Il caporedattore del giornale di Adinolfi: «Le persone ragionevoli sanno che l'omosessualità non esiste»


Non è difficile comprendere perché mai l'integralista Mario Adinolfi abbia scelto l'integralista Giovanni Marcotullio quale caporedattore di quel suo "giornale" che calpesta la simbologia cristiana della croce per fatturare sulla promozione di ogni forma intolleranza. E di intolleranza ce ne deve essere davvero tanta in chi pare capace solo di insultare il prossimo nel suo sostenere che ogni diversità debba essere condannata nel nome della sua strana concezione di una divinità che disprezzerebbe chi è nato con caratteristiche diverse da quelle di Adinolfi o in luoghi delle Terra diversi da quello in cui risiede Adinolfi.
Scomodando Dante, Marcotullio firma un articolo dal titolo "Giù le mani da Dante, uomini sessuali che non siete altro!" in cui afferma:

Dov’è che Dante dice che Brunetto Latini era omosessuale? Da nessuna parte. Dov’è che dice che il III girone del VII cerchio sarebbe dedicato all’omosessualità? Da nessuna parte. Perché? Perché non esiste “l’omosessualità”, per Dante (e per tutte le persone ragionevoli). In quel girone sono puniti i violenti contro Dio, tra i quali evidentemente si annoverano pure quanti hanno praticato la sodomia, il cui appetito di origine viene detto disordinato anzitutto perché, dal punto di vista puramente organico, devasta gli apparati urogenitale e digerente dell’essere umano riempiendo l’uno e l’altro di lacerazioni e infezioni (e non ci può far nulla neanche la Durex, se il retto è fatto per l’espulsione delle feci e non per la penetrazione sessuale).

Il tentativo di far percepire le proprie vittime come dei malati non è certo un'invenzione di Marcotullio o di quella De Mari che è stata creata proprio sulle pagine del quotidiano di Adinolfi, è un qualcosa che già spopolò al tempo dei nazisti quando una parte della popolazione cercò di giustificare e legittimare l'odio verso una minoranza.
L'offensiva dell'integralista prosegue sostenendo che l'omosessualità debba essere ritenuta un peccato, creato da una qualche divinità che evidentemente creerebbe persone più meritevoli di altre anziché prevedere quell'equilibrio di orientamenti sessuale che regna nell'intero del mondo animale:

E perché “saper d’alcuno è buono”, stando a ser Brunetto? Ma perché Dante tiene sempre a sottolineare che un peccato non è mai concluso in sé stesso, e che la corruzione di un vizio s’intesse sempre in una struttura di marciume che coinvolge altre dimensioni. Ecco perché si stigmatizza pure il trasferimento ad altra sede del vescovo di Firenze – sodomita! – che ancora a Vicenza e fino alla morte ha seguitato a “protendere male i suoi tessuti”. Riflettano su questo, gli ecclesiastici che (oggi più apertamente di ieri) auspicano la caduta dell’ovvia condanna dei cristiani alle pratiche sodomitiche.

Insomma, stando alle asserzioni degli stessi seguaci di Adinolfi, la loro ideologia anti-gay non sarebbe che un'ideologia che si cala perfettamente in una mentalità duecentesca, in una crociata contro il mondo e contro l'uomo compita nel come di qualcuno che vuole ergersi a detentore della realtà divina (evidentemente ritenuta imperscrutabile per dogma di fede solo quando fa comodo).
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