Avvenire tocca il fondo e rilancia la sua offensiva contro i figli dei gay citando le screditate teorie del pastore Paul Sullins
Avvenire ha rilanciato una nuova offensiva contro i figli delle coppie gay, ancora una volta a firma di Luciano Moia ed ancora una volta proponendo le screditate teorie del pastore Sullin. In quella cha appare come una vera e propria crociata intrapresa a nome dei vescovi italiani a danno dei figli delle coppie gay, l'articolo afferma a caratteri cubitali: «Per i figli di coppie gay i problemi raddoppiano».
In quella che appare come una palese strumentalizzazione ideologica della realtà, Moia scrive:
L’analisi attenta e senza pregiudizi delle circa 75 ricerche realizzate soprattutto negli Stati Uniti sui figli di genitori omosessuali mostra che la tesi della "nessuna differenza" è scientificamente infondata. «I figli di genitori omosessuali hanno il doppio delle probabilità di sviluppare problematiche emotive – depressione e ansia – rispetto agli altri bambini». Lo afferma Paul Sullins, docente di sociologia alla Catholic University of America di Washington, considerato tra i massimi studiosi del tema, autore di importanti studi sul tema dell'adattamento dei figli di coppie omosessuali, intervenuto nei giorni scorsi a un seminario organizzato all'Università Cattolica di Milano.
In Italia, anche a livello scientifico, è quasi impossibile discutere con moderazione sul tema dell'omogenitorialità. Chi solleva dubbi circa la tesi secondo cui i bambini dei genitori dello stesso sesso non mostrano problemi di sviluppo, è facilmente accusato di omofobia.
Spacciato il pregiudizio per scienza e chiarito che nessuno dovrebbe mettere il becco sulle scelte delle famiglie eterosessuali mentre chiunque deve sentirsi libero di attaccare quelle omogenitoriali, troviamo un giornale pronto a spergiurare nel nome dei vescovi che l'unico studio che pare portare ad una tesi gradita ai fondamentalisti cattolici dovrebbe valere più di tutti gli altri anche se rigettato dal mondo scientifico per la sua ascientificità.
L'offensiva non è certo nuova, dato che Sullins venne già condotto in Italia da Massimo Gandolfini. Semplicemente ora giunge la benedizione dei vescovi a vantaggio della disinformazione ideologica contro un intero gruppo sociale da tempo vittima della loro persecuziobe (tanto poi basterà chiedere scusa durante un Angelus come fecero per la persecuzione degli indiani o di altre minoranze letteralmente massacrate per mano della Chiesa).
Negli anni ci siamo già occupati di dimostrare perché lo studio Sullins sia cattiva scienza e perché venga universalmente riconosciuto come carta straccia, ma il problema è come Moia usi i vescovi a garanzia di quella disinformazione che viene servita senza dubbi, quasi la si volesse far percepire come una verità rivelata a chi non ha le capacità di potersi rendere conto di essere stato ingannato. E se lo stato non interverrà, il rischio è che inizieranno a colpire i bambini come fecero i nazisti con gli ebrei. Solo che questa volta a TV 2000 non basterà più trasmettere con insistenza il film di Suor Pascalina per tentare di sostenere che il Vaticano non abbia colpe nel suo silenzio complice.
Chiedendo un parere al curatore dell'unico studio sull'omogenitorialità che ha subito pesantissime accuse per una selezione ideologica del campione (al punto da mettere a confronto bambini che hanno vissuto un divorzio con quelli che vivono in famiglie stabili), Moia arriva a spergiurare che siano tutti gli altri studi a dover essere contestati. Scrive:
La tesi secondo la quale non ci sarebbero differenze tra i figli di famiglie omo ed eterosessuali è una pura invenzione, senza alcun fondamento scientifico. Ci sono due problemi principali nei circa 75 studi su cui tale tesi è fondata. Innanzitutto, la possibilità di trarre inferenze scientifiche si basa sull'utilizzo di campioni casuali accuratamente selezionati ma la maggior parte degli studi (almeno 70) non fa uso di un campione casuale. Al contrario, i partecipanti a questi studi vengono selezionati tra i membri attivi di gruppi a supporto della genitorialità gay.
Insomma, se un tempo c'era l'uomo nero, oggi i bambini devono aver paura di quel Moia che pare pronto ad ogni forma di spergiuro pur di tentare di strapparli dall'affetto dei loro genitori. E tutto questo al solo fine di raccontare che le sue scopate lo renderebbero più gradito a Dio.
Tutto questo raccontando solo fra le righe che il presunto problema rilevato da Sullins è che i figli dei gay rischiano di essere più esposti al bullismo a causa di quei sedicenti cattolici che odiano le loro famiglie. Lo stesso venne già sostenuto a febbraio da Moia, anche all'epoca pronto a diffondere il pregiudizio di Sullis quasi fosse una verità di fede.
Peccato che tutto ciò apra le porte a tanti scenari. Se Moia cita periodicamente Sullins come "prova" del perché lui dovrebbe poter strappare alcuni bambini all'affetto dei loro genitori, allora perché mai non dovremmo poterci domandare quanto il suo findamentalismo danneggi i suoi figli. Magari non sarebbe necessario neppure scartare 75 studi su 76 per trovare chi sostiene che la sua prole crescerebbe più sana e serena con genitori dello stesso sesso piuttosto che con un miliziano integralista ossessionato dall'odio contro interi gruppi sociali. E dunque lui che farebbe? Darebbe via i suoi figli o sosterrebbe che le sue teorie valgano solo se sono gli altri ad esserne vittima?