Il silenzio sull'attentato di Sondrio: la politica non sa che farsene di un terrorista italiano e cristiano
«Ne dovevo ammazzare di più». È quanto hadichiarato al momento dell'arresto Michele Bordoni, il 27enne che sabato scorso si è scagliato con la sua auto contro i visitatori del mercatino di Natale di Sondrio. Se in un primo tempo la stampa aveva tentato di ridimensionare i fatti parlando di di «un ubriaco», l'accusa della Procura è stata riformulata in quella si strage in virtù di come sia emersa l'intenzione di uccidere «indifferentemente una pluralità di persone».
Ma è qui che la politica italiana ha avuto i suoi primi grattacapi, dato che il terrorista era di nazionalità italiana e di religione cristiana.
E che cosa se ne fa Salvini di un terrorista italiana quando il suo unico scopo è quello di fomentare odio contro l'Islam? Probabilmente nulla. Ed è forse quello il motivo per cui non lo abbiamo visto sbraitare o agitarsi. Non lo abbiamo visto correre sui giornali a fomentare isteria contro il pericolo del terrorismo. Non ha praticamente fatto nulla, esattamente come accade quando i responsabili di una qualche violenza non hanno una cittadinanza utile alla sua propaganda.
Curiosamente nessuno pare interessato a conoscere dove si sia radicalizzato, nessuno si mette a sbraitare che si pretende una condanna dell'attacco da parte dei suoi correligionari. E pare pure che Salvini lascerà la sua ruspa parcheggiata nel box.
Eppure La Provincia di Sondio ci informa infatti che l'attentatore si è proclamato «un templare, un illuminato» che ha compiuyto quel gesto nel nome di Dio. Una storia scomoda che Il Giorno si è prontamente affrettato a sminuire attraverso il tentativo di tirare in ballo «la cannabis» e nel dichiarare che solo un drogato avrebbe potuto proclamarsi incaricato da Dio di compiere una strage. Non serve molta fantasia per sapere che se l'attentatore si fosse detto jihadista, nessuno avrebbe dato spazio a tentativi di giustificazione e probabilmente la notizia sarebbe in prima pagina da giorni.