Benedetta Frigerio: «Il Greath Ormond Street Hospital ha ucciso Charlie Gard per ostilità verso la famiglia»

Pare che Benedetta Frigerio non voglia rassegnarsi a lasciare in pace Charlie Gard, evidentemente ritenendo che il suo corpicino senza vita possa ancora essere abusato per cercare trarne un qualche profitto personale.
Dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana, la fondamentalista firma un articolo dal titolo "Perché la morte di Charlie Gard fu eutanasia" che è stato pubblicato nella sezione "omicidio di stato". Ed è in quel contesto che la ciellina si lancia nel il tentativo di coniugare lo sfruttamento del bimbo inglese alla promozione del razzismo e dell'antieuropeismo:

In un’Europa sempre più vecchia e infeconda, ferita dagli attentati del terrorismo jihadista, incapace di affrontare una delle ondate migratorie più impressionanti e anomale, immersa in una profonda incertezza politica, la morte per eutanasia di Stato del piccolo Charlie è il segno della fine di un’epoca, e la sollevazione popolare che ha accompagnato la sua breve vita potrebbe essere l’inizio di una nuova.

Si pubblicizza così un libro che frutterà soldi a tal Assuntina Morresi, un membro del comitato nazionale per la bioetica che pare schiumare di rabbia dinnanzi a chi non ha inflitto ulteriori sofferenze al piccolo al solo fine di gratificare il sadismo integralista e la loro frustrazione nel non poter disporre a proprio piacimento della vita altrui. Il tutto, peraltro, coniugando il loro desiderio di veder soffrire il piccolo Charlie alla loro pretesa di erigere alte mura che possano tenere lontani quei bambini migranti che potrebbero davvero essere aiutati.

Grave è come la Frigerio tenti di alterare la verità dei fatti, parlando di un bambino che sarebbe avvenuta «per volontà del Greath Ormond Street Hospital» o nel suo spergiurare che «a diagnosi effettuata i medici decisero che il piccolo doveva morire ucciso attraverso la sospensione della ventilazione, prima dell'imminente, a detta loro, decesso naturale. I genitori rifiutarono da subito l’eutanasia del figlio e chiesero aiuto ad una giornalista, Alison Smith-Squire».
Nella sua cronistoria la fondamentalista pare dimenticare che i medici hanno provato ogni possibile cura e che la decisione di sospendere l'accanimento terapeutico è stata presa solo quando si ha avuto la certezza che quelle terapie non avevano alcune effetto se non quello di condannare il piccolo ad una inutile sofferenza. Ed è infatti cavalcando una versione alternativa della verità che si lancia nellospergiurare che:

Altri medici proposero ai Gard una terapia, ma il Gosh preferiva “staccare la spina” ad una cura non ancora sperimentata sulle persone. Eppure, secondo il medico americano Michio Hirano, il trattamento, pur avendo remote possibilità di essere efficace, andava tentato, perché l’alternativa era la morte. L'ospedale invece voleva provocarla. Tanto che sebbene i genitori fossero riusciti a raccogliere i fondi per trasferire Charlie e curarlo in America, il Gosh negò imperterrito il trasferimento portando il caso in tribunale. Da qui in poi ebbe inizio la vicenda che ha così infiammato il mondo da far intervenire la Chiesa, la politica, la scienza, fino al Papa e Trump.

La realtà dei fatti è un po' diversa da come raccontata sul sito di Cascioli. I genitori di Charlie lessero su Internet di una cura alternativa e, parlandone con i medici del Greath Ormond Street Hospital, ottennero il loro immediato interesse. Lo staff medico contattò l'ospedale statunitense che aveva ideato la cura, accertando che la terapia nucleosidica indicata nell'articolo era una terapia sperimentato solo su topi per un ceppo diverso della malattia.
Dati i rischi del trasporto, la totale assenza di sperimentazioni sulla mutazione di Charlie (sarebbe stato come provare a curarlo con l'aspirina dato che per il raffreddore funziona) e la dichiarata impossibilità di poter sanare i danni celebrali del piccolo, interi staff medici hanno indicato quella possibilità non avrebbe mai portato a nulla se non ad un'ulteriore prolungamento dell'agonia. E dato che i diritti del bambino hanno la precedenza sui desideri insensati dei genitori, i medici hanno deciso per il bene del minore.

Ma della realtà pare interessare poco a una donna che cerca di sfruttare Chalie per lanciare beceri slogan politici a sostegno del suo Trump e del suo adorato Putin:

Nel libro sono raccolti tutti gli interventi più significativi, gli articoli di giornale apparsi in merito, le parole della rete e di personalità note, da quelli più tiepidi (è il caso della Conferenza e episcopale britannica) a quelli più decisi (come quello del cardinal Caffarra o del patriarcato di Mosca).

Raccontando che chi ha un'opinione diversa dalla sua debba essere ritenuto un deficiente che non riesca a comprendere che ogni sua parola dev'essere ritenuta una verità divina, la fondamentalista Frigerio aggiunge:

Il libro riesce così a far comprendere la confusione anche dei credenti, ottenuta grazie al martellamento della mentalità dominante e a quello mediatico. Confusione prodotta grazie al termine “accanimento terapeutico”, usato per convincere tutti della bontà di quello che è stato un vero e proprio omicidio. Inoltre, i fatti messi tutti in fila e la mancanza di “un evento che rendesse dannosa o vana la respirazione" ("un ostacolo oggettivo sarebbe stato documentato”) dimostrano che togliere la ventilazione al piccolo fu un vero e proprio atto eutanasico. Perciò, anche rifiutando la sperimentazione mai testata sull’uomo e proibendo ad un altro ospedale di assumersi la responsabilità di tentare una cura, non si capisce perché il Gosh si sia accanito per la sospensione della ventilazione? Se Charlie doveva comunque morire, come avevano sentenziato i medici, perché non lasciare che la morte avvenisse naturalmente?

