Quegli scout condotti ad ascoltare il comizio omofobo di Gianfranco Amato
Nel guardare le immagini pubblicate da Gianfranco Amato inerenti al comizio di disinformazione omofoba che ha tenuto dall'altare della chiesa parrocchiale di Bagheria, in provincia di Palermo, pare difficile non notare come tra il pubblico fossero presenti alcuni ragazzi del gruppo scout. I fazzolettoni di colore diverso lascerebbero intendere che si tratti addirittura di ben due gruppi, così come l'uniforme pare indicare che si tratti di scout dell'Agesci.
Prassi vuole che l'uniforme non debba essere indossata se non si sta partecipando ad un'attività di gruppo, motivo per cui pare evidente che qualcuno abbia imposto a quei ragazzi di partecipare al comizio di un politico he si batte contro l'uguaglianza di genere. Buffo, perché il fatto che quei ragazzi indossassero un'uniforme e non una divisa è proprio perché quel vestito serve a uniformare e non a dividere. Per farla breve, i militari indossano la divisa per separarsi dai civili, gli scout indossano un'uniforme per eliminare eventuali disuguaglianze sociali,e economiche o di genere. Pare dunque una negazione della propria identità quella che ha posto quei ragazzi ad ascoltare le teorie della signora De Mari sul sesso anale o sui sex toys, così come tutte le teoria di Amato contro la dignità di chi non è conforme al suo dogma ariano.
Difficile è immaginare quale violenza potrebbe essere stata un simile comizio imposto ad un eventuale ragazzo gay, non solo costretto a subirsi sue ore di insulti, ma minacciato da bugie che rischiano di aizzare il suo gruppo contro di lui, rendendo quell'ambiente poco sicuro per la sua possibile permanenza o per un rischioso coming out. D'altra parte il nome di Amato è noto come sinonimo di odio contro i gay, motivo per cui un gruppo che partecipa a tale evento è un gruppo che vuol essere legittimato ad odiare i propri fratelli.
Non pare andare meglio dal punto di vista dei genitori dei bambini che vengono affidati a quagli scout, dato che pare difficile poter avere timori ad affidare i propri figli a chi partecipa così orgogliosamente ad un comizio d'odio in cui ben due dei tre relatori si sono impegnati in prima persona nella promozione della fantomatiche "cure" dell'omosessualità teorizzate da Nicolosi, provata causa del suicidio di numerosi adolescenti.
E se è pur vero che i gruppi scout godono di ampia autonomia, opinabile è che si possa rigettare con una simile sfrontatezza quanto definito nella Carta del Coraggio approvata nel 2014. In quell'occasione l'associazione sancì che: «Dove c'è amore non può esserci peccato, e che quindi anche due persone dello stesso sesso o due conviventi o una persona divorziata devono avere la possibilità di vivere nella comunità degli scout in piena uguaglianza e dignità». E dov'è la dignità nel comizio di una donna che cerca di creare repulsione verso il prossimo andando davanti ad un crocefisso a spiegare con toni assai pruriginosi e perversi come avvenga la penetrazione di un pene nell'ano di un altro uomo?
Lord Baden-Powell, fondatore del movimento scout, scriveva:
Quando ero giovane c'era in voga una canzone popolare: «Guida la tua canoa» con il ritornello «Non startene inerte, triste o adirato. Da solo tu devi guidar la tua canoa».
Questo era davvero un buon consiglio per la vita. Nel disegno che ho fatto, sei tu che stai spingendo con la pagaia la canoa, non stai remando in una barca.
La differenza è che nel primo caso tu guardi dinnanzi a te, e vai sempre avanti, mentre nel secondo non puoi guardare dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto. Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo. Altri ancora preferiscono imbarcarsi passivamente, veleggiando trasportati dal vento della fortuna o dalla corrente del caso: è più facile che remare, ma egualmente pericoloso. Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada.
Guida tu la tua canoa.
Orbene, come si può dirsi parte di quella filosofia mentre non si prova vergogna ad indossare il fazzolettone in un comizio finalizzato a puntare il dito contro l'autodeterminazione altrui? Di fatto Amato esige che si impedisca agli altri di poter essere sé stessi solo perché lui sostiene di essere un timoniere migliore degli altri, anche se Baden Powell suggerisca che potrebbe portarci sugli scogli. Sarebbe dunque doveroso non infangare il suo movimento mentre si ascolta un tizio che pretende di impedire che gli altri possano guidare la loro canoa solo perché lui si reputa migliore di loro a navigare.