Durante lo sciacallaggio della morte di Dolores, Mario Adinolfi inciampa in una vergognosa gaffe
Ode to my family è una canzone in cui Dolores O'Riordan parla di come la sua famiglia non si accorse delle molestie da lei subite, all'età di soli 8 anni, da parte di un uomo molto vicino ai suoi genitori. Ma dinnanzi all'inascoltato grido d'aiuto di una bambina, pare che l'ultra integralista Mario Adinolfi venga distratto dalla presenza di un crocefisso sul palcoscenico e tanto pare bastargli per sostenere che quello sarebbe "un'ode" alla famiglia". Sì, forse ad una famiglia che lascia stuprare i propri figli.
È infatti dalla sua pagina Facebook che l'integralista si è affrettato a cercare di sfruttare a proprio vantaggio il corpo ancora caldo della frontwoman dei The Cranberries, ostentando il suo opportunismo nello scrivere:
Se forse qualcuno dovrebbe provare spiegare al signor Mario Adinlofli che lui si sarà anche comprato il simbolo del cristianesimo per tramutarlo nel titolo di quel vergognoso giornaletto omofobo e razzista da cui trae profitti economici, ma da qui al cercare di impossessarsi pure del termine "famiglia" ne passa di acqua sotto i ponti. Anche perché mica sarà una famiglia vera quella porcata ideologica che lui teorizza, fatta di bambini ridotti in schiavitù da genitori che vogliono imporgli il loro pensiero e la propria volontà, arrivando persino a disquisire su quale possa essere il modo migliore per impedire possano conoscere l'esistenza di un preservativo che possa proteggerli dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Fatto sta che la cantante ha dichiarato di essere stata regolarmente molestata dallo stesso uomo per quattro anni, dagli 8 ai 12 anni, nel periodo in cui la sua famiglia si era trasferita a Limerick, fino ai 12. Rompendo il silenzio, ha dichiarato: «Per quattro anni quando ero bambina sono stata molestata sessualmente. Ci eravamo appena trasferiti in una zona molto frequentata, in quel momento della mia vita avevo tantissime persone intorno. Mia madre lavorava tantissimo per pagare le bollette e mio padre (che ha sofferto di un problema al cervello dopo un incidente di auto nel 1960) era all'oscuro di tutto».
Intenzionato a giocarsi il tutto per tutto per difendere il suo messaggio, è nei commenti che Adinolfi tenta di alterare il senso delle critiche per negare la realtà dei fatti:
Ovviamente è vero che il padre non l'ha mai violentata, ma è altrettanto vero che non è quella la critica avanzata o il tema del brano in questione. Vergognoso è come Adinolfi si metta pure ad insultare gli altri dopo che il suo sciacallaggio di quella morte non ha dato gli esiti sperati.