Adinolfi è convinto che il flop degli 8.759 voti da lui racimolati lo rendano il "quarto polo" della politica italiana
Che Adinolfi avesse dei seri problemi con la matematica lo si è iniziato a capire quando spergiurò che al "family day" ci fossero due milioni di persone. Lo ha riconfermato quando coniò il suo motto basato sul sostenere che l'unica vera famiglia meritevole di diritti civili fosse quella formata da un uomo e una donna, anche se forse non ha notato che la sua famiglia è composta da un uomo e due donne. Il bello è che, ad oggi, la Chiesa riconosce una donna come sua moglie mentre lo stato ne riconosce un'altra mentre lui dorme in quella che non dovrebbe essere ritenuta tale secondo i medesimi dogmi che lui ama usare contro gli altri.
Ma questa volta Adinolfi si è superato nell'ingenerarsi in assurdi calcoli matematici che potessero mascherare il suo colossale flop alle elezioni. Non certo nuovo alla capacità di rigirare le frittate per trarmne profitto o per piagnucolare in cerca di vittimismo elettorale, l'integralistaha scritto un post cui afferma che il «Popolo della famiglia» sarebbe ormai il «quarto polo» della politica italiana, dopo centrosinistra, centrodestra e 5 stelle. Dice pure che «la media nazionale di queste amministrative è proprio immediatamente a ridosso del 3%». Ma ovviamente non è così.
A smascherare l'inganno è un articolo de L'Espresso che, numeri alla mano, si domanda se per poter essere considerato "quarto polo" siano solo 8.759 voti ottenuti in 14 comuni. Per accorgersene basta scorrere la lista delle percentuali suggerita da Adinofli stesso:
Pietro Marcazzan a Goito ha ottenuto il 14.86%, ma in realtà è una lista piazzatesi terza su tre con un totale di soli totale 711 voti; l'ultra-omofobo Mirko De Carli a Riolo ha una percentuale del 14.38% a fronte di una lista piazzatesi terza su tre con soli 355 voti.
Riguardo ad Emanuele Locci e la sua candidatura ad Alessandria, Adinolfi pubblica la percentuale del 7.03%, ma in realtà il suo partito ha preso solo lo 0,84% (323 voti) mentre quel 7% si riferisce alla somma di tre civiche. Mirco Ghirlanda a Zevio ha preso lo 4.75%, arrivando quinto su cinque con un totale 337 voti; Gianfranco Zecchinato Gallo a Teolo lo 3.66% arrivando quinto su cinque con in totale 165 voti. Filippo Grigolini a Verona ha preso il 3.36% e probabilmente è l'unico buon risultato ottenuto dal patito omofobo con 3.723 voti). Lorenzo Damiano a Conegliano ha preso lo 2.97% per un totale di soli 396 voti; Luca Grossi a Crema: lo 2.93% piazzandosi quinto su cinque con soli 379 voti; Alberto Cerutti a Borgomanero lo 2.77% arricando sesta su sei con 259 voti; Maurizio Schininà a Savigliano ha preso lo 2.22%, arrivata quinto su cinque con soli 199 voti.
Anche riguardo a Luigi Sposato a Padova i conti non tornano con Adinolfi che comunica la percentuale dell'1.56% a fronte di un reale 0,27% e 245 voti. Pessimi i risultati di Manuela Ponti a Monza, con un 1.26% che l'ha piazzata settima su sette con 579 voti nonostante la visibilità ricercata con le polemiche su chi ha osato contestare il comizio omofobo al Teatro Manzoni di Povia ed Amato sostenuto da Forza Nuova. Lucianella Presta a Grugliasco ha preso l'1.11%, arrivando ottava su otto con soli 176 voti; Stefano Arrighi a Genova ha preso lo 0.39% piazzandosi nona su nove con 912 voti
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