Verso l'archiviazione il provvedimento contro il vigile del fuoco che partecipò al Pride
Nonostante la decisione finale non sia ancora stata presa, pare sfumare l'ipotesi di licenziamento avanzata contro Costantino Saporito, il vigile del fuoco messo sotto procedimento disciplinare per aver partecipato al Roma Pride con addosso il suo dispositivo di protezione individuale.
Sembra infatti che le ragioni del vigile del fuoco, ascoltato ieri dal giudice, abbiano convinto il Prefetto, dato che in nessun regolamento è previsto alcun divieto a poter manifestare mentre si indossa un dispositivo di protezione individuale.
Resta però viva la questione di un'istituzione che ha messo sotto processo una persona per aver manifestato a sostegno dei diritti altrui, in quell'ideologia promossa da un certo integralismo cattolico che tende a mettere sullo stesso piano chi si batte per i diritti di tutti e chi fattura nella promozione della discriminazione contro qualcuno. Il tutto sostenendo che in un qualche modo la partecipazione al pride avrebbe esposto la divisa al «pubblico ludibrio».
In altre parole, il proteggere il principio costituzionale della pari dignità avrebbe la stessa dignità di quell'Adinolfi che va in giro a sostenere che le sue prodezze sessuali piacciano a Dio e che quindi lui deve necessariamente avere maggiori diritti civili. Il battersi per garantire a tutti la possibilità di poter sposare la persona che si ama equivarrebbe al manifestare insieme ad Adinolfi per sostenere che ogni integralista debba poter avere una o più mogli mentre agli altri debba essere impedito qualunque rispetto o riconoscimento degli affetti dato che così ci saranno più soldi per pagare la sua pensione di reversibilità mentre gli altri muoiono di fame. Il difendere i bambini e la loro sessualità sarebbe equivalette al battersi contro i minori in quella crociata che vede Adinolfi pronto a promettere che sua figlia dovrà necessariamente portarsi a letto un uomo o lui provvederà a spedirla in uno di quei centri di tortura psicologica che hanno condotto alla morte troppi adolescenti.
In conclusione, probabilmente l'intera questione si concluderà con l'archiviazione, ma resta l'onta di un'istituzione che pare pronta a perdere qualunque credibilità nel suo volersi schierare dalla parte sbagliata della storia, calpestando e vanificando chi in quel lavoro ci mette corpo e anima per difendere tutti.