Provita torna a proporre i suoi corsi di educazione sessuale per le scuole, rigorosamente conformi alle indicazioni della lobby di Brian Brown
In quel gioco di specchi con cui l'integralismo cattolico è solito cercare di confondere le acque attraverso la creazione di innumerevoli associazione, gruppi e comitati rigorosamente collegati sempre alla medesima cerchia di personaggi, non è sempre semplice comprendere chi ci sia realmente dietro alle varie iniziative.
Ad esempio il Progetto Pioneer è un anonimo corso di educazione sessuale che è stato introdotto in alcune scuole statali. Se appariva sospetto che a promuoverlo fossero i forzanovisti di Provita Onlus, sino a non troppo tempo il profilo Facebook di Maria Rachele Ruiu la indicava come una loro «ricercatrice». Se poi si considera come la co-fondatrice del comitato "Difendiamo i nostri figli" di Gandolfini sia stata assunta insieme al portavoce della Manif pour tous dall'organizzazione integralista spagnola di Ignacio Arsuaga (già fondatore e presidente della HazteOir), possiamo presumere che a voler entrare nelle nostre scuole per insegnare educazione sessuale ai nostri figli sia un personaggio che collabora con il nazionalista russo Alexey Komov (già presidente onorario dell'associazione leghista Lombardia-Russia) e quel Brian Brown che cercò di introdurre la pena di morte per i gay ugandesi.
A riprova di tale tesi si potrebbe anche osservare come come Alexey Komov lavori a stretto contatto con Toni Brandi o come Brian Brown sia presidente della lobby integralista internazionale a cui Provita appartiene: ciò ci spiegherebbe perché mai l'associazione nata da Forza Nuova promuova con così tanto interesse quei corsi. Ancor più dopo che lo scorso febbraio Filippo Savarese dichiarò apertamente il suo interesse ad entrare nelle aule proprio per «scardinare l'educazione sessuale nelle scuole».
Stando a quanto riporta il sito di Provita Onlus, caso vuole che la nuova priorità del Progetto Pioneer sia proprio uno dei punti programmatici che vennero stabiliti lo scorso anno dal World Congress of Families di Brian Brown, ossia il contrasto a qualunque forma di pornografia (da loro indicata come «immorale» e causa di imprecisati «effetti biologici»). L'organizzazione di Brandi spiega:
Il problema della pornografia, per quanto sommerso, è sempre più presente. Fino a pochi anni fa i ragazzi (e non solo loro…) si “dilettavano” con giornaletti e calendari, oggi i video porno nel mare magnum del web si sprecano e trovano rapida diffusione tramite WhatsApp e altri strumenti di messaggistica. Uno dei maggiori problemi della pornografia è che segna fin nel profondo e presenta un confine di “non ritorno”: anche una volta smesso di utilizzare materiale porno, infatti, nel momento in cui si eserciterà una sessualità sana (tra uomo e donna, in maniera casta e rispettosa della dignità di entrambi i partner) rimarrà sempre un’influenza di quanto visto. Anche alla luce di questa consapevolezza, dunque, è veramente importante investire energie e risolse affinché i giovani vengano preservati dalla trappola della pornografia.
Ammesso che non si tratti di aggiunte inventate di sana pianta da Provita Onlus, tanto basterebbe a screditare la serietà del progetto: nessun corso serio di educazione sessuale si sognerebbe mai di sostenere che l'unico rapporto «sano» sarebbe una relazione «casta» che deve necessariamente avvenire tra uomo e una donna.
L'organizzazione forzanovista sostiene anche che quella sia «un'ottima iniziativa» in grado di fornire «strumenti per favorire un’educazione affettiva e sessuale sana, fornisce consigli su come preservare i propri figli e, nel caso in cui il problema fosse in atto, fornisce consigli utili per arginare e risolvere il problema».
Il programma prevede di «aumentare la sintonia emotiva tra bambini e genitori attraverso le coccole, il gioco e la gestione del pudore», suggerirà di cercare «il pudore» sui media e proporrà la «trattazione della sessualità intesa in maniera sana e positiva, dal concepimento in avanti». Ci sarà anche un sussidio chiamato "FiltriAmo" che si pone «come strumento utile per gestire la connessione domestica e degli smartphone e proteggere così, almeno in parte, i propri figli». In altre parole, si cercherà di censurare agli adolescenti la possibilità di accedere a materiale sgradito ai suoi genitori (sempre ammesso che i genitori possano vincere su un adolescente con gli ormoni in subbuglio).
Stando alla presentazione proposta, lascia un po' stupiti che la pornografia venga indicata come «un problema» fa cui bisognerebbe «preservare» i bambini senza che se ne analizzi l'utilizzo. Sappiamo infatti che la pornografia può diventare un problema solo se ne si abusa o se si cerca di sostituire con essa ogni rapporto umano. Eppure l'impressione è che quelli del Progetto Pioneer preferiscano un approccio morale e confessionale, finalizzata a vietare sia l'accesso a quel materiale, sia un qualunque contatto prematrimoniale che non sia «casto» e «pudico».
C'è persino un curioso riferimento al concepimento che non chiarisce se intendano sostenere che la sessualità inizi quando l'ovaia è fecondata (ma ciò sarebbe in contrasto contro le loro isteriche polemiche sui protocolli suggeriti dall'Oms) o se la sessualità femminile debba essere intesa come un qualcosa che esisterebbe solo se si viene ingravidate.
Se così fosse, un messaggio tanto confessionale portato nelle scuole rischia di minacciare la salute e il benessere di qualunque ragazzo intenda vivere con maggior libertà la propria sessualità, ancor più qualora la loro visione confessionale del sesso andasse oltre alla loro richiesta di castità e si spingesse ad includere, ad esempio, un qualche invito a non usare alcun metodo contraccettivo e di prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili.