Il Movimento per la vita contro De Mattei e il candidato di Adinolfi: «Svolgono attività caratterizzate da fanatismo e ideologia»
Continuano le divisioni e le liti interne al movimento integralista. È con tono stizzito che Marco Tosatti, vaticanista de La Stampa e fiero sostenitore di Adinolfi, ha pubblicato una lettera in cui il "Movimento per la vita" invita i propri gruppi locali a non partecipare alla "marcia per la vita" che potrebbe svolgersi il prossimo maggio:
Il dodici dicembre scorso è circolato in rete un pesante documento contro il Papa redatto in Nord America in lingua inglese e firmato da trentasette organizzazioni pro-life e pro-family di tredici paesi. Il documento si intitola “Non seguiremo i pastori che sbagliano” ed è stato presentato come un manifesto di resistenza dei pro-life a Papa Francesco.
Tra le firme oltre a quelle di alcuni noti personaggi stranieri compaiono anche quelle di alcune organizzazioni italiane tra cui: l'Associazione Famiglia Domani (fondata da Luigi Coda Nunziante), la Fondazione Lepanto (Roberto de Mattei), Federvita Piemonte (Marisa Orecchia). Il Cammino dei Tre Sentieri (Corrado Gnomo), Ora et Labora in difesa della vita (Giorgio Celsi), Famiglie Numerose Cattoliche (Vinorio Lodolo d'Oria), Voglio vivere (Samuele Maniscalco). SOS Ragazzi (Diego Zoia).
Ritengo questo attacco miope e ingeneroso, dato che il Papa e la Chiesa cattolica sono nel mondo e in Italia i maggiori e più importanti alleati di tutti coloro che difendono la vita umana e ne promuovono la causa.
Ricordo che all’atto della mia elezione a presidente del movimento per la vita italiana nel 2015 dichiarai che mai avrei portato il movimento a prendere le distanze o, peggio, in rotta di collisione con il Santo padre con i nostri vescovi. Questo documento invece divide i cattolici e macchia la causa della vita, contribuendo a indebolirla. Invito pertanto tutte le nostre associazioni a prendere le distanze dal testo e ad evitare ogni rapporto e ogni collaborazione con le organizzazioni firmatarie.
In quel gioco di specchi con cui l'integralismo cattolico tenta di moltiplicare la sua presenza attraverso molteplici realtà riconducibili al medesimo gruppo di persone, alcune puntualizzazioni paiono doverose.
Famiglia Domani è l'associazione che crea e popola il sito integralista "Osservatorio gender" in una sistematica aggressione alle famiglie e alla dignità dei gay. La Fondazione Lepanto è di proprietà di Roberto de Mattei, già esponente del Fronte Monarchico Giovanile, fondatore di Alleanza Cattolica e membro di Famiglia domani. Roberto de Mattei risulta anche il direttore del mensile Radici Cristiane e dell'agenzia stampa Corrispondenza Romana, nonché proprietario del sito Nocristianofobia.
Giorgio Celsi di Ora et Labora è uno dei candidati del partito di Mario Adinolfi. La sua associazione ha organizzato preghiere contro i gay alla presenza di Gianfranco Amato, così come numerosi convegni di stampo omofobo con la signora Silvana De Mari (anch'essa candidata per il partito di Adinolfi). La sua attività viene sistematicamente promossa e sponsorizzata anche dall'associazione Provita onlus di Toni Brandi. Famiglia Domani, Fondazione Lepanto e Provita onlus risultano tutte vicine alla Fraternità sacerdotale San Pio X (ossia ai lefebvriani) e quindi a Forza Nuova.
Nel 2014 l'associazione Famiglie Numerose Cattoliche ha «fortemente promosso» la diffida con cui i Giuristi per la vita (quindi Gianfranco Amato, segretario del patito di Mario Adinolfi) ha minacciato 104 uffici scolastici provinciali e 21 uffici scolastici regionali nel caso in cui avessero messo in pratica la strategia nazionale di contrasto alla violenza omofobica nelle scuole.
