Facebook torna a sospendere uno dei profili di Mario Adinolfi per incitamento all'odio
Il mercato dell'odio non è certo un business facile. Qualcuno potrebbe pensare che basti essere disposti a legittimare qualunque pregiudizio, ma non basta in un mercato in cui c'è così tanta concorrenza. Se Brandi dice che i gay sono dei nazisti, tu devi dire qualcosa di peggio. Se Cascioli promuove fantomatiche "terapie riparative", tu devi inventarsi qualcos'altro che possa spingere ancor più adolescenti al suicidio. Devi essere il più efferato, il più cinico, il più molesto se vuoi che i tuoi seguaci finanzino te e non i tuoi competitor.
Probabilmente è questo il grande problema dell'integralista Adinolfi, dato che i suoi concorrenti sono tutti proprietari di siti web mentre lui ha solo un giornale che non legge nessuno e un profilo Facebook con cui ama cercare di ottenere visibilità con messaggi sempre più inaccettabili. Ma dato che in Italia l'unica certezza è l'assenza dello stato, vien da sé che un sito di proprietà non riceverà mai la visita della polizia postale mentre una community statunitense cercherà di fermare l'odio che viene propagandato dalle sue pagine.
I fatti di dimostrano che se il suo profilo è stato sospeso più volte per un mese, anche il suo secondo profilo (illegittimo secondo le regole sottoscritte all'atto di registrazione) ha subito più volte la stessa sorte. L'ennesimo provvedimento contro il suo incitamento all'odio è stato sentenziato proprio questa mattina.
L'atto potrebbe non interessare molto ad Adinolfi, dato che la sua ferocia è seconda solo al suo vittimismo e sappiamo bene come questa gente ami sostenere che ogni contrasto al loro odio sarebbe "una censura" inflitta dalla "gaystapo" contro "la verità" del loro duce. Eppure sappiamo anche che l'esperienza irlandese ci abbia insegnato che certi fondamentalisti compatteranno anche una risibile minoranza integralista, ma di fatto provocando un allontanamento da certi fanatismi da parte di maggioranze sempre più a disagio nell'essere accomunate con certi personaggi.
Leggi l'articolo completo su Gayburg