I vincitori 32° Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions
Le giurie del Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions hanno assegnato i premi della 23esima edizione del festival.
Il concorso internazionale lungometraggi è stato vinto dal film "The Wound "di John Trengove (Sudafrica/Germania/Paesi Bassi/Francia, 2016, 88’) perché ritenuto «un'opera prima su un soggetto inusuale, che ci porta a scoprire tradizioni ancestrali in una società patriarcale e il loro modo di condizionare le vite, in particolare quelle delle persone omosessuali. Siamo stati commossi dalla storia potente e dalla volontà del regista di documentare questa realtà».
Una menzione speciale è stata assegnata anche al film "Women Who Kill" di Ingrid Jungermann (Stati Uniti, 2016, 92’) per «la sua originalità e in particolare per lo humor».
Il concorso internazionale documentari ha visto la vittoria di "Ri Chang Dui Hua" (Small Talk) di Hui-chen Huang (Taiwan, 2016, 88’) grazie alla sua «capacità di coniugare un percorso a ritroso nei silenzi di un legame tra madre e figlia, di ricerca della propria identità, con uno stile essenziale ma puntuale. Per una costruzione drammaturgica in cui l’indagine di una vita diventa gradualmente un disvelamento della propria. Perché la camera non solo guarda e racconta ma è, allo stesso tempo, capace di curare le ferite».
La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a "Mr Gay Syria" di Ayse Toprak (Francia/Germania/Turchia, 2017, 84’) per «il coraggio e la forza con cui la regista ha dato visibilità a una storia di rifugiato tra i rifugiati, con l’auspicio che il film non debba vivere nascosto, restare nell’ombra, come il suo protagonista».
Il concorso internazionale iconoclasta ha visto l'assegnazione del premio per il miglior film a "Mephobia" di Mika Gustafson (Svezia, 2017, 24’), mentre il concorso internazionale cortometraggiha premiato "Millimeterle" di Pascal Reinmann (Svizzera, 2016, 16’) per «la capacità di raccontare, nel buio confuso di una piscina, i tormenti dell’adolescenza, ancora insicura della propria sessualità e alla scoperta del proprio corpo, ma capace di crudeli meccanismi di difesa e sfida».
La giuria ha assegnato una menzione speciale, in partnership con il Divine Queer Film Festival, anche al film "Princess" di Karsten Dahlem (Germania, 2017, 30’) poiché «rappresenta il valore dell’incontro, la forza della cura e l’orgoglio di essere. Questo film rappresenta una visione Queer caratterizzata da molteplici e fluide sfaccettature. Divine Queer Film Festival ha espresso questa scelta per il risvolto positivo della storia narrata».
Il Premio Stajanoè stato assegnato a "Meu corpo é politico" di Alice Riff (Brasile, 2017, 71’) poiché il film «ripropone la possibilità di essere quello che si vuole essere e per il potere politico che questo ancora oggi rappresenta. Giò Stajano ha vissuto la sua intera esistenza tenendo sempre ben presente il potere della libertà di essere sempre se stessa; come uomo gay prima e come donna transessuale poi».