Il Cammino dei Tre Sentieri è un gruppo che bolla le unioni civili come un «riconoscimento giuridico a ciò che contro-natura», così come l'associazione SOS Ragazzi sostiene che le adozioni da parte delle persone gay siano da ritenersi una «aberrazione», motivo per cui si battono nel tentativo di impedire garanzie giuridiche a chi vive in famiglia a loro sgradite. Nel loro modus operandi è curioso come i loro appellisiano organizzati in modo che sia possibile conoscere il testo delle loro rivendicazioni prima di aver fornito le proprie generalità.
Precisato ciò, la lettera del "Movimento per la vita" prosegue asserendo:
La materia è particolarmente delicata perché come sapete Federvita Piemonte continua a usurpare la denominazione con cui sono abitualmente riconosciute le nostre federazioni regionali, mentre Virginia Coda Nunziante e Roberto de Mattei sono gli organizzatori della marcia per la vita che si tiene abitualmente in maggio a Roma. Rispetto alla marcia, negli scorsi anni il MPVi aveva scelto di non partecipare e di non promuovere, senza tuttavia scoraggiare le poche Associazioni locali che sceglievano di aderire.
Per il 2018 invito tutte le associazioni locali a non partecipare alla marcia per evitare qualunque confusione tra la nostra realtà e queste organizzazioni estremiste e malamente tradizionaliste.
Invito anche a non dare alcun sostegno o adesione alle iniziative di organizzazioni come ora et lavora in difesa della vita, voglio vivere, SOS ragazzi che continuamente cercano di coinvolgerci nella loro attività caratterizzata da fanatismo e ideologia
Davanti alla lettera, è dal suo blog che Marco Tosatti si mostra molto infastidito per termini che appaiono all'acqua di rose rispetto alle offese che lui è solito elargire contro le sue vittime:
Qualche nota a margine. Giustissimo – se uno lo ritiene giusto – invitare a prendere le distanze dal testo. Ma evitare ogni rapporti di collaborazione con persone e gruppi che si battono per la vita sembra, questo sì, estremamente divisivo. E pregiudiziale. Anche l’uso di termini come “estremisti, malamente tradizionalisti, fanatismo, ideologia” non sembra certamente molto dialogante. Si intravede dietro l’on. Prof. Gianluigi Gigli l’ombra di mons. Galantino, quello a cui non piacciono i volti inespressivi di chi recita il rosario davanti alle cliniche abortiste.
Difeso l'estremismo e sostenuto che l'abuso del termine "vita" debba garantire apertura anche alla realtà che ne abusano per promuovere una cultura della morte e del disprezzo, il vaticanista passa a sostenere che quella presa di distanze sia motivata da interessi politici. Scrive:
E poi c’è la scadenza elettorale. Il presidente del Movimento per la Vita, che ha iniziato la legislatura con Scelta Civica, per poi passare ai Popolari per L’Italia e infine approdare a Democrazia Solidale, da cu i mi dicono sia uscito solo pochi giorni fa in attesa di candidarsi con Parisi in occasione dell’approvazione delle Dat scriveva: Era davvero questa legge la priorità di fine legislatura?”. Lo dichiara in una nota Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita italiano (Mpv). “È tragico che in un Paese sempre più vecchio e con sempre meno nascite, invece di mettere in atto valide politiche familiari e di sostenere forme di relazioni più solidali, la priorità sia divenuta quella di aiutare le tendenze suicidarie degli individui. Sembra la fotografia di un Paese, l’Italia, votato all’estinzione e privo di speranza nel futuro”; e continuava: “ci sarebbe estremo bisogno di accogliere l’invito del presidente della Cei, ricomponendo la frattura che si è determinata in politica tra cattolici del sociale e cattolici della morale”.
Frasi che poi sono state ritrattate in una seconda lettera in cui si affermava che:
Il Movimento per la vita italiano smentisce la propria partecipazione riportata a propria insaputa e senza preventiva autorizzazione nella locandina che annuncia l’evento. Ferma restando la forte contrarietà del Movimento per la Vita al contenuto della legge all'esame del Senato, il Movimento non parteciperà alla manifestazione, non condividendo lo stile con cui alcune delle organizzazioni indicate sono presenti sulla scena pubblica e, soprattutto, perché profondamente in disaccordo con gli attacchi che alcune di esse rivolgono quasi quotidianamente al Papa e ai Vescovi italiani.
