Su sprono di Adinolfi, i suoi fan annunciano che uccideranno 20 attivisti gay in onore di don Graziola
Mario Adinolfi è uno di quei personaggi che appare disposto a tutto pur di ottenere un profitto personale o anche solo un qualche minuti di visibilità. Nei suoi comizi ha raccontato chiaramente che lui non ha rispetto per nessuno: difende chi violenta i figli per imporgli la sua religione, disprezza le famiglie altrui nella speranza di potersi appropriarsi dei loro beni e denigra quegli animali che lui considera oggetti da maltrattare per saziare il suo appetito.
Un personaggio simili è disprezzare puro, motivo per cui non c'è da sperare che possa interessargli qualcosa dei gravissimi danni che la sua aspirazione politica e la sua continua propaganda ideologica sta creando al tessuto sociale italiano. Per lui l'importante è tirare la corda sempre di più, in modo da intascarsi il maggior gruzzolo possibile quasi come se la vita altrui non fossero che fiches di quel poker in cui ci si gioca il tutto per tutto senza preoccuparsi troppo delle conseguenze.
Capita così che l'integralista sia tornato a fomentare odio e divisione dalla sua pagina Facebook, pubblicando una notizia di dubbia attendibilità in cui dice che l'Uccr ha sentito dire dall'Ultima Ribattuta che Belpietro avrebbe detto che due persone sono state condannate in merito ad una denuncia sporta dalla Sentinelle in piedi di Rovereto. Una tesi curiosa se si considera che in un esposto firmata da Toni Brandi e da Gianfranco Amato emerge chiaramente come a sporgere denuncia sia stato don Matteo Graziola, un sacerdote che lavora come insegnante di religione a Rovereto, collaboratore di Provita e di Cultura Cattolica che risulta autore de La Voce del Trentino e Libertà e Persona. Tutte realtà che guarda caso non avrebbero parlato di una condanna che Adinolfi presenta per vera senza essere in grado di fornire alcuna fonte se non un sito noto per il suo integralismo e per la sua scarsa attendibilità.
Fatto sta che, indipendentemente dai fatto in sé, pare un vero e proprio incitamento all'odio il suo scrivere:
Finalmente loschi appartenenti alla nota lobby sono stati condannati per le loro violenze ai danni delle Sentinelle. Pene lievi, sei mesi di carcere per aver pestato violentemente più di una persona inerme, sei mesi di galera di cui non faranno neanche un giorno. Per il fantomatico reato di "omofobia" il loro ddl prevede sei anni di carcere, da fare dietro le sbarre, non dimentichiamolo mai.
Un commento intriso del suo solito odio e dalla sua solita violenza, tant'è che basta osservare le reazioni dei suoi proseliti per osservare come il suo solito scopo sia quello di creare inutile contrapposizione, a cui poi aggiunge il suo consueto uso della preghiera come strumento di offesa nell'asserire che lui ha pregato «per la pochezza» dei gay.
Tra i commenti inizia con le minacce di morte e chi scrive: «Per ogni sentinella in piedi selvaggiamente picchiata bisognerebbe appendere come salami dieci attivisti gay. La stessa proporzione usata dai tedeschi per l'attentato di via Rasella. Le sentinelle non si toccano, sono persone pacifiche e serene». Oppure: «Silvana de Mari vi seppellirà».
Una tizia sentenzia: «Questi lgbt sono dei violenti, io l'ho sempre detto. Aveva ragione padre Amorth». Ed è sempre lei ad aggiungere: «Ecco chi sono costoro, dei balordi violenti!» prma di sostener che sia doveroso generalizzare perché «sono tutti disgraziati». A chi prova a farle delle osservazioni, replica: «Ma lei cosa vuol fare? L'avvocato del diavolo? Per me son tutti uguali. Chi milita in favore di certe cose è uno spostato. Poi esistono anche omosessuali bravi ma non tra i militanti».
Si passa così a chi sostiene che i gay siano «iperprotetti» perché «Satana li fa apparentemente vincere». C'è chi dice che l'omofobia non esiste e che i veri discriminati sono coloro che non possono vietare la vita a quei gay che Adinolfi tanto disprezza, così come non manca chi dichiara che gli piacerebbe essere nel Medioevo perché quella gente «sicuro non si facevano malmenare dalle checche, non in questo modo». Ed ancora, c'è chi parla di gay definendoli «zecche» o «frociolesi» e c'è pure chi dichiara il suo apprezzamento per il fascismo. Tra i complottasti c'è chi afferma: «È da qualche anno che penso che i giudici hanno due codici sia civili che penali, i primi per gli italiani che comunque hanno una morale più pesanti, e i secondi molto permissivi e leggeri, per extracomunitari, zingari, e italiani senza morale e con altri precedenti». E ancora: «Due pesi due misure... se sei un violento pervertito te danno un buffetto... se esprimi le tue idee contro le perversioni contro natura te sbattono per anni in galera».
Da prassi, immancabile è anche il capitolo con sui gli adonolfiniani amano auto-assumersi dalle proprie responsabilità riguardo alle conseguenze dell'odio che promuovono. Ripetendo a pappagallo la lezioncina insegnata loro dal maestro Adinolfi, scrivono: «Nelle scuole il bullismo é molto più accentuato nei riguardi di bambini obesi. Nn mi risulta che si siano ammazzati. Prima di commentare a caso informatevi. Il suicidio è determinato ahimè da altre problematiche».
Considerato come Amato e Adinolfi promuovano torture sui minori attraverso quelle fantomatiche "terapie riparative" che sponsorizzano, ci sarebbe da chiedere a queste persone quanti obesi conoscono che vivono nel terrore di essere gettati fuori casa o di essere perseguitati dai propri genitori per ciò che sono. Eppure è nella negazione nella verità che a loro piace sostenere ad oltranza che: «In Svezia, il paese più gay friendly del mondo, il tasso di suicidi tra gli omosessuali è di gran lunga maggiore che tra gli eterosessuali. I suicidi non hanno niente a che vedere con l'omofobia, ma con la condizione stessa degli omosessuali». I ricercatori dello studio da loro citato dicono altro, ma a creare a tavolino quella menzogna troviamo guarda caso proprio il solito Adinolfi. E questo al soli fine di spronare i suoi proseliti a ripetere a pappagallo che «è la stessa condizione omosessuale che spinge al suicidio, non l'omofobia». Tanto al massimo sarà qualche adolescente a rimetterci la pelle mentre Adinolfi avrà intascato tanti bei soldini vendendo la sua pelle.
È dunque incoraggiando una guerra sociale a chi teme che i suoi privilegi verranno intaccati dalla vita altrui e tra chi rivendica pari dignità il mercato con cui il leader integralista sta giocando a fare il politico per ricorrere il suo decennale sogno di una poltrona a spese della collettività. E questo senza alcun rispetto verso quelle figlie che lui dice di voler "difendere" anche se poi è questo schifo che sta lasciando loro in eredità.
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