Bagarre nella parrocchia di Bagheria. Gianfranco Amato si mette a sbraitare che in chiesa è vietato esprimere opinioni diverse dalle sue


Sull'altare della chiesa parrocchiale del Santo Sepolcro di Bagheria, in provincia di Palermo, non c'è stato solo solo per Silvana De Mari e i suoi discorsi sul diametro del pene o sul corretto uso dell'ano. Tra gli insulti alla madri delle persone transessuali e la condanna dell'autoerotismo, il pulpito dinnanzi al crocefisso dell'altare maggiore è stato concesso anche a Luciano Sesta, docente di Antropologia Filosofica e Bioetica dell'Università di Palermo.
Nonostante il fantomatico «gender», esita solo nella mente di quegli integralisti che lo citano ossessivamente quale giustificazione all'odio tranaofobico e omofobico, Sesta dichiara che:

Il primo manifesto gender si trova nella lettera ai Galati di San Paolo. Capitolo 3 versetto 28: «Non c'è più uomo né donna». È un manifesto gender! Maschio e femmina lo creò, singolare. L'essere umano. C'è un'umanità condivisa che viene messa in primo piano rispetto alla differenza sensuale.

Nel video diffuso da Gianfranco Amato vengono censurate le sue contestazioni, ma lo si ode ugualmente cercare di impedire qualunque confronto. Il leader integralista inizia a sbraitare frasi come: «Siamo in chiesa!». Ed ancora, in direzione del relatore, urla: «Lei ha detto che il primo manifesto gender è quello di san Paolo e questo non si può dire in chiesa!».
La bagarre prosegue con Sesta che inizia a dire ai presenti che lo avrebbe detto solo come  «provocazione», ma Amato pare non volerne sapere di smetterla di sbraitare: «Ma lei in chiesa viene a dire che san Paolo ha scritto il primo manifesto gender!». E tra urla  forsennate che paiono assomigliare a quelle di un pescivendolo al mercato, all'improvviso sembra che il suo «siamo in chiesa» debba valere solo quando si cerca di silenziare l'altro.
Nonostante l'avvocato che si proclama «generale» basi gran parte della sua propaganda raccontando ai propri proseliti che esisterebbe un fantomatico «pensiero unico», è attraverso l'aggressione verbale e la censura del pensiero altrui che pare mostrarci come nei suoi comizi non ci sia spazio per chi non si affida ciecamente a lui. E se un tempo si diceva che delle proprie azioni si sarebbe risposto a Dio, ora pare che ci sia un tizio che pretende che si sia conto a lui di qualunque pensiero non sia utile alla sua scalata politica e alla sua propaganda contro la pari dignità sociale. Ed è così che in chiesa di può dire che il pene serve a portarsi a letto delle ragazze, si può sostenere che la femmina abbia il dovere di farsi penetrare ma non si può dire che l'uomo non è superiore alla donna.

Spronati dal loro condottiero, i miliziani di Amato hanno iniziato a creare un brusio tra le navate, arrivando ad impedire il proseguo dell'intervento. Tra le risa compiaciute di Amato, dinnanzi ad un Sesta che domanda: «Io stavo  solo ragionando. Posso ragionare?», dalle retrovie si ode qualcuno tra il pubblico che risponde «no».
E il finale del discorso? Non si sa. Il video pubblicato da Amato si interrompe proprio lì, nel momento il cui il rivale è stato silenziato e si domanda se abbia senso continuare a parlare dinnanzi a chi lo ha aggredito in quel modo. Evidentemente era per lui più importante puntare all'auto-incensamento di chi difende la sacre mura delle chiese da quei cattivoni che osano parlare di dignità della donna.

Clicca qui per guardare il video della vergognosa bagarre.
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