Il sito di Silvana De Mari: «L’omosessualità è una patologia, curabile ma comunque una patologia»
Il sito di Silvana De Mari è un covo di odio puro che raccoglie gli articoli dei principali omofobi legati alle lobby anti-gay. Sulle sue pagine scrivono Enzo Pennetta, Gilberto Gobbi, Alessandro Benigni, Filippo Fiani e vari altri personaggi legati al partito giurato dall'integralista Mario Adinolfi (di cui lei era redattrice). Il filo conduttore è solo uno: sostenerete che i gay debbano essere disprezzati e spergiurare che quelle posizioni siano una verità scientifica in virtù di come la signora De Mari sventoli il titolo accademico che l'ha portata a esaminare feci per tutta la sua vita.
Ossessionata dalla volontà di creare odio verso quei gay che lei dice di voler punire per aver organizzato una serata in discoteca che non le è piaciuta, la donna ha pubblicato un agghiacciante articolo di Paolo Deotto dal titolo "Delirio omosessualista. Viaggio nella fogna profonda". Scrive:
Lo abbiamo detto più volte. L’omosessualità è una patologia; curabile, nella gran parte dei casi, ma resta comunque una patologia, che coinvolge le delicatissime sfere dell’affettività, della capacità di rapportarsi correttamente con gli altri e con la stessa realtà.
Sostenuto che i gay soffrano di una grave patologia e asserito che Adinolfi è una persona sana dato che si è scopato almeno due mogli, l'articolo passa a sostenere che sia doveroso impedire che quella legge Reale-Mancino che oggi tutela il presunto sentimento religioso di Silvana De Mari e Mario Adinolfi possa essere esteso anche a quelle minoranze che sono vittima della loro violenta persecuzione:
Tra un po’ di tempo, se passa anche al Senato la legge Scalfarotto, scrivendo queste cose potremo finalmente vivere a carico dello Stato in qualche accogliente carcere. Vedremo. Per ora vogliamo offrire ai nostri lettori alcune “perle” tratte da un sito di una delle varie associazioni di omo-trans-lesbo-echealtrononsaprei . Nella fattispecie, si tratta dell’associazione Jonathan – Diritti in movimento, “che intende affermare il fondamentale diritto all’emotività di tutti gli esseri umani, in particolare del popolo Gay Lesbico Bisessuale e Transessuale, quel pezzo di società a cui questo diritto basilare è negato.”
Cosa sia di preciso il “fondamentale diritto all’emotività” ci risulta un po’ oscuro. Risultano invece tremendamente chiare ed esplicite le intenzioni degli aderenti a questa associazione. Leggiamo alcune perle tratte da un articolo pubblicato sul loro sito (avvertenza: leggete prima dei pasti, se volete perdere l’appetito e trarne giovamento per la vostra linea. Leggete dopo i pasti, se volete vomitare).
Ricordato come Riscossa Cristiana sostenga che i gay facciano vomitare perché loro traggono piacere solo immaginandosi Adinolfi nudo che fa sesso con due donne diverse, si passa a decontestualizzare un brano tratto da una pubblicazione del 1987 che si proponeva come «un'eruzione di rabbia dall'interno, sul tema di come l'oppresso sogni di diventare l'oppressore». Una premessa che ovviamente viene taciuta prima di ripubblicare qualche frase estrapolata dal suo contesto. In fin dei conti sappiamo come la menzogna, la mancanza di etica e la sistematica bestemmia siano gli strumentino con cui le lobby di estrema destra stuprano il nome di Dio per promuovere un nuovo neonazismo che veda in Adinolfi l'emblema del nuovo uomo ariano e in sua figlia Clara un prodotto genetico da esibire dai palchi dei suoi convegni politici (così come tristemente già avviene nella più totale violazione della dignità della bimba).
L'articolo arriva così a sostenere:
È a questi personaggi malati che uffici governativi come l’UNAR chiedono consulenza per la compilazione degli istruttivi manuali scolastici di cui già abbiamo dato ampiamente notizia. È con questi tipi di associazioni che già in molte scuole italiane si sono organizzati incontri con gli studenti – in genere senza aver interpellato i genitori – per educare i giovani ad apprezzare e valorizzare la “diversità”, o meglio ancora, per spiegare che la “diversità” non esiste, tout court.
I genitori devono vigliare su quanto accade nelle scuole. Questi deliranti individui sono pericolosi corruttori dei giovani. Usciamo per favore dalla furia conformista di dichiarare che “non siamo omofobi”. Al di là del fatto che la stessa parola “omofobia” è una cretinata, perché non vuol dire niente, proviamo ad accettarla nel significato che le si è voluto dare: omofobo sarebbe colui che ha paura dell’omosessuale, che lo respinge.
Benissimo. Se accettiamo questo significato della parola omofobo, e leggiamo le perle sopra riportate (o, meglio ancora, l’intero articolo), ci sentiamo di dire: siamo omofobi, eccome, e dichiariamo il nostro diritto di difenderci, con ogni mezzo, da chi espone queste pazze idee, e di bloccarlo, con ogni mezzo, prima che le possa mettere in pratica.
Come un gruppo terrorista, la creazione di paura e di cieca isteria sono lo strumento con cui si cercano consensi. L'altro deve essere visto come il nemico, esattamente come i nazisti puntavano il dito contro gli ebrei sostenendo che bisognasse temerli. Ed immancabile giunge l'invito alla difesa, magari con quelle asce che la signora De Mari sostiene debbano essere brandite nel nome di San Giuseppe per sterminare chiunque sia indicato come una possibile minaccia alla razza ariana:
Si tratta di legittima e doverosa difesa. Difesa di noi stessi, dei nostri figli, della stessa civiltà. Fermiamo questi sciagurati prima che sia troppo tardi.
La signora De Mari ci tiene anche ad indicare che qualunque genitore non gradisca i propri figli può presumibilmente rivolgersi ad un suo amico psicologo che ha sposato insieme a lei l'idea di Deotto e che indica il nome del suo studio in calce a un simile articolo (nonostante il codice deontologico vieti simili azioni, ma forse la De Mari insegna che per far soldi con gli integralisti basta inneggiare alla sistematica uccisione degli islamici e spargere odio contro i gay mentre si sostiene che qualcuno voglia censurare "l'opinione" di chi usa il suo titolo accademico per rinnegare la scienza e promuovere l'ignoranza).