Il parroco anti-gay di Staranzano se la prende con una Chiesa che non spalleggia la sua crociata omofoba
A cosa diavolo serve Dio se non lo si può manco usare come giustificazione ad una ingiusta discriminazione? Pare questo il messaggio pastorale veicolato dal parroco di Staranzano nei continui appelli lanciati dalle pagine dei quotidiani per chiedere che qualcuno cacci dalla sua parrocchia quello scout gay che pare ormai diventato la sua ossessione.
E pensare che il tema non lo dovrebbe manco toccare: non è lui il prete che si occupa del gruppo scout e pare altrettanto evidente che i genitori dei ragazzi affidati alla sua custodia non abbiano le sue stesse remore. Ma evidentemente la ragione non può nulla dinnanzi alla furia omofoba di quel don Fragiacomo che le ha davvero provate tutte. Ha dapprima tentato ai aizzare la comunità del piccolo paesino contro il giovane attraverso una pubblica condanna morale pubblicata sul giornalino della parrocchia. Poi, non soddisfatto dalle reazioni, si è rivolto a quel quotidiano dei vescovi che non ha mai avuto simpatia per i gay, poi a quel Cascioli che dell'omofobia ha fatto la sua professione e infine anche per voce di quell'avvocato che si proclama "generale". Ma nulla, il massimo che è riuscito ad ottenere è un qualche proclamo omofobo e il plauso unanime plauso di chi inneggia alla croce uncinata più che a quella di Cristo.
Eppure don Fragiacomo continua a ripetere che non si può tollerare un giovane ha deciso di promettere amore terno ad un altro uomo... si fosse trattato di un puttaniere dedito a cambiare ragazza ogni sera probabilmente non ci sarebbero stati problemi, ma un gay fedele che condivide un progetto di vita con la persona che ama è un qualcosa che lui sostiene non debba essere tollerato.
Intenzionato a giocarsi la carta del vittimismo, è dalle pagine de Il Piccolo che don Francesco Maria Fragiacomo ha voluto far sapere a tutti di aver disertato l'ultimo incontro di ottobre convocato dal Decanato di Monfalcone. Sostiene che quell'atto sia un atto di protesta verso quel «confratelli» che dice l'abbiano lasciato sola in quella sua crociata discriminatoria, lamentando che il vescovo e l'Agesci non abbiano esaudito le sue richieste per la messa al confino del giovane, così come sicuramente sarebbe accaduto sotto il regime di Mussolini.
Il prete annuncia anche di non ha alcuna intenzione di interrompere il suo mobbing contro il ragazzo, annunciando che la vicenda verrà sicuramente tirata fuori nel corso del rinnovo del Consiglio pastorale, in programma domenica, dove saranno nominati i nuovi consiglieri.
Ed ancora, è sui social network che lo troviamo lì a raccontare di come lui si sia portato a letto solo donne prima di entrare in seminario. E con una violenza che pare inumana, il prete scrive pure: «Che fiducia posso avere dei miei confratelli che nel momento delle difficoltà invece di essere vicini e solidali sono assenti, lontani o addirittura contro. Invece di essere in sintonia sul messaggio del Vangelo, ne sono in piena dissonanza con dottrine, prassi, metodi e stile completamente diversi». «Invece di sostenermi in un caso scandaloso che compromette gravemente il messaggio educativo buono verso i giovani, superficialmente minimizzano, ti accusano, ti sparlano alle spalle o ti canzonano pubblicamente su giornali nazionali, dandoti del “giovane parroco”. Ho 56 anni e in seminario, invece, sono entrato a 32. Prima ho vissuto tutte le esperienze dei giovani di oggi. Dai 16 ai 24 anni sono stato non credente, ho studiato, ho fatto diversi lavori, ho insegnato, ho fatto il militare, sono stato fidanzato. Dopo la conversione con la preghiera,conquistato dalla bellezza, grandezza e verità della vita cristiana ho deciso di dare totalmente la vita al Signore. Ho intrapreso la strada verso il sacerdozio perché mi sentivo fortemente chiamato a servirlo come pastore di anime. E mi sento ancora e sempre più chiamato a esserlo. Non ho mai messo in dubbio che questa è la strada che Dio vuole per me, ora più che mai. E ne sono felice».
Ed è sostenendo che la sua vicinanza ai vangeli si esprimerebbe nel rinnegare quel Gesù che invitava a non giudicare, scrive: «Ora mi domando che razza di Chiesa è questa? Cosa offre? Quali grandi ideali presenta ai giovani? Propongo dapprima noi preti, dovremo farci un serio esame di coscienza su cosa abbiamo proposto ai giovani. Caro don Renzo non so se verrò ancora alle prossime riunioni del tuo decanato».
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