In realtà la morte è avvenuta naturalmente. Anzi, in natura Charlie si sarebbe spento mesi prima, ma la signora Frigerio pare disposta a spergiurare persino che respiratori e terapie mediche che impedissero la morte naturale del bimbo fossero da intendersi anche'esse come "naturali". Il tutto nell'innaturalità di un manipolo di fondamentalisti cattolici che volevano gustarsi il deperimento e la corrosione del sistema nervoso del piccolo, un bambino che loro dicevano avesse il viso rilassato ma solo perché non c'erano più nervi in grado di muoverlo e non aveva più alcuna possibilità alcuna di comunicare con l'esterno. Non poteva piangere, non poteva muoversi, non poteva respirare, non poteva comunicare.

Ed è in maniera del tutto vergognosa che la Frigerio si lancia pure in illazioni da denuncia penale:

Mentre altri fatti dicono di un orgoglio umano evidente e di un’ostilità verso la famiglia: forse che il Gosh pensava di avere più diritti su Charlie dei suoi genitori? Perché altrimenti resistere alla domanda di far entrare un pastore a pregare nella stanza di Charlie (sia mai che accada il miracolo) e, alla fine, dopo aver vinto la battaglia legale, negare l’ultima richiesta della famiglia di portare il figlio a morire a casa con la scusa che le macchine non passavano dalla porta, quando Charlie, fa notare Morresi, era già uscito dalla sua stanza a giugno per raggiungere il giardinetto sul tetto dell’ospedale?

La richiesta di negare il trasporto a casa è stato ampliamene motivato dal fatto che solo l'ospedale possedeva le apparecchiature necessarie a garantire una terapia del dolore che impedisse al piccolo di soffrire inutilmente per il sadico piacere dei suoi genitori, così come pare normale che preti e suore non possano stazionare in camere d'ospedale quando sono in corso delle terapie. E riguardo al fatto che tali atti non fossero a vantaggio dei diritti di Charlie, si tratta solo dell'opinabile opinione diella signora froigerio e della sua inumana speculazione a danno di un bambino a cui era proprio lei a voler negare il diritto ad una morte secondo natura.

La fondamentalista non si astiene neppure dallo speculare sulla inesistente "terapia" proposta dall'ospedale vaticano Bambin Gesù. Ribadendo il suo sostenere che un genitore debba poter infliggere inumane violenze ai propri figli se solo lo desidera, afferma:

Impressiona rileggere la proposta del 7 luglio fatta al Gosh dall’ospedale Bambin Gesù di Roma, che diede voce a sette esperti di malattie mitocondriali ancora convinti che Charlie dovesse non solo non essere privato della respirazione ma venire curato. Ma guardando a quanto accadde in aula, a come furono trattati i genitori dai legali del Gosh (nel libro i loro profili e le loro battaglie pro eutanasia) si capisce la violenza di un sistema che ormai agisce come se il migliore tutore dei bambini fosse lo Stato. E ripercorrendo immagini e fatti, Morresi fa emergere altre menzogne costruite dal Gosh (quella sull’impossibilità di portare Charlie a casa è dimostrata anche dalle foto in cui il piccolo viene spinto con i macchinari attaccati al passeggino nel giardino dell’hospice).

Tornando a speculazioni prettamente politiche a parallelismi assurdi, lamenta che alcune persone possano disporre decisioni sul proprio trattamento sanitario in contrasto con quelle che lei vorrebbe imporre loro:

Un caso, questo, non solo perso ma che ha già fatto mentalità (basti vedere la legge approvata in Italia a dicembre sulle Dat) confondendo le cure palliative con l’eutanasia: “La medicina palliativa non esclude ogni mezzo di sostegno vitale: l’idratazione, la nutrizione e la ventilazione…a meno che non siano fonte di effetti avversi”, ammise il palliativista Ferdinando Cancelli. Menzogne, presunzione, pressioni, che si spinsero fino a dichiarazioni come quelle del giudice Francis quando il 24 luglio affermò: “È nel migliore interesse di Charlie morire”. Parole che, dopo una battaglia straziante, portarono la famiglia a pronunciare un discorso di resa, che noi della NuovaBq non capimmo se non come il cedimento di una famiglia devastata dal dolore e dalle pressioni.

Ed è esaltando i cattolici quali detentori della verità assoluta sulla vita altrui ed inneggiando al populismo quale mezzo per elargire giudizi senza bisogno di competenza alcuna se non il sentito dire, conclude:

Per questo la morte di Stato di Charlie sancisce la fine di un’epoca, quella del diritto naturale per cui la vita valeva a prescindere da tutto, e parla dell’inizio di un’altra epoca, quella in cui la vita vale solo se è produttiva e se ha qualità (Morresi analizza gli interventi di un’infermiera e una dottoressa cattoliche che dimostrano quanto questa mentalità sia entrata anche nella Chiesa).
Ma forse c’è una speranza, un seme che un giorno potrebbe far nascere un’altra epoca, un’epoca più umana, come si capisce dalle pagine lette, in cui oltre alla denuncia emerge il movimento impressionate di un popolo semplice, forse non dotto, ma almeno umanamente più intelligente degli esperti e che ha lottato per Charlie senza tregua fino a smuovere il Pontefice, i cardinali e persino membri della curia e di una Chiesa da tempo in ritirata.

Resta il fatto che i disordini mitocondriali sono estremamente complessi ed il voler affermare che i medici Greath Ormond Street Hospital abbiano deciso che Charlie Gard doveva morire è a dir poco aberrante. La speranza è che gli avvocati dell'ospedale pediatrico londinese possano leggere con molta attenzione il suo articolo.


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