La diocesi di Trieste: «Negli alberghi camere doppie solo a chi presenta un certificato di matrimonio»

Il settimanale della diocesi di Trieste, Vita Nuova, ha deciso di prendere le difese della casa vacanze di Vibo valentia che si rifiutava di accogliere «gay e animali». Incurante di mostrare posizioni evidentemente ridicole e altamente discriminatorie, suggerisce che per consentire la discriminazione dei gay basterebbe imporre un divieto alla possibilità di affittare una stanza a qualunque coppia non presenti un regolare certificato di un matrimonio contratto tra un uomo e una donna.
In pratica, se vivi da trent'anni con un uomo e hai fatto dei figli con lui ma non ti sei sposata, allora dovrai dormire in un'altra stanza perché così la curia potrà discriminare i gay senza finire sui giornali. Ovvio, no?

Elargendo condanne morali e facili moralismo come se non ci fosse un domani, nell'articolo si legge:

Un tempo gli alberghi verificavano se uomo e donna che chiedevano insieme una camera fossero sposati. Anche gli alberghi, un tempo, avevano una dignità. C’era anche gli alberghi “a ore”, ma proprio per distinguersi da questi, gli alberghi seri davano le stanze solo a coppie sposate. I gestori avevano un senso morale e non intendevano incentivare la promiscuità fine a se stessa. Oggi si va negli alberghi, in montagna o al mare, e si vedono coppie giovanissime, eterosessuali intendiamoci, però piuttosto precoci. A loro nessuno chiede nulla: hanno di che pagare? Questo basta.

Si arriva così a tirare in ballo la coppia gay discriminata:

Io sarei più duro ancora di quegli albergatori che non vogliono le coppie gay in casa loro. Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza. Vadano da un’altra parte. I soldi non sono tutto nella vita.

Immancabile è anche il sostenere che lo stato favorirebbe i gay a danno di quelle famiglie che producono più figli dei conigli, motivo per cui la curia di di Trieste arriva a scrivere:

Può darsi che qualche Comune controcorrente decida di finanziare non le case alle coppie omosessuali ma le vacanze alle famiglie numerose. Può darsi che la sterilità non sia più celebrata ma ritorni in voga la fertilità. Chissà!

Se pare inutile ricordare come dare falsa testimonianza sia peccato e che risulti molto scorretto sostenere che un qualche Comune avrebbe «finanziato le case alle coppie omosessuali» quando in realtà si è trattato di una casa vacanze affittata attraverso Booking che sarebbe stata pagata di tasca propria dai due ragazzi, fa davvero paura come la curia possa aver legittimato teorie simile anche a rischio di ledere la dignità della Chiesa e di mostrarla come un branco di bigotti senza speranza.

Un plauso all'articolo è giunto da parte dell'organizzazione di estrema destra Provita Onlus, la quale sostiene che «a furia di parlare di pseudo-matrimonio gay, ci si è dimenticati del matrimonio vero e della sua importanza» e che «quest’estate italiana sarà ricordata per le polemiche suscitate dalle dichiarazioni di alcuni albergatori rifiutatisi di ospitare coppie omosessuali in vacanza. Ovviamente si è gridato alla discriminazione, si sono alzati i toni, sono piovuti commenti e considerazioni alquanto turpi e così via. Tutto da copione».
Lamentato come le vittime della loro persecuzione non subiscano in silenzio le loro violenze, l'organizzazione politica spergiura pure che quella della diocesi di Trieste debba essere intesa come «una sana e concreta proposta, da prendere seriamente in considerazione, anche a costo di essere tacciati di bigottismo».


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