Aleteia e Famiglia Domani rivendicano il "diritto" alla tortura, all'incarcerazione e all'uccisione dei gay
Odia il prossimo tuo con tutto te stesso. Pare questo il dogma fondante del "cristianesimo" rivisto corretto dall'integralismo cattolico, ossia da quel manipolo di personaggi che non hanno alcuna remora a sfruttare il nome di Dio come grimaldello che possa conferirgli potere politico grazie all'abuso dell'isteria e della credulità popolare. La loro promessa è che per entrare in paradiso basterà andare a letto con una qualsiasi donna (o più di una se si è nel caso di Adinolfi) e che in nome di dell'atto si sarà legittimati a dare libero sfogo ad ogni forma di razzismo, omofobia, xenofobia e misoginia. In altre parole, basterà vendere loro l'anima e si verrà esentati dal rispetto dalle richieste contenute nel messaggio predicato da Gesù.
«Ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato», diceva Gesù. «Il più grande problema dell'Italia è l'immigrazione», racconta Gianfranco Amato quale cavaliere dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro con diritto di passo nelle chiese e saluto d'onore della guardia svizzera.
In tal contesto capita che l'organizzazione Famiglia Domani possa arrivare ad usare la fantomatica «ideologia gender» per predicare l'antieropeismo e per difendere i discorso d'odio. Proponendo un libro di Gabriele Kuby che viene venduto in Italia con la prefazione scritta da Tony Brandi (presidente dell'organizzazione forzanuovista Provita onlus), indicano quelle che secondo le lobby internazionali dell'odio sarebbero «Le 7 mosse dell’Unione Europea per diffondere l’ideologia gender».
L'origine del testo parrebbe riconducibile ad un articolo promozionale pubblicato da Gelsomino Del Guercio su Aleteia, nel quale si invitavano i lettori ad acquistare il libro anti-gay certificato da Brandi.
Con un linguaggio che ricorda la propaganda del ventennio e con l'evidente tentativo di creare isterie da poter sfruttare per ottenere quel potere politico a cui ambiscono, scrivono:
Un’operazione a tenaglia. Le lobby LGBT si muovono in modo parallelo su una serie di istituzioni europee per fare in modo che gradualmente l’ideologia gender si impianti nell’opinione pubblica come “normale”.
Si parte così nel sostenere che il contrasto alla discriminazione dei gay avrebbe in un qualche modo a che fare quella "famiglia" che i vari Brandi e Adinolfi hanno ormai tramutato in un concetto ideologico basato su distinguo, esclusioni e omologazioni. Lamentato che la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea stabilisca che «il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio», il l'articolo afferma che:
Nell’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea viene inoltre introdotto l’ “orientamento sessuale” come criterio di non discriminazione. Gli attivisti dei diritti umani utilizzano questo articolo come fondamento giuridico per eliminare o denunciare ogni disparità di trattamento e rivendicare privilegi per le persone con orientamento non-eterosessuale.
Esatto, sostengono che la non discriminazione sarebbe un «privilegio». Il tutto solo dopo essersi premurati di scrivere tra virgolette le parole «orientamento sessuale» quasi volessero negarne l'esistenza.
La frase successiva ci mostra invece come l'integralismo paia avere assai ben poca stima dei propri proseliti, arrivando ad ostentare quanto gli piaccia far leva sull'ignoranza e sulla disinformazione:
La Convenzione Europea dei Diritti umani garantisce già che la regolamentazione del matrimonio e del diritto di famiglia resti riservata agli Stati. Che la regolamentazione del diritto matrimoniale e di famiglia sia riservato ai singoli Stati membri figura già nella Convenzione. La novità sta nel fatto che l’uomo e la donna non vengono più citati. Matrimonio e famiglia diventano dunque una istituzione slegata dalla relazione uomo-donna. Si spalanca in tal modo la porta all’implementazione legislativa del «matrimonio omosessuale».
Se l'integralismo ama parlare di "matrimonio omosessuale" per creare un nuovo concetto che neghi come il matrimonio egualitario sarebbe semplice espressione del principio di pari dignità, interessante è come si lamentino di un'Europa che non impone i loro distingui agli stati membri. E fa sorridere che si voglia coltivare l'antieuropeismo lamentandosi della sovranità nazionale, anche se l'unica vera incongruenza è un'unione in cui una persona può essere sposata in Francia e diventare improvvisamente single se va in Italia. Oppure che un bambino abbia una famiglia in Spagna per poi vedersi negata la trascrizione dell'atto di nascita se prova ad entrare nel Bal Paese. Una realtà che ci mostra che le frontiere sono state abolite solo sulle autostrade, resistendo in una formulazione culturale e ideologica che rinnega il trattato di Schengen.
Il lungo articolo parla poi di «progetti ambigui e soldi alle ong» scagliandosi contro campagne europea come «For diversity. Against discrimination, equality between women and men». E qui basta comprendere la lingua inglese per capire come ad animare il gruppo di sedicenti "cristiani" sia il sessimo di chi sostiene che non si debba promuovere la pari dignità fra uomo e donna. Specificano poi che sarebbe fondamentale impedire qualunque progetti proponga l'educazione sessuale nei Paesi in via di sviluppo, così come non tollerano si possa promuovere il sesso sicuro fra i giovani.
Nel capitolo intitolato "Il direttore lgbt", l'associazione Famiglia Domani afferma che «le Agenzie Eu fondate più di recente raccolgono dati e osservano l’implementazione dei nuovi diritti umani inventati». E senza fornire alcuna argomentazione alla loro tesi, si lanciano in una strenua difesa dei discorsi d'odio:
L’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali era stata originariamente istituita come istituto di ricerca politicamente neutrale, che avrebbe dovuto fornire assistenza professionale alle istanze dell’Unione Europea. In verità si tratta di una organizzazione-attivista per la promozione dei privilegi LGBTI.
