Ora che il terrorista è europeo ed islamofobo, è cortocircuito fra gli sciacalli della xenofobia


«Ucciderò tutti i musulmani». Sono queste le parole urlate dal terrorista che si è scagliato a tutta velocità con il suo furgone contro la folla di musulmani che era radunata all'esterno dal Muslim Welfare House, un centro sociale islamico che si trova a Seven Sisters Road, a Londra.
Questa volta l'attentatore è un europeo, bianco e islamofobo. Un attentatore che non ha sollevato le solite frasi di circostanza che Salvini è solito scrivere a tempo di record su Twitter. È un attentatore che non rientra nei canoni di quei fondamentalisti che nel terrorismo vedono una scusa per poter inneggiare ad una vera e propria guerra di religione. Questa volta è un bianco ad aver compiuto la violenza esattamente come la De Mari invita aveva invitato a fare nel corso del programma xenofobo di Belpietro. Chissà, forse è pure cristiano l'uomo che ha fatto proprio quel messaggio di odio sino ad essere pronto a compiere un gesto di tale gravita.
E se di solito assistiamo al teatrino dei politici che esigono una presa di distanze da parte del mondo islamico, ci sarebbe da domandarsi se questa volta saranno le chiese cristiane a doversi dissociare per rispetto a chi crede in un altro dio o se tutto finirà con un imbarazzante silenzio di chi non vuole accettare che il problema non è tanto la religione quanto l'integralismo in sé, che si tratti di un miliziano dell'Isis o di un Adinolfi che invita i genitori a torturare psicologicamente i figli gay.
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