I figli dei gay crescono peggio? L'intera ricerca scientifica dice di no
L'offensiva vaticana contro le famiglie gay ha incluso la pubblicazione di un articolo apparso sull'Osservatore Romano in cui l'organo ufficiale della Santa Sede si è lanciato nel sostenere i figli dei gay siano «più fragili» di quelli che crescono con genitori eterosessuali. Se l'articolo ha dovuto ammettere tra le righe che il problema principale sia la derisione e il bullismo subito da parte dei coetanei, a far storcere il naso è come si sia scelto di attingere ad un'unica opinione senza preoccuparsi di valutare cosa dica a tal proposito la ricerca scientifica esistente sul tema.
A tentare di fare chiarezza è un articolo pubblicato da Pontilex, il qual osserva come la Columbia University abbia analizzato tutte le ricerche scientifiche effettuate sull'omogenitorialità al fine di osservare quali siano le tesi condivise. Ne è emerso che nessuno è mai riuscito a dimostrare che i figli di genitori gay e lesbiche abbiano problemi specifici. Su 79 ricerche totali di cui solo 75 ritenute attendibili, ben 75 asseriscono che lo sviluppo psicofisico dei figli di gay e lesbiche è tale e quale a quello dei bambini cresciuti con genitori eterosessuali. Le sole quattro ricerche che tentano di dimostrare il contrario vengono contestate per la scelta di campioni che non soddisfano criteri scientifici affidabili (ad esempio paragonando bambini che hanno vissuto il divorzio dei genitori a chi è cresciuto in una famiglia stabile).
Non stupisce neppure come le quattro ricerche che non risultano non soddisfare i criteri scientifici siano proprio quelle che vengono ossessivamente citate dai leader dell'omofobia organizzata: Sarantakos (del 1996), Regnerus (del 2012), Allen (del 2013) e quella del prete Sullins (del 2015).
I figli dei gay sono dunque «più fragili» degli altri? La scienza dice di no, checché ne dica il Vaticano.