Per la Miriano ogni forma d'odio è "libertà di espressione". Quindi fu tale anche l'olocausto?

Essere "cattolici" significherebbe non dover tener conto della deontologia professionale o delle regole civili se si delinque citando la Bibbia. È quanto sostiene Costanza Miriano in un post pubblicato su Facebook, nel quale l'integralista si lancia anche nel sostenere che un prete debba poter vantare il suo abito talare come un qualcosa che gli possa garantire un trattamento diverso da quello che la legge riserva a chiunque altro. Scrive:

Se già senza legge Scalfarotto un'emittente cattolica come Radio Maria non può citare l'Apocalisse, non oso immaginare cosa sarebbe della libertà di espressione se la legge bavaglio venisse approvata.
(Mi riferisco alla sospensione dall'Ordine di padre Livio Fanzaga).

Fermo restando che la signora Miriano gode da decenni di quella legge Reale-Mancino che lei esige non possa tutelare le vittime della sua efferata persecuzione (anche se poi non parla di "legge bavaglio" quando è lei a beneficiarne), il suo discorso ci dovrebbe portare a sostenere che ogni forma di odio giustificato nel nome di Dio sia da intendersi come un diritto inviolabile.
Quindi un miliziano dell'Isis che cita il Corano prima di lanciare un gay dal tetto dovrebbe avere pieno diritto di poter ammazzare quella persona dato che ha citato un passo decontestualizzato di un libro sacro? E magari potremmo anche sentirci legittimati a chiedere una lapidazione a morte della seconda moglie di Adinolfi dato che la Bibbia sostiene che sia quella la giusta punizione per la donna adultera chi va a letto con un uomo che risulta già sposato con un'altra donna dinnanzi a Dio?. Ovviamente il riferimento alla seconda moglie è solo perché i testi dell'epoca erano impregnati di misoginia e quindi era la donna a dover pagare per le azioni dell'uomo (motivo per cui la Chiesa prevedeva condanne morali contro la donna stuprata ma non contro lo stupratore). E che dire dire quel Gandolfini che vende come una "libertà di espressione" l'organizzazione di un tour transofobico nel Paese europeo che, dopo la Turchia, detiene il record di omicidi di personale transessuali?

Ma davvero dovremmo sentirci legittimati a sostenere tutto ciò? È davvero libertà di espressione il sentiri libero di ricorrere ad insulti e frasi diffamatorie contro chi la pensa diversamente da sé? È libertà di espressione il godersi la propria famiglia mentre si cerca di creare danni materiali alle famiglie altrui?
Se tutto fosse libertà di espressione, allora lo sarebbe anche il sostenere che non si sia nulla di male nel dire che la Miriano è una meretrice (termine che padre Livio usò contro la Cirinnà) se poi ci si nasonde dietro alla scusa che quel termine era presente nella Bibbia? Sarebbe libertà di espressione il promuovere torture psicologiche sui minori solo perché qualche omofobo è divorato dai pregiudizi? Quei bambini rischiano di morire a causa loro... e la morte non è un gioco né una lecita "opinione" di chi ne è responsabile!
Un conto è che lei si diverta a giocare a fare la "donna sottomessa" o che provi piacere nel mentire a sé stessa quando va in giro a dire che lei sarebbe "cristiana", un altro è che lei voglia propinare come una sua lecita "libertà" ciò che crea danno e morte nelle vite altrui. Oppure anche quella dei nazisti era una lecita liberà di espressione ed è stato un male che qualcuno non abbia permesso ad Hitler di poterla esprimerla al meglio con i suoi campi di sterminio?


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