Sciacalli
Il povero Charlie Gard è un bambino a cui si sta negando il diritto ad una morte dignitosa solo perché una schiera di sciacalli è ansiosa di poter speculare sulla sua sofferenza. Tra questi non poteva mancare l'imprenditore Toni Brandi, protagonista di un vergognoso e surreale videomessaggio indirizzato ai suoi proseliti.
Nonostante Charlie sia affetto da una sindrome da deplezione del dna mitocondriale, nel suo video l'integralista preferisce presentarlo come «un bambino che soffre di una grave disabilità». Una definizione che pare voglia sottovalutare le sue condizioni dato che l'Oms definisce la disabilità come «l’incapacità di svolgere le normali attività della vita quotidiana a seguito di una menomazione». Vien da sé che chiunque rabbrividirebbe all'idea che qualcuno possa staccare il respiratore ad un disabile, motivo per pare plausibile pensare che sia quello il motivo per cui Brandi ha optato per quella parola al posto di spiegare che il bambino soffre di una perdita di materiale genetico da parte dei mitocondri che porta l'organismo a non poter produrre l'energia necessaria ad impedire l'inesorabile deperimento di tutti organi interni, a cominciare dai muscoli, dal fegato e dal cervello.
La seconda bugia del video è il suo sostenere che «i giudici inglesi, i giudici inglesi e persino la Corte europea dei diritti umani hanno decretato la sua morte per soffocamento». In realtà i giudici hanno semplicemente stabilito che ogni ulteriore accanimento terapeutico fosse da intendersi come una violenza contro il bambino. Motivo per cui, nell'interesse del minore, hanno stabilito che si debba permettere il naturale decorso della malattia senza inutili accanimenti che rischiano solo di infliggergli dolore non finalizzato ad una qualche speranza di miglioramento. Ed evidente è anche come il parlare di «soffocamento» serva solo a suscitare immagini orribili nella mente degli ascoltatori, forse ignari di come la sedizione permetterebbe un trapasso dolce e senza dolore a chi sta soffrendo in maniera inimmaginabile per la progressiva corrosione del suo sistema nervoso. Qualora qualcuno dovesse ritenere che l'eutanasia sarebbe stata preferibile, pare inutile ricordare che chi si batte strenuamente per impedirla è proprio la lobby integralista di cui fa parte anche Brandi.
Il video arriva così ad asserire: «Ai genitori disperati è stato persino proibito di portare Charlie in America per delle cure sperimentali. L'ospedale Bambin Gesù di Roma si è offerto di accogliere Charlie nella sua struttura. Noi ringraziamo l'ospedale per essere pronto a curare Charlie».
Pare inutile ricordare che quelle fantomatiche terapie sperimentali sono state valutate da insigni specialisti e sono state reputate inefficaci e dannose persino da chi le ha proposte, motivo per cui si sarebbe trattato solo di un'inutile ed ulteriore violenza sul minore.
Magari farà anche colpo il sostenere che i giudici non abbiano concesso ai genitori la possibilità di inseguire false speranze, ma doveroso sarebbe ricordare che sarebbe stato il bambino (e non i genitori) a soffrire sulla propria pelle ogni secondo passato ad inseguire unicorni. Se una persona desidera soffrire nella speranza di un qualche miracolo, è suo diritto poterlo fare. Ma se un bambino deve soffrire perché qualcun altro non accetta che possa essere lasciato andare secondo natura, allora pare doveroso valutare se si sia dinnanzi ad una violenza contro quel minore. Ed è proprio quello che hanno appurato ben quattro corti.
Da voltastomaco è come Brandi possa spergiurare che l'ospedale vaticano sarebbe «pronto a curare Charlie». Il termine «cura» presuppone una terapia che possa curare una patologia, ma una respirazione artificiale non è una cura. L'unica cosa che potrebbe fare il Bambin Gesù di Roma è quello di intubare il piccolo per prolungare la sua agonia. Null'altro.
Il vergognoso messaggio si conclude con l'integralista pronto a recitare lo slogan: «Sosteniamo Charlie e sosteniamo il diritto supremo alla vita». Ma tanto basta a domandarsi con quale diritto Brandi si permetta di parlare a nome di Charlie nel sostenere che quell'agonia inflitta artificialmente possa essere chiamata «vita» o nello spergiurare che la violazione del sacrosanto diritto ad una morte dignitosa possa essere ritenuta una forma di «sostegno» a chi sta subendo atroci sofferenze per volere di un tizio che se ne sta comodo nel suo studio a registrare video?
In passato Brandi dichiarò di aver pensato al suicidio per una semplice depressione. Siamo certi che, qualora fosse lui a trovarsi in quella situazione, non lo troveremo pronto a chiedere che qualcuno stacchi la spina per essere lasciato libero di potersene andarsene con dignità?
La morte è parte della vita e difendere la vita significa anche accettare la morte. Non ha senso voler giocare a fare Dio solo perché non si accetta che possa esistere una fine.
Clicca qui per guardare il video registrato dall'imprenditore Toni Brandi.
Leggi l'articolo completo su Gayburg