Il giornale della Meloni e la scorrettezza ideologica come strumento di promozione dell'odio omofobico

Giorgia Meloni ama definirsi una "cristiana perseguitata". Piagnucola ch il suo nominare il nome di Dio invano non le permetta di sterminare quegli islamici che lei oda con tutta sé stessa. Si lagna che il suo citare la Madonna non le permetta di privare i figli dei gay da ogni tutela giuridica. Sbraita come una indemaniata che ilo suo odio deve essere ritenuto un diritto perché, dicendosi così tanto cristiana, appare ovvio che debba essere dispensata dal rispetto delle regole della società civile.
Sarà, ma non pare ci sia assolutamente nulla di davvero cristiano in una donna che guida un partito che pare disposto a qualunque cosa pur di fomentare odio, disinformazione, xenofobia e omofobia.

Nonostante la linea politica dei suoi elettori volga tendenzialmente a tifare per gli stupratori (ovviamente solo solamente se italiani e sedicenti cristiani) ecco che si insultano le attrici che hanno dovuto sottostare a delle avance, si difendono i poliziotti che in servizio si sono portati a letto delle turiste ma ci si accanisce se sotto accusa c'è un conduttore gay. E sul loro organo ufficiale di partito non troviamo solo una pruriginosa ricostruzione del caso, ma anche frasi come:

Paolo Orlandelli sul suo profilo Facebook racconta di quando è stato vittima di molestie sessuali da parte del conduttore gay.

Le parole «conduttore gay» vengono scritte in grassetto. Eppure dinnanzi ai tanti altri casi simili, il quotidiano di Giorgia Meloni non si era mai messo a parlare di «produttori etero» o di «padri di famiglie tradizionali» che a tempo perso stupravano le attrici. Eppure anche inn questo caso la specifica sull'orientamento sessuale dell'accusato era completamente inutile ed estranea ai fatti: che fosse gay lo si sarebbe magari potuto tranquillamente intuire dal fatto che si stesse parlando di due uomini, ma il voler specificare un dettaglio privato che non ha nulla a che vedere con la notizia pare buttato lì quasi come se si volesse far credere che tra le due cose possa esistere una qualche correlazione.
È lo stesso sciacallaggio giornalistico al quale assistiamo quando la nazionalità di un criminale viene specificata solo se non è italiano, inculcando nell'ignorante medio la convinzione che esista una correlazione tra nazionalità e crimini dato che le due parole vengono sempre riproposte in tandem.
Il risultato è che la "cristiana perseguitata" pare pronta a fomentare e perseguitare un intero gruppo sociale se quella forma di violenza può tornarle utile ad accaparrarsi una qualche manciata di voti in più.


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