Povia sceglie il negazionismo: «L'omofobia non esiste. È una stupidata»
Uscito dalla scena mediatica in seguito alla totale sparizione dei soldi raccolti per beneficienza che sarebbero dovuti essere destinati ai bambini dei Darfur, Giuseppe Povia vive oggi come ombra dell'integralista Gianfranco Amato. Lo accompagna nei suoi comizi di disinformazione omofoba, esibendosi in canzoncine contro la comunione dei popoli, contro i migranti e contro i la democrazia. Divorato dal suo odio contro i gay sin da quando compose una canzone che promuoveva quelle fantomatiche "terapie riparative" che hanno condotto alla morte numerosi adolescenti, oggi lo ritroviamo a mendicare un po' di attenzione mediatica con alcuni messaggi di mero negazionismo.
Dal suo profilo Twitter, afferma:
L'omofobia non esiste ne come termine ne come concetto. Diffondi e retwitta l'hashtag #omofobianonesiste. Difendi la vera informazione. Mi avete rotto! Dal 2009, dal brano Luca era gay", con questa stupidata dell'omofobia.
Se basterebbe scorrere la lista di reati e omicidi a scopo omofobico per comprendere che l'omofobia esiste e non è certo «una stupidaggine», indicativo è come fra i suoi pochi retweet si trovino persone che si definiscono «fieramente agnostico e nazionalista, decisamente contrario a islam ed ebraismo. Carnivoro». Se non pare un vanto avere seguaci fieramente antisemiti ed xenofobi, difficile è non osservare come tutta quella gente risulti legata alle solite lobby dell'integralismo cattolico che da anni promuovono l'odio omofobico e la transofobia.
A manifestare pieno supporto all'omofobia di Povia troviamo l'immancabile partito di Mario Adinolfi, mentre nel video allegato al proclamo c'è l'integralista che cerca di ripetere a pappagallo alcuni slogan del suo leader, il "generale" Gianfranco Amato. Contro il concetto stesso di omofobia, si mette a ripetere alcuni slogan basati sull'etimologia del termine, ritenuta "colpevole" di parlare della paura per il diverso e non di diabolica ferocia integralista. Si fosse chiamata "adinolfinite", allora sì che sarebbe esistita, ma dato che si chiama omofobia allora non esiste, perlomeno in quella mistificazione ideologica che sarebbe tollerabile solo ed esclusivamente se ci trovassimo dinnanzi un Povia che frigna e sbatte i piedi per terra dicendo che lui esige che il suo salario gli venga pagato in sale (così come vuole l'etimologia del termine).
Il discorso di Povia si spinge poi a sostenere che una legge contro l'omofobia porterebbe ad essere condannati «perché si recitano le parole di san Paolo ad lata voce». E per chi non so sapesse, oltre a sostenere che la donna deve necessariamente tacere in presenza di un uomo, Paolo disse anche che i gay meritano la morte. Numerosi studiosi dei testi sacri spiegano che il testo andrebbe decontestualizzato, ma Adiunolfi e Amato sono fortemente impegnati nel ritenere che i preti debbano poterlo gridare dai pulpiti come giustificazione alla discriminazione di interi gruppi sociali. In altre parole, forse dovremmo dedurne che per Povia quelli dell'Isis facciano benissimo a gettare i gay dai tetti dato che citano Dio prima di sterminarli e questo renderebbe quei crimini una legittima "libertà religiosa".
Si prosegue con il sostenere che «a decidere sarà il giudice come nei regimi totalitari». Se in realtà il giudice è una figura delle democrazie in virtù di come nei regimi a decidere è solo dittatore, è ridacchiando che l'integralista aggiunge: «E figurativi se uno incontra un giudice che conduce uno stile di vita gay» Insomma, pare che voglia negare pure l'esistenza dell'omosessualità oltre che quella dell'omofobia. E seguono pure i soliti appelli ai politici di centrodestra, da lui indicato come gli unici che potranno garantire il diritto all'omofobia nel nome di una famiglia che si basi su un integralista, le sue due moglie e un avvocato che dice di aver visto la Madonna.
Ed è sempre con risvolti prettamente partitici che Povia conclude il suo proclamo sostenendo che la Costituzione garantirebbe un diritto all'odio e che ogni genitore italiano deve poter dire ai propri figli che sono sbagliati" se diversi da come loro li volevano. Ovviamente qualcuno potrebbe fargli notare che anche i minori hanno dei diritti, ma quelli paiono non interessare a chi rivendica il diritto di indottrinare la prole per renderla un'emanazione di sé stessi e della propria ideologia.
A riprova della sua perversa ideologia, lo slogan finale è: «È vero che le minoranze hanno potere, ma la maggioranza vince sempre». Quindi forse aveva ragione chi difendeva la schiavitù citando la Bibbia, dato che gli schiavi erano una minoranza e la maggioranza doveva avere il diritto di sfruttarli per il proprio tornaconto.
E pensare che questa ideologia riceve pure patrocini pubblici elargiti da quella Lega Nord o da quei Fratelli d'Italia che amano simili proclami e che plaudono a quel Gianfranco Amatoc heinvoca
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