Mons. Negri: «L'omosessualità è obiettivamente errata e non basta proporre una terapia di sostegno»


In quella sua incessante promozione dell'odio omofobico, La Verità di Maurizio Belpietro si è affrettata a reclutare quel monsignor Luigi Negri che aveva benedetto la "processione di purificazione" contro il Pride di Rimini. L'obiettivo è sempre e solo uno: sostenere che si può essere "cristiani" solo se si compete con l'Isis nell'ostentare odio contro i gay (e che quindi si debba votare sempre più a destra per volere divino).
In un articolo intitolato "La Chiesa fa da stampella ai gay e dimentica il suo compito morale", Negri scrive: «Una corrente di pensiero, molto diffusa, si limita a fornire all'omosessuale una mera terapia di sostegno. Lavora azione educativa è far prendere coscienza del comportamento errato e spingere a un cambiamento».

Nell'articolo Negri tira in ballo il cardinale omofobo Carlo Caffarra per sostenere che la Chiesa sia minacciata da una fantomatica «omoeresia» che renderebbe la curia troppo poco incline a condannare o gay. Premettendo che l'omosessualità sarebbe «un problema», scrive:

Il problema dell’omosessualità non è impostato a partire dai contenuti che essa propugna, ma soltanto dalle modalità con cui viene vissuta. In troppo mondo cattolico l’omosessualità è un dato di partenza su cui non si formula un giudizio, o forse, più profondamente, si confonde il giudizio di fatto - l’estensione del fenomeno – con il giudizio sul valore. Come dire: l’omosessualità c’è, è diffusa, perciò anche per noi cattolici deve andare bene.

Dopo una parentesi in cui insulta le coppie unite civilmente e sostiene che bisognerebbe negare la comunione ai gay, aggiunge:

Chi afferma ancora il dato indiscutibile, per la tradizione e il magistero ecclesiale, che l’omosessualità è una condizione di grave disordine e scorrettezza, teorica e morale? È a partire da questa consapevolezza, invece, che si deve assumere la responsabilità di aiutare coloro che vivono questa situazione obiettivamente errata, a prenderne coscienza e a maturarne un superamento, perché la verità della loro esistenza sia all’altezza della loro piena dignità e libertà.

Sostenendo che la Chiesa dovrebbe dire ai gay che dovrebbero rinnegare la verità e la natura per compiacere i suoi pregiudizi, lamenta:


Sembra, pertanto, che la Chiesa non abbia più la responsabilità fondamentale di aiutare gli omosessuali a camminare verso un superamento della loro situazione di partenza per la ripresa, o il primo incontro, con la vita nuova, buona e vera, cui Gesù Cristo introduce tutti coloro che credono in lui. La Chiesa sembra non desiderare più di aiutare gli omosessuali a cambiare vita e a incominciare il lungo e doloroso cammino per assumere una condizione di vita in sintonia con l’antropologia che nasce dalla fede e si esprime nella carità.

Arrivando a rinnegare persino le parole di Gesù pur di sostenere che sia fondamentale guardare la pagliuzza nell'occhio del fratello, sentenzia:

Se la Chiesa non giudica le situazioni di vita, in cui gli uomini sono talora costretti a vivere per l’arroganza del pensiero unico dominante, che ormai ha equiparato, di diritto e di fatto, l’omosessualità all’eterosessualità - la Chiesa si riduce ad essere una pura «terapia di sostegno» che, con modi garbati e talora sofisticati, in realtà abbandona l’uomo a vivere il suo male, come se fosse bene. Questo processo, solo apparentemente caritatevole, oltre a essere un’evidente offesa alla dignità e alla responsabilità dell’uomo, è anche un’imperdonabile offesa a Dio e ai suoi diritti, cioè al bene profondo dell’uomo.

Pare buffo che a sostenere l'esistenza di un "pensiero unico" sia un tizio che pretende di imporre quale debba essere il modo giusto di essere, così come pare preoccupante l'effetto politico e propagandistico di un sacerdote che legittima il sostenere alcune persone siano nate "sbagliate" perché lui crede che sia fondamentale ostentare erezioni dinnanzi ad una qualche parrocchiana per compiacere il volere di Dio.
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