Autogol di Adinolfi: non voleva le DAT, ma poi ne sottoscrive una che smentisce la sua propaganda
Pare proprio che Mario Adinolfi non voglia perdere occasione per rendersi ridicolo. Dopo mesi passati a denigrare le DAT, è dalla sua pagina Facebook che si è affrettato a firmarne una. Ovviamente è un testo propagandistico privo di qualsivoglia valore legale, ma resta un qualcosa che sconfessa tutte le sue insensate affermazioni sul tema.
Scrive l'integralista:
Nel caso un incidente o l’evolversi di una malattia mi mettano in condizione di non poter comunicare le mie volontà, dispongo che in nessun caso io sia privato di idratazione e nutrizione perché non voglio morire come Eluana Englaro, con le unghie conficcate nella carne e gemendo per l'immenso dolore provocato da un'agonia innescata dalla fame e dalla sete. Dispongo altresì che mi sia evitato ogni accanimento terapeutico ma che sul mio corpo ancora in vita sia apposta l'unzione degli infermi da un sacerdote della Chiesa cattolica, se in vita e reperibile chiedo che sia padre Maurizio Botta. Dispongo che sia mia moglie Silvia Pardolesi la fiduciaria che potrà prendere decisioni in mia vece, sentite le mie figlie Livia e Clara, ma in nessun caso potranno essermi negate cure vitali per la sopravvivenza anche se la qualità della mia vita successiva all'evento infausto dovesse essere gravata da pesante invalidità. Perché la vita mi è stata donata da Dio per il tramite dei miei genitori e a Lui sarà resa quando la richiederà.
Se Adinolfi farebbe bene a sciacquarsi la bocca prima di nominare il nome di Eluana Englaro, emerge l'arroganza di chi pare incapace di lasciare in pace gli altri nonostante farebbe bene od occuparsi della sua famiglia (difatti tanto si potrebbe dire di un padre che usa dei minori per agitarli come un pacco dal palco dei suoi comizi o che esprime «solidarietà» a chi promuove fantomatiche "cure" di orientamenti sessuali che lui esige le sue figlie non debbano poter avere).
Ma in mezzo a tanta inutile dialettica, emerge un'unica verità: lui potrà soffrire quanto vorrà. Nessuno gli negherà la sua sospirata agonia, semplicemente il suo volere non verrà imposto agli altri. Ad esempio, se qualcosa accadesse alla figlia maggiorenne, i medici sarebbero tenuti a rispettare la scelta della ragazza senza tener conto delle pretese di un padre invadente che voleva persino decidere con chi dovesse andare a letto.
E fa sorridere anche il suo dire che per lui non voglia alcun accanimento terapeutico, nonostante abbia fatto di tutto per infliggerlo ad un bambino inglese che ha strumentalizzato per i suoi fini politici.
Doveroso è osservare che le sue richieste sono quelle d'ufficio, motivo per cui non ha molto senso le esprima (benché meno in un post su Facebook). Va notato il suo chiedere che a prendere le decisioni sia la madre della sua seconda figlia che però pare non fosse realmente sposata con lui (chissà se poi restituirà i soldi pubblici intascati mentre la spacciava per tale dato che è lui stesso a dirci esistesse «un vizio di forma» nella trascrizione). Fatto sta che lo troviamo a pretendere un diritto che la sua propaganda negherebbe a quei gay a cui lui vorrebbe fosse negata l'unione civile ed ogni legame di parentela. Al solito, vuole dei vantaggi rispetto alle sue vittime.
Il resto del proclamo si basa sul sostenere che a lui non basti poter decidere per sé stesso, pretende di poter imporre agli altri la sua volontà. Un classico per chi appare incapace di esprimere le sue volontà senza denigrare la Englaro o chiunque si sia spento con dignità contro il suo volere.
Violento appare anche il raccapricciante riferimento alle unghie della ragazza, peraltro quale conseguenza di un integralismo che nega agli uomini un'eutanasia concessa solo agli animali. Si addormenta il cavallo che zoppica ma si compiacciono per il bambino che subisce un progressivo deterioramento del sistema nervoso mentre un tubo gli impedisce di morire secondo natura.
Mistificando e negando la verità, aggiunge:
Denuncio con l'occasione la violenza collettiva resa al Paese con la legge detta “del testamento biologico”, spacciata per legge di libertà individuale e in realtà scritta solo per abbattere i costi della sanità provvedendo alla soppressione sistematica dei malati terminali innestando nel corpo di una nazione sana il virus necrofilo della cultura della morte.
Parole assurde, che cercano di spacciare i malati come un costo a fronte di norme incentrate sulla loro dignità. Costi che vengono sventolati per negare la reversibilità ai vivi al fine di infliggere sofferenze ai morenti. Ecco il regime secondo Adinolfi, l'uomo che odia l'amore e si nutre dell'altrui sofferenza.