Gli hater omofobi accorciano l'aspettativa di vita dei gay. Perché la polizia postale non interviene?


Possiamo anche raccontarci delle bugie e dire che non ce ne frega nulla degli insulti gratuiti e quotidiani che l'integralismo cattolico scaglia quotidianamente contro di noi. Possiamo anche dire che non ci interessa se il loro odio attacca l'intimità delle nostre vite, i nostri affetti, le nostre stesse esistenze. Possiamo anche dirlo... ma non è vero! È un dato di fatto che quello sia un processo logorante ed estenuante che giorno dopo giorno lascia le sue cicatrici.
Sappiamo a priori che non potremo aprire un social network senza essere vittime di insulti gratuiti, diffamazioni oscene o gravi violenze verbali perpetrate da gruppi d'odio organizzati. Lo sappiamo e faremo finta di nulla quando troveremo quelle inaccettabili frasi scritte nero su bianco, ma l'inumana violenza e lo schifo generato da alcuni esseri lasceranno il segno. Lo dice la scienza: i gay muoiono prima perché logorati da quella inaccettabile ferocia.
Considerato però come paghiamo le tasse ed appurato che che non è giusto che la nostra vita debba durare meno del dovuto solo perché Adinolfi ha trovato il modo di arricchirsi con un commercio dell'odio, la domanda che risuona è sempre e solo quella: perché mai la polizia postale non interviene? Perché mai nessuno fa rispettare la legge mentre nomi sin troppo noti ci stanno uccidendo giorno dopo giorno?

Facciamo un esempio. In quale infernale girone dantesco un uomo può essere costretto a non poter aprire Twitter senza incappare in un messaggio d'odio a firma del partito di Adinolfi come questo:



In poche righe il miliziano adonolfiniano si è lanciato in una lunga serie di inaccettabile asserzioni. Sostiene che i gay non siano gay ma siano una "lobby gay" così come Marco Giuerra (portavoce della Manif pour tous ed articolista omofobo del quotidiano di Belpietro) gli ha insegnato a dire nella certezza che in quel modo riuscirà ad essere il più offensivo possibile. Ed è sempre a titolo gratuito che l'estremista lascia intendere anche che i gay sarebbero tutti dei pedofili, ennesimo insulto inaccettabile che nega la realtà di come i veri pedofili fossero comodamente seduti dietro a Maroni proprio durante il comizio del loro capo.
E che dire di come si sostenga pubblicamente che il Ministero della pubblica istruzione farebbe "propaganda pedopornografica" delle scuole? Un'accusa simile andrebbe quantomeno motivata e non certo buttata lì solo perché Adinolfi ha detto ai suoi seguaci che devono odiare la Fedeli in virtù di come lui avrebbe preferito un ministro leghista che potesse introdurre l'ora di indottrinamento omofobico nelle scuole.

In uno stato civile, un messaggio del genere non sarebbe mai stato tollerato. E dunque perché in Italia la polizia postale non va a citofonare a questo hater per chiedere contro di ciò che scrive? E sia chiaro che nessuno chiede giustizia sommaria, ma solo legalità, dato che i casi sono solo due: o l'autore riesce a dimostrare tutto ciò che ha asserito, oppure il suo messaggio è da intendersi come un'oggettiva e grave forma di diffamazione, peraltro aggravata dalla implicita promozione all'odio contro uno specifico gruppo sociale (una forma di violenza che la nostra Costituzione post-fascista considera molto grave).
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