La De Lellis diventa l'eroina dell'integralismo anti-gay
Il Giornale pare non perdere mai occasione per fomentare l'odio omofobico, intenzionato a promuovere il culto del maschio scipafemmine. Lodano quel Salvini che ha ingravidato una tizia mentre era sposato con un'altra; esaltano la famiglia di quell'Adinolfi che ha inseminato ben due mogli e paiono pure simpatizzare per quei militari che in servizio si sono portati a letto due turiste non consenzienti.
Dinnanzi a quella De Lellis che dice di aver paura di essere contagiata da un gay o da un drogato, è presentando i gay come dei cattivoni che non tacciono dinnanzi agli insulti che hanno pubblicato un articolo dal titolo "Se un gay mi chiede un tiro.. De Lellis fa infuriare gli omosex".
Tra i commenti c'è chi difende il pregiudizio contro i gay, scrivendo frasi come:
La promiscuità sessuale dei gay e lo scambio di siringhe tra drogati li espone inevitabilmente a una maggior diffusione di malattie infettive (cosa peraltro confermata dalle statistiche). Quindi che male c'è se uno, per sua sicurezza personale, preferisce non correr rischi? Poco conta l'effettiva possibilità di contagio con un tiro di sigaretta ma, tale Marrazzo, più che prendersela con questa De Lellis dovrebbe prendersela con gli usi e costumi di quelli come lui. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso (e non rompa gli zebedei agli altri i quali, come loro, devono poter essere liberi dire ciò che vogliono).
Insomma, l'odio è lecito e la libertà dei neonazisti e degli intolleranti deve poter ledere la vita altrui. Ne sono convinti i lettori di quel quotidiano che da anni si occupa di legittimare e promuovere qualunque forma di abuso dell'odio.