Savarese porta il suo autobus della vergogna davanti alla Cassazione
Poche decine di sostenitori e tante polemiche hanno accompagnato la partenza dell'autobus della vergogna voluto da Filippo Savarese su mandato dell'integralista spagnolo Ignacio Arsuaga. L'obiettivo è la promozione dell'odio transofobico nel secondo stato europeo per omicidi di persone transessuali (il record è detenuto dalla Turchia).
Attraverso il suo profilo Facebook, Savarese si bulla del suo operato a danno degli adolescenti e si paragona pure ad un Frodo Baggins che imporrà ai bambini come dovranno essere, promuovendo lo scarto di chi non è conforme ai suoi dogmi. Ed è in quel gioco di parole con cui è solito svuotare i termini dal loro significato che l'integralista parla di pure «lasciar crescere in pace i bambini» mentre si premura di difendere l'odio e la violenza contro chiunque non sta crescendo come lui ha stabilito. Un po' come quell'Adinolfi che dice di voler "difendere" i bambini mentre pretende di decidere quale sessualità dovrà avere sua figlia (se sarà diversa da come lui ha deciso debba essere, sarà una vittima sacrificale della sua ideologia dello scarto).
Dinnanzi al disinteresse per la loro crociata, Savarese si difende dicendo che «la campagna è di natura mediatica». E forse lo scopo è proprio quello: un satanico progetto di infiltrazione ideologica che possa spostare l'asticella di ciò che viene tollerato. Ed è così che una simile vergogna possa avvenire davanti alla sede della Cassazione. E soli pochi mesi fa, forse non si sarebbe tollerato che la loro consociata gestita da Brandi potesse parlare di «disinfestazione» dei gay o che potessero asserire impunemente che la vita di un gay non valga la pena di essere vissuta.
L'impressione è che, con la scusa di promettere bambini necessariamente eterosessuali, il gruppo d'odio di Savarese possa ben presto eguagliare l'odio dei suoi colleghi integralisti dell'Isis e non è da escludere possano ben presto iniziare a gettare i gay dai tetti dei palazzi. Il fatto che vogliano negare loro una scuola sicura è già sintomo di una inaccettabile violenza.