioni riconosciute dall’ordinamento giuridico, che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, di religione o di culto». Si può arrivare a tanto solo se non si comprendono concetti come «libertà di pensiero», «pluralismo delle idee», «libertà di religione e di culto», eccetera, eccetera.
Articolo 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
A tutti questi signori che pretendono di rivendicare un’asserita loro libertà a discapito della libertà dei più, raccomandiamo una ripassatina agli articoli 19 e 21 della Costituzione. Se li leggessero saremmo tutti un pochino più tranquilli.
Bhe, un avvocato dovrebbe quantomeno sapere che nell'ordinamento italiano la libertà di parola non è assoluta. Basta anche solo osservare che se qualcuno andasse in giro a parlare male della madre del signor Amato, lui avrebbe tutto il diritto di sporgere denuncia. Eppure lui chiede di poter parlare male dei genitori delle famiglie arcobaleno, di poter denigrare interi gruppi sociali e di poter promuovere quelle screditate "terapie riparative" che rischiano solo di spingere al suicidio qualche adolescente. Il cortocircuito pare evidente, dato che siamo dinnanzi a chi vuole poter perseguitare il prossimo senza essere soggetto alle medesime regole.
E pare anche che Amato sappia che la libertà di parola non è assoluta, dato che più volte si è appellato a codici e codicini per sfruttare qualche piega della legge poter sporgere decine di denunce volte a limitare la libertà di espressione altrui. La sua teoria è che che lui, da sedicente "cristiano", si sentiva offeso da chi aveva altre opinioni su tematiche religiose. E tanto basta ad osservare che come quell'evidenza neghi quanto lui racconta suoi proseliti.
Ma purtroppo sappiamo come la sua intera propaganda si basi sull'alterare la verità per piegarla alla sua convenienza. Non a caso il suo articolo si apre con l'immagine di una bocca imbavagliata accompagnato dalla scritta: "Favorevole alla famiglia naturale? Omofobo". In realtà non è essere favorevoli alla famiglia a rendere omofobi, ma l'opporsi al riconoscimento di cune famiglie naturali attraverso la creazione a tavolino di teorie che neghino la realtà pur di generare discriminazioni. Oppure il sostenere che la discriminazione sia "un diritto" solo se colpisce alcuni gruppi sgraditi a qualche lobby. Ma evidentemente le "argomentazioni" di gente sono così labili da costringerli a dover manipolare le loro stesse rivendicazioni pur di farle sembrare accettabili.
Se Amato provasse a leggere l'articolo articolo 3 della Costituzione, forse scoprirebbe che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». E basta questo ad osservare come le sue rivendicazioni, i suoi distinguo e il suo abuso della credenza religiosa non possano essere ritenuti accettabili nella nostra Repubblica.