Conquistato Sesto San Giovanni, la destra abbandona la rete anti-discriminazioni per aderire a quella integralista
Se nel resto del mondo le destre sono capaci di approvare leggi sul matrimonio egualitario, in Italia si è ancora fermi all'ideologia della "razza" superiore che deve necessariamenye sopraffare ogni altra minoranza sulla base di logiche non dissimili da quelle teorizzate da Hitler nel suo Mein Kampf.
Ed è così che la nuova giunta di destra che è riuscita a conquistare il Comune di Sesto San Giovanni ha voluto fin da subito chiarire che loro sono a favore della discriminazione e che opereranno politicamente per promuovere l'ideologia integralista che oppone il concetto stesso di «famiglia» ai gay, quasi come se i gay non avessero famiglie o non meritassero il rispetto che i forzisti pretendono per sé stessi.
La giunta, guidata dal sindaco di Forza Italia Roberto Di Stefano, ha così deciso di lasciare la rete nazionale Ready contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Contemporaneamente ha anche aderito alla rete dei Comuni Amici della Famiglia, promossa dalle organizzazioni che organizzarono il Family day (offrendo dunque una visione molto ideologica e confessionale di quel termine che l'integralismo tenta da tempo di ridefinire come un qualcosa che possa includere solo genitori eterosessuali di nazionalità italiana che esigono figli ostentatamente eterosessuali).
Sul piano pratico, l'amministrazione non si occuperà più di promuovere politiche a supporto di chi è vittima di bullismo, ma destinerà i suoi sforzi nella direzione di spalleggiare chi vorrebbe dare valore giuridico alle proprie performance sessuali.
Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale, commenta: «È un passo indietro incomprensibile per una città che ha sempre fatto della tutela dei diritti e della libertà una bandiera. Mettere in contrapposizione il sostegno alle unioni civili e al riconoscimento dei diritti con le famiglie tradizionali non ha assolutamente alcun senso perché quando si difendono i diritti lo si fa per tutti e per tutte».