Mercogliano si pone come l'avanguardia di Pillon e Gandolfini all'interno di Fratelli d'Italia. Su Facebook l'ira di Adinolfi
Dopo l'addio al partito di Mario Adinolfi, Luigi Mercogliano risulta ormai piazzatosi a pieno titolo nella corte di Giorgia Meloni, rappresentando l'avanguardia napoletana di Pillon e Gandolfini all'interno di Fratelli d'Italia.
Ad esempio è dinnanzi ad una semplice udienza preliminare che lo troviamo pronto a portarsi avanti nel prevedere una certa condanna per diffamazione a carico di quel Simmone Pillon che durante alcuni comizi pubblici ha accusato Omphalos Perugia di distribuire materiale pornografico nelle scuole e e di offrire la propria sede per “pratiche di iniziazione” di giovani che vogliono sperimentare l’omosessualità. Ed è senza citare i fatto che lo troviamo pronto a scrivere:
Sono convintamente e coraggiosamente accanto all'amico e gladiatore della verità Simone Pillon che oggi, unico tra i milioni di combattenti del Family day, sta rischiando in prima persona per tutti noi per affermare null'altro che la verità. Sappi Simone che io sono orgogliosamente al tuo fianco e sono disposto - e lo affermo pubblicamente lasciando traccia a futura memoria - ad essere lapidato insieme a te. "Ci alzeremo in piedi ogni volta che...".
Una conferma dei giochi politici in atto giungerebbe anche da un Mario Adinolfi che pare assai poco propenso a gradire che qualcun altro possa cercare di trarre profitto politico dalla promozione dell'omofobia. Ed è così che sulla pagina della loro rappresentante di Gioia del Colle, Cinzia Gioia, viene riproposto un suo commento in cui si attacca apertamente Marcogliano, Gandolfini e Meloni in occasione della conferenza omofoba di Fratelli d'Italia tenutasi a Todi alla presenza di Mercogliano e Gandolfini:
Con il "bacia piede" alla Giorgia Meloni, da parte del "Comitato difendiamo i nostri figli" di Gandolfini e della associazione "Noi per la famiglia" di Mercogliano, mi sembrano cadute le maschere!
Io non ho mai sopportato nessuna maschera, nemmeno a carnevale!
"Le coalizioni non fanno nulla a favore della famiglia, c'è sempre qualcuno che mette un veto. Per fare qualcosa davvero bisogna prendere i voti fuori dalle coalizioni e poi eventualmente vincolarle con un patto di programma coercitivo. E' l'Abc della politica, se ti presenti già in coalizione non fai nulla e infatti vent'anni di coalizione berlusconiana per la famiglia nulla ha fatto, pur con la Meloni a lungo ministro. Bisogna scrivere uno schema tutto nuovo. Il Popolo della Famiglia ne è l'esempio e ne può essere il fulcro. Leggete i numeri, battiamo Fratelli d'Italia dove ci siamo sfidati. Noi a mani nude, loro con soldi e potere. Come mai?
Evidente è l'ossessivo uso del termine "famiglia" come termine ideologico volto a sostenere l'introduzione di regole e distinguo che possano codificarla al fine di garantire l'esclusione sociale di chiunque risulti sgradito alle lobby integraliste (ossia a quei gruppi che citano Dio per rendere orfani dei bambini mentre accettano che Adinolfi possa avere due moglie nonostante i suoi stessi dogmi lo vietino espressamente... un po' come quegli integralisti islamici che pretendono il velo per le donne mentre loro se la spassano su yacht pieni zeppi di ragazze seminude). Ma evidente è anche la ferocia con cui Adinolfi paia non gradire che il commercio dell'omofobia non sia universalmente ritenuto come una sua esclusiva, ancor più dopo i pessimi risultati ottenuti dal suo partito alle amministrative (dove si è classificato ultimo nella quasi totalità dei casi).
