Fratelli d'Italia e la sua crociata in difesa delle offese gratuite come strumento politico

Ancora una volta è Il secolo d'Italia, organo ufficiale di Fratelli d'Italia, a lanciarsi in una strenua difesa dell'insulto come strumento politico che possa sopperire all'assenza di argomentazione. Se non sei d'accorso con qualcuno, lo insulti e ti fai bello dinnanzi a chi si diverte a vedere dei politici che danno del «mezz'uomo» o dell'«eunuco» agli avversari.
Lo dicono senza mezzi termini, spingendosi nel tragicomiche dinnanzi ad un articolo capace di esordire con farsi da propaganda del ventennio che parlano di «censori del politicamente corretto, la Santa Inquisizione anti-goliardia, i paladini della differenza a tutti i costi adesso hanno un nuovo bersaglio: è il sindaco di Caivano, in provincia di Napoli, Simone Monopoli, accusato di post non ortodossi».
A scrivere tutto questo è la stessa gente che si strappò le vesti e che chiese punizioni esemplari contro chi ironizzò dinnanzi alla loro Giorgia Maloni che annunciò di essere single ed incinta ad un evento integralista in cui si promuoveva la famiglia tradizionale basata sul matrimonio come elemento ritenuto necessario alla procreazione da parte dei relatori sul palco.

L'accusa che viene da loro bollata come «goliardia» non pare da poco, dato che Arcigay Napoli osserva come:

Accogliamo con ferma riprovazione le segnalazioni giunteci da alcuni cittadini di Caivano sempre più infastiditi e offesi dalle espressioni razziste e violente del loro sindaco, Simone Monopoli, che, nei suoi post sui social, denigra gli avversari politici facendo ricorso al più becero dei repertori linguistici omotransfobici. Efebi, eunuchi, ermafroditi, non uomini: ecco cosa sono per Monopoli tutti coloro che osano contestare e criticare l’operato della sua amministrazione. Offese che, come risulta palese anche dall’osservazione degli screenshot inviatici dai cittadini caivanesi, sono spesso accompagnate da immagini dichiaratamente fasciste.
Indignati e disgustati dalle gravissime espressioni discriminatorie, sessiste e antidemocratiche del sindaco di Caivano, chiediamo alle Istituzioni democratiche elette, al Consiglio Comunale, di restituire dignità alla propria cittadinanza; supporteremo per questo, come richiesto da alcuni cittadini e da alcune associazioni sul territorio, un’iniziativa pubblica contro l’omotransfobia a Caivano da fare nelle prossime settimane. Stiamo valutando, infine, l’ipotesi di ricorrere, insieme a cittadini di Caivano, alle autorità competenti, Magistratura e Prefetto, affinchévigilino sull’operato di questo sindaco: a nostro avviso la sua grave condotta discriminatoria potrebbe avere ripercussioni serie, financo lo scioglimento della Giunta Comunale della città di Caivano con relativa e opportuna rimozione del primo cittadino.

Ritenendo che non ci sua nulla di male ad inneggiare a Mussolini, la replica agli insulti è una nuova presa in giro da parte dell'organo politico di estrema desta. Scrivono:

Maiuscole a parte, è chiaro che la popolazione di Caivano sta col primo cittadino, che si limita a rintuzzare le critiche strumentali provenienti da una parte politica che non si sa dare pace per la sconfitta alle elezioni. Parte politica supportata a quanto pare anche da associazioni che dovrebbero essere al di sopra delle parti, ma che troppo spesso cpsì non è. Per la cronaca, la definizione “eunuchi” non ha carattere sessista o omofobico, ma è da sempre (da circa duemila anni) utilizzata per indicare qualcuno di carattere indeciso, non determinato.

Se bisognerebbe portare prove riguardo al fatto che la maggior parte popolazione appoggi la pubblicazione di immagini dichiaratamente fasciste,bisognerebbe osservare anche che l'apologia del fascismo non è certo stata abolita. E patetico appare anche il tentativo di salire in cattedra per ridefinire il senso delle parole.

Ma ormai siano a questo, ad una destra che vede nell'insulto e nella diffamazione tutto ciò che deve essere ritenuto lecito ad ottenere consensi dinnanzi a chi forse si vergogna ad abbassarsi al loro livello. È quanto conferma anche Gandolfini con il suo comunicato stampa che etichetta come «vessazioni» le denunce per diffamazione sporte contro chi ricorre alla menzogna e alla violenza come strumento di promozione dell'omofobia. Ed è così che Gandolfini pare confondere i carnefici con le vittime nel tessere le lodi a quel Simone Pillon che ha spergiurato pubblicamente che un'associazione distribuisse material pornografico nelle scuole mentre nella sua sede «induceva all'omosessualità» dei minorenni, di quel padre Livio che ha violentemente insultato Monica Cirinnà solo perché aveva opinioni a lui sgradite o quella Silvana De Mari che classica i gay come persone malate e prive di sessualità.
Ma se qualcuno dovesse osare esprimere incautamente e liberamente che cosa pensa di Gandolfini o di quello stato che ha affidato nelle sue mani dei bambini in adozione, ovviamente lì si griderebbe allo scandalo e alla necessità di sporgere denunce penali.


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