I sedicenti cattolici affissano lo Ius Soli ma Galatino se la prende con i gay


Il segretario generale della Conferenza Episcopale, Nunzio Galatino, pare non essersi posto domande sul perché la sua gente abbia sventolato santini e crocefissi contro la dignità dei bambini nati in Italia da genitori stranieri. Non ha fiatato mentre nelle chiese si raccontava che quelle giovani vite fossero «una minaccia» per la supremazia del cristianesimo. Non ha esercitato la sua solita ingerenza sul governo ed ha taciuto mentre le parrocchie abbattevano i crocefissi per fare spazio sull'altare al divorziato Adinolfi e ai suoi proclami d'odio contro gli altri divorziati, i gay e gli stranieri.
Il segretario Cei ha preferito cercare di mettere le minoranze una contro l'altra, uscendosene con un: «si è trovato il tempo per i diritti dei gay e non per lo Ius Soli».
E se finalmente si ammette che erano diritti negati quelli che venivano violati nel nome del sedicente "cattolico" Adinolfi o di quel "generale" Amato a cui viene riservato il saluto d'onore della guardia svizzera, pare ci si sia dimenticati che sono stati proprio i fondamentalisti cattolici a togliere ogni diritto ai bambini dei gay, affossando la stepchild adoption al pari di come hanno fatto con lo Ius soli. E vien da sé quanto sua assurdo prendersela con le proprie vittime perché i propri miliziani hanno creato altre vittime.
Sulla tv dei vescovi viene trasmesso con ossessiva insistenza un film su tal suor Pascalina a cui si affida il compito di provare a negare che il Vaticano abbia taciuto dinnanzi al Terzo Reich. Ora pare che monsignor Galatino si stia già preparando a rinnegare le colpe della Chiesa nella discriminazione dei figli altrui.

Mario Colamarino del Circolo Mario Mieli osserva indignato: «Vogliamo svelare un segreto a Monsignor Galatino: anche tra gli immigrati ci sono gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Al Mario Mieli, come in altre associazioni del movimento, per questa ragione abbiamo aperto gruppi di attività finalizzate all'inclusione degli immigrati LGTB che richiedono asilo nel nostro Paese in quanto perseguitati politici per il proprio orientamento sessuale o identità di genere. Questa è soltanto una delle ragioni per le quali abbiamo sostenuto con forza la campagna "Ero straniero" e ne abbiamo promosso la raccolta firme ospitando Emma Bonino e i volontari del partito radicale durante la settimana di eventi che ha preceduto il Roma Pride».
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