La ferita pare evidente se si osserva come Mario Adinolfi non si sia trattenuto dal tornare più volte sull'argomento con attacchi frontale diretti a Giorgia Meloni. Accusa il suo partito di proporre che «le nostre figlie possano fare le prostitute con la Partita Iva» e lamenta come «ha votato a favore del divorzio breve». Ostentando poi l'omofobia come il cardine fondante della sua azione politica, chiede poi che Fratelli d'Italia «si distacchi da una coalizione contraddittoria dove Forza Italia manda Renata Polverini il 10 giugno a sfilare al Gay Pride e dà libertà di coscienza sulla legge sull'eutanasia, mentre in Umbria si astiene sulla legge sul gender nelle scuole. Giorgia lasci andare per la sua strada Matteo Salvini e la sua proposta di legalizzazione della prostituzione, la sua simbolica amicizia con il trans turco Efe Bal che ci insulta in ogni occasione e che la Lega voleva candidare a Milano. Abbandoni il Salvini con cui insieme, due anni fa, candidarono e votarono alla presidenza della Repubblica il buon Vittorio Feltri, iscritto e sostenitore Arcigay oltre che noto paladino dell'eutanasia. Lasci la Lega con cui, a Conegliano, hanno votato una delibera per la diffusione dell'ideologia gender nelle scuole mentre governavano il Comune».
Insomma, il leader integralista pare imperterrito nel suo voler far leva su termini che esistono solo nella mente dell'integralismo cattolico, mostrandosi capace di bassezze indegne come il suo sostenere che Vittorio Feltri debba essere ritenuto troppo gay-friendly. Sarà anche che lui organizza convegni di promozione all'odio insieme a personaggi che si radunano nei cimiteri a fare il saluto romano in onore di chi i gay li mandava al confine o li ammazzava nei capi di sterminio, ma qui si cade nel patetico.
Persino in un successivo messaggio volto a cavalcare politicamente un attacco cardiaco che ha colto Mirko De Carli, Adinolfi proprio non ce la fa a non parlare di Mercogliano e, senza citarlo, ironizza su di lui parlando del «fesso che si va a vendere a fratelli d'Italia fondando l'associazione Tengo Famiglia». L'allusione non è soltanto al fatto che Mercogliano sia confluito tra le fila di Fratelli d'Italia, ma anche al fatto che abbia fondando l'associazione "Noi per la Famiglia" che rischia di strappare consensi a lui e al suo patito (anche in virtù di un simbolo che strumentalizza in ugual modo l'immagine di una famiglia simile a quelle che vengono riprodotte sulle bandiere di gruppi omofobi come quella Manif pout tous che pare più dalla parte di Gandolfini che della sua).
A corredo di tutto ciò, Adinolfi non si atiene neppure dal sostenere le vittime delle sue efferate aggressioni dovrebbero starsene in silenzio dato che lui è stufo di persone che osano controbattere ai suoi attacchi. Ed è così che l'integralista ha la faccia tosta di scrivere:
Tra campagna elettorale, lavoro quotidiano nelle 21 trasmissioni della Pdf Tv, confezione giornaliera del numero de La Croce, incontri in piazze e teatri, concerti con Povia, siamo tutti arrivati al limite delle nostre forze fisiche. Anche perché non c'è incontro che non provochi una polemica infinita, un articolo infame di Gayburg, una presa di posizione dell'associazione Lgbt TaldeiTali che contesta il diritto del Pdf di essere presente con una propria iniziativa in quella città, il vescovo che storce il naso, il Dnf che ti sparla alle spalle, l'Ordine professionale che ti deferisce e poi cause civili, cause penali».
Insomma, non se ne può più delle leggi antifasciste e di chi parla di deontologia professionale, così come non se ne può più neppure di integralisti che non lo riconoscono qual loro padrone e signore. Poveretto, come potrà far soldi se c'è chi gli rompe le scatole mentre lui cerca di fatturare sulla promozione di fantomatiche "terapie riparative" che potrebbero portare al suicidio un qualche adolescente gay? E che dire di come la Meloni potrebbe portargli via il suo giocattolino mentre lui non è ancora riuscito ad accaparrarsi quella poltrona che da anni sta ossessivamente cercando di accaparrarsi, sin da quando girava l'Italia in camper per promuovere quello stesso Renzi che oggi demonizza nella speranza di poter far breccia nel cuore dei neofascisti.