Adinolfi proclama una sharia contro Gayburg. I suoi miliziani si dicono pronti all'offensiva

L'isterica reazione che Mario Adinolfi ha affidato ad uno dei suoi soliti proclami d'odio pare dimostrare solo una cosa: lui dà di matto se lo si pone in una condizione in cui possa sperimentare frazioni infinitesimale della violenza che lui è solito riservare agli altri. Ovviamente spergiurando, mentendo e vomitando insulti come suo solito.

Ma andiamo con ordine. Se c'è una cosa che Mario Adinolfi sa fare, è quella cimentarsi in un patetico vittimismo che possa offrirgli visibilità. Gli piace proclamarsi vittima di gente cattiva che manco si lascia distruggere la vita in silenzio. Gente che osa persino protestare quando lui va in giro a definirli «pedofili» o «potenziali assassini». Gente che non tace quando lui chiede che ai loro figli siano tolte le più basilari tutele giuridiche o mentre diffonde falsi dato che servirebbero a convincere la sua gente che lui abbia ragione a dire che i gay sono dei pedofili.
Siamo dinnanzi chi promuove quel Luca Di Tolve o quella Silvana De Mari che vanno in giro a sostenere che i gay siano dei «malati di mente» che non meritano pari dignità. L'uomo nero che importuna i bambini cercando di insultare e diffamare i loro genitori o tentando di sottrarre loro i più basilari diritti civili. Insomma, intere vite sono state distrutte dalla sua ferocia, spesso orientata anche a mettere i genitori contro i propri figli in modo da sincerarsi che potessero diventare i loro più temibili aguzzini. E quale fratello di una suicida, dovrebbe forse sapere che il malessere può provocare anche la morte.
Non solo. Il tizio che vorrebbe appropriasi del concetto di "famiglia" al fine di modificarlo e plasmarlo a suo piacimento è lo stesso che in molte occasioni è apparso pronto a cercare un guadagno personale nello sbattere i propri familiari nel tritacarne mediatico, alternando teatrini in cui delle minorenni vengono sventolate dai palchi dei suoi convegni o sbattute sulla sua pagina Facebook a mo' di gadget promozionale.
Poi dice che la sua famiglia non può essere nominata dagli altri. Lui, l'uomo che guadagna soldi dalla persecuzione delle famiglie altrui. L'uomo che pubblica fotografie di minorenni per insultare pubblicamente i loro genitori. Lui, quello che abusa costantemente delle sue stesse figlie come strumento di auto-promozione. «Ho una figlia di tre anni, esattamente la stessa età della bimba che il tribunale dei minori di Bologna ha deciso di affidare a una coppia di omosessuali», scriveva in un suo articolo. In un altro sua figlia veniva usata per sostenere che fosse una vergogna che una minorenne non potesse votare il suo papà alle primarie del Partito Democratico. E poi ci sono i selfie, gli scatti promozionali, la bambinella che abbraccia il suo papà eterosessuale dopo il convegno politico dinnanzi agli elettori...
Date le promesse, fa sorridere che ora voglia piagnucola istericamente che qualcuno osi citare le sue figlie nel domandargli se agirebbe nello stesso modo anche qualora fossero loro le vittime della sua aggressione. Pare facile poter fatturare denaro grazie ad un costante attacco agli affetti e le vite altrui mentre si pretende che gli altri non possano fare lo stesso.
Eppure lui piagnucola. Dice che nessuno debba potersi domandare che cosa potrebbe accadere se una delle sue figlie dovesse essere lesbica. A quella domanda lui risponde che sicuramente quello è da intendersi come un augurio di morte (!!!) mentre prosegue imperterrito a promuovere l'odio in genitori che rischiano di essere trasformati nei peggiori carnefici della propria prole proprio nel suo nome. Esige persino termini fini e raffinati per definire quell'atto sessuale che è al centro delle sue rivendicazioni, ma poi va in giro a definire «mafiosi» o «pervertiti» interi gruppi sociali. Ed è buffo che a chiedere termini raffinati sia quel tizio che registò un vergognoso video in cui si faceva riprendere eccitato ed ansimante al fianco di Cicciolina mentre le chiedeva di mentire al pubblico e di dichiararsi frigida (il tutto, ovviamente, spiegando che così sarebbe finita sui giornali ed lui avrebbe ottenuto visibilità mediatica per la sua trasmissione).
Mario Adinolfi è il tizio che vuole impedire che ad alcuni bambini sia concessa la trascrizione del proprio atto di nascita. Il tizio che va dai bambini a dire che le loro famiglie sono sbagliare o che la sessualità di alcuni adolescenti debba essere ritenuta un errore. È il promotore di una satanica ideologia che lo porta a sostenere che i bambini abbiano diritti diversi a seconda della religione dei loro genitori, ma poi piagnucola sostenendo che la sua povera famiglia «soffra» e «patisca» ciò che lui sostiene non derivi tanto dalla sua demoniaca opera di attacco alla vita altrui, ma al fatto che le sue vittime non gli riconoscerebbero sufficiente rispetto mentre lui le diffama, le insulta e crea odio contro di loro.A questo punto perché non piagnucolare per le povere figlie di un qualche generale nazista che si sono viste sottrarre i frutti guadagnati da chi massacrava gli ebrei in un qualche campo di sterminio?
Insultando poi i veri cristiani nel definirsi tale, lo troviamo capace di asserire: «È palesemente così. L'attore alla moda e la sua compagna sono più tutelati di una famiglia che ha la disgrazia di definirsi Cattolica e di avere addosso l'ostilità della mafia lgbt». Insomma, pare che i suoi poveri neurone non arrivino a comprendere che ad infastidire il prossimo non è tanto il suo credersi cristiano, quanto il fatto che il suo fingersi tale sia lo strumento con cui ama giustificare un'offensiva che distrugge intere famiglie e danneggia vite innocenti.

