Un premio alla memoria di tre vittime della mafia consegnato al collaboratore di Adinolfi che va in giro a dire che i gay sono «esseri immondi»


Ancora una volta pare che il nome di tre persone uccise dalle mafie patria sia stato infangato da chi stupra la loro memoria per promuovere l'odio. Il premio internazionale all'impegno sociale in memoria della professoressa Antonietta Labisi, del sovraintendete capo Gennaro Autore e del Carabiniere Savatore Raiti dovrebbe essere assegnato «a coloro che si battono, con sacrificio e rischio personale, per un impegno sociale improntato ai valori della vita, della giustizia, della verità e della fede, in difesa della legalità, del rispetto delle regole, della divulgazione di un’informazione libera e corretta». Ma a farci comprendere come quelle premesse siano state disattese è la vergogna che ha visto l'imbonitore Gianfranco Amato insignito di quel premio in virtù delle sue conferenze di disinformazione improntate alla creazione di odio contro le minoranze (e a beneficio della sua ambizione politica).
Ma la vergogna non si è conclusa qui, dato che quel premio è stato assegnato anche anche al giornalista Gianluca Martone «perché alla luce di un martirio in nome della giustizia, si operi sempre nel timore di Dio, nel rispetto dell’uomo, con amore, dignità, solidarietà, scrupolo e serietà per un reale impegno sociale che affermi Valori e Ideali limpidissimi, affinché davanti a Dio Padre possiamo un giorno dire "abbiamo amato la giustizia e difeso il giusto, l’indifeso e il povero, cercato la pace, amato tutti, reso migliore il mondo di come l’abbiamo trovato"».
Ebbene, Gianluca Martone è un fan di Amato ed è insieme a lui che è salito a ritirare un premio in onore di tre vittime della mafia. Dalla sua pagina Facebook si presenta come un pubblicano che ostata il suo stare inginocchiato a pregare, risulta membro del gruppo violento "Ora et labora" che si contraddistingue per i suoi picchetti dinnanzi agli ospedali in modo da impedire che le donne possano abortire secondo legge, si dichiara fan di Salvini e gran sostenitore di chi vuole strappare i figli dei gay ai loro genitori per sbatterli in un qualche orfanotrofio. Ma è sulla pagina di Gianfranco Amato che l'uomo ha dato il peggio di sé lanciandosi in epiteti intollerabili contro i gay, da lui definiti «esseri immondi».
Sembra follia, ma tutto ciò diviene ordinaria violenza quando dai siti integralisti si viene informati sul fatto che Gianluca Martone «attualmente scrive per il quotidiano La Croce». Insomma, lavora per Adinolfi e per Amato in una propaganda ideologica a danno della società attraverso mera disinformazione e vergognosa discriminazione. Eppure questa vergogna ci ricorda come si viva in un Paese dove la memoria delle vittime delle mafie venga usata per promuovere quelle nuove mafie basate su chi pretende di avere maggiori diritti solo perché va nelle piazze a strillare quanto si senta "migliore" del prossimo.
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