Il partito di Mario Adinolfi diffonde immagine false per creare odio contro i gay


Daniele Ridolfi (nella foto) è un esponente del circolo "Charlie Gard" del Popolo della Famiglia di Rimini, nonché uno degli organizzatori della vergognosa processione di preghiera contro i gay condannata dalla stessa diocesi. Basta sfogliare la sua pagina Facebook per poter facilmente constatare come la sua vita sia appaia immolata alla promozione dell'odio contro i gay. E se Adinolfi gli ha insegnato che qualunque forma di odio può essere giustificata tirando in ballo un diritto di opinione che loro sostengono includerebbe anche un presunto diritto alla discriminazione, difficile è che tale tesi possa giustificare veri e propri spergiuri. Pubblicando una fotografia (probabilmente un fotomontaggio) che mostra un uomo con una bandierina arcobaleno infilata nel deretano, afferma:

Quello con la bandierina che gli esce dalle chiappe non è, come sembrerebbe, soltanto uno svitato.
No, è addirittura un "pezzo grosso" all'interno della Direzione Nazionale di Arcigay.
Arcigay che a Rimini riceve denaro pubblico per organizzare il Summer Pride (2700 € lo scorso anno. E quest'anno?) e che viene ufficialmente interpellata dal Comune in tema di Pari Opportunità.

Insomma, lui spergiura che quello sarebbe un pezzo grosso di Arcigay, invitando i suoi proseliti a nutrire profondo odio verso l'associazione e ogni attività svolga. Afferma pure che che 2.700 euro sarebbero una cifra esorbitante per una città come Rimini, forse incurante di come di come i 147.217 abitanti la rendano pari a soli 0,018 euro pro-capite a fronte della necessità di arginare l'inumano odio che lui e il suo gruppo sta producendo a danno della collettività.
Coronano il quadro i suoi proseliti che, strizzando l'occhio al razzismo, scrivono: «non lamentiamoci se un extracomunitario fa i suoi bisogni per la strada... almeno quello è un bisogno fisiologico di gente normale... mica come questi quattro culattoni».

Eppure pare strano che quella sia la stessa identica fotografia che altri gruppi integralisti attribuiscono al Pride di Madrid di quest'anno o che il suo compare Blonder spergiura sia stata scattata al Pride di Barcellona di luglio. Peccato che se si guarda attentamente l'immagine, il fruttivendolo sullo sfondo sembrerebbe proprio quel Bare Juices che si trova a Sacramento, in California:



Tale circostanza spiegherebbe anche la nudità del ragazzo, dato che nell'area di San Francisco è perfettamente legale andare in giro nudi per strada. E non meno evidente è come non si possa trattare di una fotografia scattata quest'anno dato che la si trova pubblicata in rete già nel 2015 (a quell'epoca veniva attribuita al quartiere Casto di San Francisco).

Non meno sospetta è l'angolatura assunta dalla bandierina. Se si conoscesse com'è strutturato il corpo umano (cosa che da buon integralista cattolico probabilmente Ridolfi reputi non debba essere insegnato nelle scuole), probabilmente sarebbe evidente anche a lui che sarebbe assai strano che possa tendere verso l'altro nel momento stesso in cui l'ano di un uomo eretto sui piedi risulta interamente rivolto verso il basso.

Ulteriori anomalie emergono anche dal constare come nessuna persona attorno al ragazzo avrebbe bandierine arcobaleno ed è strano pensare che la signora che si intravede a destra stia partecipando ad un Pride trascinandosi dietro un tolley. E chissà che non sia quello il motivo per cui Daniele Ridolfi ha tagliato la porzione di immagine che mostrava i passanti.



Ancor più evidente è come la fotografia non sembri collocabile nella parata del Gay Pride che si è tenuta a San Francisco nel 2015 (nella foto qui sopra).
Ecco dunque che quello stesso personaggio che difende Adinolfi sostenendo che lui sia lì pronto ad «aprire il cuore alla Luce che viene dall'Alto» sia il medesimo soggetto che diffonde false fotografie e offre falsa testimonianza per alimentare odio contro un intero gruppo sociale.

Dinnanzi a tutto ciò c'è da domandarsi perché lo stato non muova un solo dito per arginare le bufale e le falsificazioni che questi personaggi immettono in rete a danno altrui. Blonder appare ormai un personaggio noto ai siti anti-bufala per le sue falsificazioni e Ridolfi si prospetta come un suo degno discepoli. Ma mentre loro guadagnano soli e consensi dalla menzogna, la polizia postale pare non tutelare chi è vittima delle loro diffamazione. E c'è chi si domanda ancora perché qualcuno scelga di abbandonare uno stato privo di tutele e privo di qualunque legalità come l'Italia?
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