La proclamazione della sharia. Per cercare facili consensi tra i seguaci che amano abbeverarsi alla sua fonte d'odio, il leader integralista attacca Gayburg sostenendo che «i siti della mafia Lgbt sono specializzati in questa forma violentissima di stalking» e spergiurando che si trattino di «articoli ossessivi contro le donne della mia famiglia sono schifosamente perversi».
Frasi che trasudano rabbia e che rinnegano alcuni tra i più basilari diritti umani: il solo fatto che lui voglia attribuire un pensiero condiviso a chi condivide il medesimo orientamento sessuale significa rinnegare il principio basilare dell'identità e della libertà di pensiero. Pretendere che ogni commento possa essere addossato ad altri è l'ennesima violenza di un violento.
Dopo gli insulti non mancano pure le falsificazioni, con virgolettato che vengono interrotti ad arte per integrarli con frasi scritte di proprio pugno. Ad esempio lo troviamo impegnato ad asserire che gli autori di Gayburg «si auguravano come ritorsione che mia figlia di sette anni finisse per impiccarsi». Tutto falso, ovviamente, come comprovato dalla sua impossibilità nel citare una frase.
Ed ancora, giura che lo si sia offeso nello scrivere che "...dovrebbe etichettare come «innocenti battute» anche chi dovesse pubblicamente proporre di bruciare viva sua figlia...". Peccato che abbia tolto la frase dal suo contesto e si sia premurato si omettere che ci si stava domandando se avrebbe sdoganato in quella medesimo maniera la frase omofoba di Predolin su un Malgioglio da bruciare vivo come Giovanna D'Arco anche qualora quell'asserzione fosse stata riferita ad un suo affetto. Evidentemente no, dato che lo troviamo lì a sbraitare come un indemoniato dopo aver assolto con così tanta convinzione e leggerezza quelle medesime parole riferite ad un uomo che a lui piace venga offeso.
Calpestando persino la memoria di sua sorella, si mette a parlare di date di morte e di pubblicazione dei suoi libri, di fatto confermando che abbia messo un prezzo di copertina all'evento. Peccatoc he la sua finalità fosse quella chi invocare la censura, lamentandoche i nostri articoli «finiscono tutti in Google News perché il sito in questione è considerato fonte di informazione e non spazzatura come dovrebbe essere». Detto dal "direttore" di quel rantolo d'odio che è "La Croce", vien quasi da ridere.
Chiedendo a gran voce che la Boldrini metta in carcere chi non sostiene che la sua famiglia sia parte di una fantomatica supremazia legata ai suoi pruriti sessuali, Adinolfi conclude il suo proclamo asserendo: «La mafia Lgbt gode di protezione dagli amici della cosca e le mie familiari sono meno femmine delle altre femmine?».