Osservando il profilo del direttore nominato nel 2015, o’Flaherty, è evidente che questa istituzione è stata pensata per incarichi di tutt’altro genere. Il direttore, infatti, lotta per il riconoscimento del «matrimonio» ugualitario come «diritto umano», per la libera scelta del genere, per l’aborto come «diritto umano» e «hate-speech», vale a dire per la restrizione della libertà di opinione e di espressione di tutti gli oppositori.
Vista l'enfasi con cui sostengono che ogni sedicente "cristiano" debba potersi lanciare in discorsi d'odio contro il prossimo, ci sarebbe da domandarsi se per questa anche i nazisti avevano pieno "diritto" di esprimere la loro "opinione" contro gli ebrei attraverso i loro campi di sterminio.
Ma la follia pare non formarsi con il paragrafo in cui si sostiene esita un «ente dedicato al gender». Fanno così il nome dell'European Institute for Gender Equality lamentando che l'istituto si occupi di «sostenere la promozione dell’uguaglianza di uomini e donne, la lotta contro la discriminazione di genere e la sensibilizzazione dei cittadini sulle questioni di uguaglianza negli Stati membri e nelle Istituzioni europee».
Insomma, per la seconda volta all'interno dello stesso articolo, è citando un libro certificato da Toni Brandi che troviamo persone che si lamentano di chi mette in dubbio la loro convinzione che l'uomo debba essere ritenuto superiore alla donna.
E se nei precedenti capoversi lamentavano che l'Europa non abbi imposto distinguo sul sesso dei coniugi, improvvisamente iniziano a sostenere che «il Parlamento Europeo adotta sistematicamente risoluzioni e leggi finalizzate all'imposizione di una nuova etica in ambito sessuale e familiare». Dicono anche di non gradire come l'informazione possa sfidare i pregiudizi, lamentando come il Parlamento Europeo adotterebbe «continuamente risoluzioni volte a modificare l’opinione pubblica, ben sapendo che i media assicurano ampio supporto a questa strategia». Il tutto per arrivare all'affondo:
La parola magica, che assicura larghe maggioranze, è «omofobia». Chiunque osi dissentire viene etichettato come omofobo, razzista, sessista e, in generale, nemico dei diritti umani.
Tra le risoluzioni ce ne è una emblematica: “Risoluzione sulla lotta all’omofobia in Europa 24.05.2012”. L’«omofobia» viene equiparata a razzismo, alla xenofobia e all’antisemitismo; la commissione UE viene esortata a intensificare il contrasto all’omofobia. La risoluzione, poi, esorta gli Stati membri a legalizzare il «matrimonio egualitario», sebbene questo ambito sia totalmente estraneo alle competenze dell’UE.
Sostenuto che l'omofobia sarebbe cosa buona e giusta dato che sarebbe doveroso, si arriva a cercare di sostenere che i gay non debbano essere considerati meritevoli di diritti umani:
Per imporre l’agenda LGBTI agli Stati membri e ai Paesi terzi, il gruppo di lavoro «Diritti Umani» dell’UE ha emanato l’8 giugno 2010 uno Strumentario per la promozione e la tutela dell’esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) (documento 11179/10).
Lo Strumentario è «inteso ad aiutare le istituzioni dell’UE, le capitali degli Stati membri, le delegazioni, rappresentanze e ambasciate dell’UE a reagire in modo proattivo alle violazioni dei diritti umani degli LGBT e ad affrontare le cause strutturali all’origine di tali violazioni».
Il costante uso di parole chiave porta i redattori dell'articolo a parlare di «imposizione» dinnanzi a tutto ciò che regoli i diritti del prossimo, persino quando si parla di documenti in cui si chiede che gay e lesbiche possano godere dei loro inviolabili diritti umani. L'organizzazione si pone dunque dalla parte di chi sostiene che un governo debba poter ammazzare i gay o che abbia il diritto di perseguitarli o incarcerarli. Perché è proprio di questo che si parla nel documento da loro citato, rivolto a stabilire «una serie di strumenti operativi da utilizzare nei contatti con i Paesi terzi» dettate dalla constatazione di come «l'identità di genere e l'orientamento sessuale continuano ad essere usati come giustificazione per gravi violazioni dei diritti umani in tutto il mondo. Lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) costituiscono un gruppo vulnerabile e continuano ad essere vittime di persecuzioni, discriminazioni e gravi maltrattamenti, spesso caratterizzati da forme estreme di violenza. In vari paesi i rapporti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso sono considerati un reato e puniti con il carcere o con la pena di morte».
A confermare ii fatti è il tenore delle domande su cui si chiede di investigare: si ricorre alla pena id morte per punire i rapporti sessuali consenzienti dello stesso sesso? Gli lgbt sono vittime di esecuzioni extragiudiziali sulla base dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere? Gli lgbt sono sistematicamente sottoposti a tortura dalla polizia o da altre forze di sicurezza?
Pare dunque evidente che ogni contestazione al documento documento significhi schierarsi a favore delle torture e delle uccisioni. Ed è patetico che si inneggi all'omicidio nel nome di una fantomatica «ideologia gender» o che si vaneggi di di fantomatici «privilegi per le persone con orientamento non-eterosessuale» a fronte di chi chiede di non essere ucciso o dinnanzi ad un documento che si limita ad affermare che «gli lgbt hanno gli stessi diritti di tutti gli individui, compreso il diritto alla non discriminazione nell'esercizio di taluni diritti».