Il Giornale inaugura lo sciacallaggio basato sull'articolo anti-unioni civili pubblicato da Repubblica
Mentre l'autrice dell'articolo contro la legge sulle unioni civili apparso ieri su Repubblica si giustifica dicendo che sono i lettori a non aver capito il vero senso del suo testo, è Il Giornale ad inaugurare il filone di sciacallaggi che apparivano inevitabili dinnanzi alle semplificazioni espresse in quel testo. In fondo se Repubblica dice che i diritti non servono se a beneficiarne non è la maggioranza della cittadinanza, allora la Manif poiut tous ha tutto il diritto di sostenere che la discriminazione delle minoranze sia doverosa e che loro abbiano tutto il diritto di pretendere che la loro reversibilità sia pagata da persone a cui loro hanno sottratto il medesimo diritto.
Un pensiero che sicuramente può essere apprezzato da quei lettori che ambiscono a poter giocare a fare i pistoleri nelle loro case e che non rabbrividiscono dinnanzi ad articoli che indicano i suicidi come un oggetto di degrado all'arredo urbano. Ed è dunque in quel clima che l'articolo firmato da Giannino Della Frattina sentenzia tronfio:
Ecco. «Solo 2.800 sì a un anno dalla legge. Niente corsa alle nozze gay, flop al Sud». E se a dirlo è il servizio in prima pagina dell'iper politcally correct «Repubblica», c'è da crederci. La conferma di una battaglia poco più che ideologica che ha sottratto tempo ed energie a politici e amministratori, come conferma l'eloquente tabella pubblicata dal quotidiano.
Ovviamente non importa se diano state le frange legate al Giornale a fare di tutto pur di allungare i tempi della discussione, così come non importa se le presunte priorità del quotidiano belusconiano sia quello di garantire impunità a chi spara alle spalle di un ladro in fuga. I gay sono gente malvagia che sottrae tempo agli interessi della nuova "razza ariana" e Repubblica lo confermerebbe.
Ma non solo. Dopo aver sostenuto che la bontà di una legge si misura esclusuvamente sulla base di quante persone se ne avvalgono, immancabile è anche il tirare in ballo quella genitorialità che Il Giornale sostiene debba essere prerogativa di chi fa sesso con delle donne. Dice l'autore dell'articolo:
Almeno 10mila erano invece le coppie previste dall'Arcigay per il primo anno, forse perché spiega a Repubblica.it Marilena Grassadonia, presidente Famiglie Arcobaleno, «chi sperava con questa legge di tutelare i propri bambini, con lo stralcio della stepchild adotion si è sentito defraudato». Certo, come più volte scritto dal Giornale, il re è finalmente nudo. Perché questa è ancora una volta la dimostrazione che lo scopo di chi chiede i matrimoni omosessuali non è l'unione di coppie già di fatto unite e a cui nessuno si sogna di togliere il benché minimo diritto, ma semplicemente di ottenere l'adozione dei bambini. Solo un primo passo per scardinare la famiglia tradizionale, fortunatamente tutelata dalla Costituzione. Almeno per adesso.
Naturalmente qui siamo al falso. Non solo la Costituzione non indica mai il sesso dei coniugi, ma evidente è che quei diritti che l'autore sostiene sarebbero già esistiti di fatto non c'erano. Lo conferma l'organizzazione politica e fortemente anti-gay Provita Onlus quando il suo presidente invitava a non approvare la legge in modo da permettere agli etero di impugnare l'eredità dei gay e di potersi impossessare dei loro soldi. E lo conferma Forza Italia quando esigeva di impedire la reversibilità a chiunque non desse prova di avere erezioni nel guardare le prostitute che popolavano le "cene eleganti" nella villa del loro presidente.
Quello a cui assistiamo è un clima da guerriglia in cui bastano le illazioni di un Filippo Roma o un articolo mal scritto da repubblica perché la dignità e la vita di un'intero gruppo sociale venga rimesso in discussione da chi ha immolato la propria vita ad un'ideologia basata sul ritenersi migliore e più meritevole di diritti civili sulla base di un presunto diritto di nascita.