Prosegue il mobbing del parroco di Staranzano contro il capo scout gay
Assume sempre più le sembianze del mobbing l'incessante aggressione del parroco di Staranzano contro un capo scout che lui esige debba essere cacciato a calci perché gay. Dimostrandosi pronto a tutto pur di affermare la supremazia dell'eterosessualità su ogni altro orientamento sessuale, il sacerdote ha fatto chiaramente capire che lui esige che ai bambini della sua parrocchia si dica a chiare lettere che chiunque non abbia un'erezione dinnanzi ad una donna nuda debba essere considerato sbagliato.
Peccato che la comunità capi del gruppo scout in questione abbia rigettato le sue richieste di mettere al confino il giovane (al pari di come avrebbe fatto Mussolini). A quel punto il sacerdote ha iniziato a rivolgersi ai giornali cattolici, diffondendo nomi, dati sensibili ed altri dettagli privati della sua vittima. Sapeva che lì avrebbe sicuramente trovato persone pronte a mettersi in fila per lapidare il giovane.
In quel modo ha creato polemiche e isterie, ma l'ennesima doccia fredda gli è arrivata quando il vescovo gli ha ricordato che nessuno dovrebbe volersi ergere a giudice della vita altrui. Ed è qui che don Fragiacomo è tornato alla carica rivolgendosi ancora una volta ai giornali locali. Al Piccolo di Trieste racconta:
Il vescovo non decide, non risponde nel merito e in questa situazione mi sento esautorato dalla mia autorità di parroco. Credo perciò che Di Just, non avendo altre indicazioni, continui a fare l’educatore scout e potrebbe andare anche al campo scout estivo con i ragazzi del Clan.
Per chi non lo sapesse, Il Clan/Fuoco accoglie i ragazzi e le ragazze tra i 17 e i 21 anni. Ma l'offensiva non è finita lì, dato che il vulcanico sacerdote ha pensato bene di montare la polemica anche dalla pagina Facebook della parrocchia al fine di aizzare la comunità contro il giovane.
Il post esordisce asserendo: «Se viene a confessarsi un uomo che dichiara di avere rapporti omosessuali con il suo compagno con cui convive.Mi chiede un consiglio riguardo i suoi atti: li deve considerare peccati o no? Personalmente devo dire che mi risulta davvero difficile ritenere che sia secondo il disegno e il volere di Dio un rapporto sessuale tra due uomini». Ed ancora, il prelato spergiura: «Scegliere un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale».
Nel tentativo di fornire giustificazioni all'odio omofobico, don Francesco si è messo a citare persino articolo 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica al fine di sostenere che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale».
Il tutto per concludere: «C’è poi da pensare concretamente alla cura pastorale nella nostra comunità. Come si procede? Chi concretamente accompagna e prende le decisioni opportune? Come cita il Codice del Diritto canonico al numero 305, tutte le associazioni dei fedeli sono soggette alla vigilanza dell’autorità del vescovo».
Ha fatto scandalo la notizia dei 547 bambini che hanno subito violenze mentre frequentavano il coro del Duomo di Ratisbona. Ma ci sarebbe da domandarsi se non si possa parlare di violenze anche dinnanzi ad un parroco che, all'interno di una una comunità locale molto piccola, cerca di fomentare un cieco odio dei bigotti contro l'esistenza stessa di ragazzo indifeso. Il tutto con la reale possibilità che quell'aggressione possa danneggiare tangibilmente una vita al solo fine di compiacere i suoi più oscuri pregiudizi.
I preti di Ratisbona picchiavano i ragazzi per fargli capire che potevano essere violenti e che era necessario avere paura di loro se si fosse osato disubbidito ai loro ordini, esattamente come don Francesco sta organizzando un'offensiva violenta per far capire che bisogna aver paura a non compiacere ogni suo più perverso desiderio. Certo, magari non sarà certo arrivato agli stupri avvenuti in Germania, ma è davvero questa la Chiesa che sostiene di voler promuovere il messaggio d'amore e di accoglienza predicato da Gesù? Quello Gesù che in 33 anni non perse un solo momento a dire alcunché contro i gay mentre sfidava gli stereotipi del tempo riservando totale rispetto a donne e personaggi che i suoi contemporanei erano soliti condannare moralmente?