Cascioli torna ad attaccare una Chiesa che non difende chi chiede la morte o l'allontanamento dei gay
Riccardo Cascioli pare convinto che il suo dichiararsi "cristiano" gli conferisca il diritto di giudicare e condannare chiunque non sia fatto a sua immagine e somiglianza. Se per convenienza appare flessibile verso il divorzio del suo amico Adinolfi e la sua connivenza con quella che secondo i domi integralisti non sarebbe altro che una concubina, si dice inflessibile nel condannare le vittime della sua persecuzione. Spergiura che qualunque cosa sia stata detta nel Medioevo debba essere ritenuta "parola di Dio" anche se non è stato Dioa pronunciarla, così come precisa che tale integralismo debba servire solo ad attaccare interi gruppi sociali ma non a condannare quei preti pedofili che picchiavano i bambini sotto la supervisione del fratello del Papa .
In un editoriale pubblicato sulla sua Nuova Bussola Quotidiana, Cascioli scrive:
“Discernimento” è la parolina magica che mette a posto tutto. Discernimento è ciò che chiede la Amoris Laetitia e i vescovi pensano di ubbidire non giudicando più nulla. Il bene e il male svaniscono; un’azione, uno stato di vita è un male, ma qualche volta anche un bene. In ogni caso bisogna parlarne, dialogare senza rifugiarsi in regole già scritte (come se le regole cui si fa riferimento non fossero in realtà Parola di Dio), far maturare convinzioni.
Immancabile è l'attacco a quella Chiesa che lui disprezza con tutto sé stesso da quanto il Papa ha osato invitare i fedeli all'accoglienza di quei migranti che lui esige siano rispediti a morire a casa loro o ha parlato di quell'ecologia che Cascioli sostiene minacci il suo "diritto" ad inquinare (tanto a crepare saranno le future generazioni, mica lui). Sostenendo di detenere la verità assoluta, pontifica:
Quel concetto di discernimento che oggi va di moda è dunque falso, un alibi per fare ognuno quel che vuole. Eppure da Roma nessuno interviene per chiarire, anzi Avvenire e Osservatore Romano fanno a gara a chi spinge di più nella direzione della menzogna e della dottrina fai da te.
Si parte così con la difesa di chi sostiene che i gay «meritano la morte» o chi sostiene che un educatore non debba poter essere tale se non fornisce prova di andare a letto con delle ragazze. Scrive:
E ad essere puniti sono i preti e i vescovi che non si rassegnano, che pongono domande, che restano fedeli al Catechismo. Sono troppo rigidi, i preti oggi «devono essere flessibili», ci spiegava ieri Avvenire. Si può facilmente capire come andrà a finire a Staranzano, come la misericordia si abbatterà sul parroco che non si rassegna a un educatore orgogliosamente gay e civilunito.Abbiamo già visto come è finita con don Massimiliano Pusceddu, a Cagliari: in una omelia aveva difeso e invitato a difendere la famiglia secondo il disegno creatore di Dio, aveva citato un passo di san Paolo molto duro nei confronti degli omosessuali. Era stato sospeso seduta stante da tutti gli incarichi diocesani: è passato più di un anno e don Massimiliano è ancora nella stessa situazione, senza parrocchia e senza poter tenere incontri pubblici. Chissà perché, su chi è fedele alla tradizione della Chiesa non c’è alcun problema a intervenire con il pugno di ferro. Invece il capo scout militante gay e il vice parroco che benedice le unioni civili sono al loro posto, difesi dall’establishment ecclesiastico. Così anche la “vocazione al divorzio”, da idiozia quale è si trasforma in una proposta seria. E magari tra un po’ di tempo la vedremo spuntare sui giornali di regime.