I fatti. Venendo ai fatti, va detto che le semplificazioni di Adinolfi rischiano di alterare il senso alle parole. Pare dunque d'obbligo premettere che qui nessuno crede ci sia qualcosa di male nel divorziare, ma la situazione cambia radicalmente quando un divorziato dice che vuole vietare il divorzio altrui o quando insulta Pannella per aver permesso quel diritto di cui lui stesso ha beneficiato.
E se ogni famiglia merita totale rispetto, non è un'offesa il domandarsi se sia lecito che a pretendere di dettare regole sulle famiglie altrui possa essere un tizio che ha collezionato un matrimonio fallito o che è cresciuto in una famiglia in cui un membro ha deciso di togliersi la vita. Cercare di fare vittimismo su una sorella morta è assai semplice, ma non può certo essere ritenuto irrispettoso verso la defunta il chiedere a chi ha vissuto una simile tragedia di riflettere sulle conseguenze dell'odio dato che ha sperimentato sulla propria pelle che il malessere può uccidere. Riteniamo dunque che ogni vita salvata dalla morte prodotta dal pregiudizio integralista sarebbe un omaggio alla sorella, non certo un'offesa.
E dinnanzi ad un Adinolfi che cerca di sostenere che qualcuno odi le sue figlie, doveroso è ricordare lui che è solo perché amiamo le sue figlie (al pari di ogni altro bambino) che riteniamo debbano essere difese dai dogmi integralisti che le condannerebbero a vivere in un mondo non troppo diverso da una Siria sotto il controllo dall'Isis. Ed è altrettanto ovvio che nessuno abbia nulla contro di loro, dato che non si può che provare già profonda pena per due povere creature costrette a crescere con un padre simile.

I miliziani. Spronata dalle falsità raccontate nell'isterico articoletti, tra i commenti dei seguaci troviamo una Elena Visentin pronta ad asserire: «Quanta cattiveria ci deve essere in quelle persone? Perché hanno tanto odio? Si devono curare, sono malati!». Le fa eco Sheyla Fox scrivendo: «Sono sgomenta e spaventata! Ma queste persone sono malate!». Silvana Berti scrive: «Da una fogna non puoi aspettarti che esca profumo di fiori». Jack Boulevard aggiunge: «La violenza delle lobby lgbt è una cosa ormai certificata, luridume che si autoaffonda nel profondo del mare». Arriva poi Gino Califano: «Luridi e sempre luridi bastardi. Vai Mario».
Vincenzo Sadi dice: «Non ti illudere caro Mario, non succederà niente. Fanno parte della stessa mafia lgbt». Vittoria Polacci scrive: «Ennesima prova di quanto i movimenti omosessualisti (che non possono arrogarsi la rappresentanza di tanti omosessuali dignitosi) sono animati da pervertiti e che non hanno solo il problema dell'identità sessuale». Mirta Negri conclude: «La si può pensare come si vuole. Ma tirare in mezzo figli e figlie e il resto in modo così deplorevole è veramente misero. Tra l'altro non è alcuna argomentazione valida. Che gentaglia». Peccato che forse dovrebbe dirlo quel suo Adinolfi che fattura sul tirare in ballo i figli degli altri.
Il candidato adinolfiniano Nicola Pasqualato (ossia il tizio che prende i soldi destinati ai bambini autistici per promuovere fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità) scrive: «La gaystapo millanta giustificazioni tramite la seguente formula: "siccome Mario Adinolfi non rispetta le persone LGBT, allora non merita il rispetto per sua figlia". Ci chiediamo se sia contemplato il rispetto delle opinioni NON LGBT». Ed è così che il pretendere che l'altro non debba poter esistere diventa «opinione».
Ed ancora, la seconda moglie di Adsinolfi (quella che ha sposato in scarpe da ginnastica in un casinò di Las Vegas) parla di un esempio di bullismo», evidentemente infastidita perché solo i bambini perseguitati in virtù del proprio orientamento sessuale si tramutano in una fonte di reddito per suo marito (se così lo si vuole definire, dato che per la Chiesa Chiesa Adinolfi risulta ancora sposato con la sua prima moglie e lei risulterebbe solo la concubina che giace con l'uomo di un'altra).
A guidare un'offensiva di mera vendetta è invece Raffaella Greco, la quale minaccia denunce in difesa del suo Adinolfuccio mentre esorta gli altri miliziani a intraprendere una crociata contro le pagine di Gayburg e «della boltriana», ossia una donna assai sgradita agli adinolfiniani perché vive un cristianesimo adulto che mira al rispetto e non alla strumentalizzazione della religione come strumento utile solo a giustificare i pregiudizi.
Quasi come una barzelletta, è tra i commenti che l'integralista anti-cristiano mario Adinolfi afferma pure: «La difesa dei bambini, di tutti, è la mia vita». Così scrive il tizio che non pare avere una coscienza nel promuove le teorie di Nicolosi, incurante di come abbiano già ucciso e rischino di uccidere ancora.


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