I trenta denari

L'articolo transofobico pubblicato da Arcilesbica non è certo una novità assoluta. Da sempre c'è chi propone di lasciare indietro qualcuno per ottenere più velocemente dei diritti per sé stessi. Basta sfogliare la stampa integralista per trovare l'esaltazione di ogni parere minoritario che possa essere strumentalizzato al fine di sostenere che sia legittimo discriminare se qualcuno dei discriminati difende chi discrimina.Ma, ancor prima, persino sotto il nazismo c'erano ebrei che collaboravano con il Terzo Reich nella convinzione di poter trarre vantaggio dall'oppressione dei propri simili. E che dire di come al fianco di Trump ci siano gay che non vogliono essere discriminati mentre chiedono la discriminazione di altri gruppi sociali. Insomma, non c'è davvero nulla di nuovo in un mondo in cui c'è sempre chi è pronto a tradire per 30 denari.

Fatto sta che posizioni simili sono molto pericolose. Se le lesbiche dovessero accettare la discriminazione delle donne trans, magari insistendo sulla linea della loro «femminista anonima» che si sente superiore per diritto di nascita, allora l'Adinolfi di turno dovrebbe avere pieno diritto di sostenere che lui si sente superiore in virtù delle sue erezioni. E magari la lesbica che non disdegna qualche attenzione agli uomini potrebbe sfruttare la sua maggior accettazione sociale per chiedere maggiori diritti per sé stessa a danno di chi è meno accettata. Praticamente tutti potrebbero vendere la pelle altrui per pretendere maggiori diritti per sé stessi.

All'articolo 1, titolo primo dello statuto associativo, leggiamo: «Arcilesbica persegue la finalità di combattere ogni forma di pregiudizio e di discriminazione nei confronti delle lesbiche e delle persone omosessuali e transgender, di rivendicare il riconoscimento e il pieno godimento dei loro diritti civili, di dare visibilità, sul piano politico, culturale e dei diritti, alle lesbiche e alle persone omosessuali e transgender, promuovendone l’affermazione e la diffusione della cultura». Forse basterebbe notare come l'associazione abbia dovuto rinnegare sé stessa per comprendere la gravità di chi pare ambire ad un guadagno. E se purtroppo è evidente che personaggi come Adinolfi o Brandi riusciranno a danneggiare intere generazioni prima che il bene trionfi sul loro odio. Di certo non è facile sapere che ci si sta battendo per diritti di cui potranno godere solo i figli di chi ci perseguita, ma resta inaccettabile pensare di poter scendere a patti a loro nella speranza di poter ottenere subito un qualcosa per sé stessi a danno di altri.


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