Insomma, il problema non sarebbe tanto una «attività caratterizzata da fanatismo e ideologia» quanto un attacco al Papa, curiosamente condotto da gente che dice di volersi candidare senza un programma perché il loro obiettivo è quello di sostituire la legge repubblicana con la dottrina sociale della Chiesa. In altre parole, emerge il tentativo di condurre una crociata nel nome del Papa che sia finalizzata contro il Papa.
La posizione assunta del Movimento per la vita non dev'essere sottovalutato anche in virtù di come la si debba leggere come una frattura interna. Nel 2005 fu Paola Binetti, membro onorario dell'Opus Dei, a fondare l'associazione Scienza & Vita con lo scopo di contrastare l'approvazione della Legge 40. Buttatasi in politica l'anno successivo, divenne presidente del comitato scientifico del Movimento per la Vita, un'associazione legata alla CEI e direttamente connessa a Scienza & Vita.
Dalle fila di Scienza & Vita spuntò anche l'onorevole Carlo Casini, già attivista di Azione Cattolica, che dal 1990 al 2015 ricoprì il ruolo di presidente del Movimento per la Vita. Ad oggi quel gruppo rappresenta la federazione di seicento movimenti locali, a loro volta parte del Forum delle Associazioni Familiari.
Sempre dalle fila di Scienza & Vita sono spuntati anche personaggi come Gianfranco Amato o Massimo Gandolfini, indicandoci come la matrice sia la medesima anche se oggi una parte dice che l'altra sia «caratterizzata da fanatismo e ideologia». A sottolineare la vicinanza tra i gruppi è anche come il primo logo dei Giuristi per la vita di Gianfranco Amato fosse praticamente identico a quellodella "marcia per la vita".
Nel 2008 fu sempre l'associazione Scienza & Vita a tentare di introdurre nel dibattito pubblico italiano i concetti di "teoria di genere" e "ideologia di genere" all'interno del secondo volume dei Quaderni da loro curati e attraverso un convegno organizzato a Firenze nell'aprile del 2008 dal titolo "L’ideologia del gender: maschio e femmina, natura e cultura". Il progetto naufragò e venne tenuto in un cassetto per essere riutilizzato anni dopo, approfittando di quei nuovi social che avrebbero permesso di promuovere isterie senza dover passare dalla verifica delle fonti.
Ora che il mostro è stato riesumato, pare proprio che oggi si stiano contendendo la possibilità di poterlo sfruttare a proprio vantaggio, ricorrendo necessariamente alla denigrazione l'uno dell'altro dato che sono almeno trent'anni che quella è la loro unica strategia comunicativa.
Precedenti screzi sulle porzioni politiche si registrarono nel novembre del 2016. Nonostante Adinolfi ripubblichi ossessivamente le immagini delle iniziative del Movimento della Vita dopo averle griffate con il logo del suo partito, attaccò apertamente il suo presidente per non aver partecipato alla sua campagna politica contro Renzi (lo stesso Renzi che fu proprio Adinolfi a promuovere ai tempi delle primarie, ossia quando cercava una poltrona nel Pd). Gigli accusò Adinolfi di aver falsificato i suoi virgolettati, domandandogli se lui non fosse «tra coloro per i quali il fine (delegittimazione di chi evidentemente è visto come presunto avversario) giustifica i mezzi (la menzogna)».
Anche in quel caso emerse come l'ideologia fosse la medesima, differendo solo dagli interessi politici che se ne volevano trarre. Gigli scrisse infatti che:
Faccio sommessamente notare che il sottoscritto è stato uno dei soli 26 deputati di tutti i partiti che hanno votato contro l’approvazione del divorzio breve; che non ho votato la legge sulla buona scuola, spiegando in dichiarazione di voto che dissentivo dal comma con cui si apriva all’indottrinamento gender; che insieme ad ai colleghi Sberna e Pagano siamo stati i soli tre deputati di maggioranza a non aver votato la fiducia al governo per la legge sulle unioni civili; che nelle Commissioni riunite Esteri e Affari Costituzionali sono stato il solo deputato di maggioranza e di opposizione a votare contro la risoluzione sulla cooperazione internazionale che impegnava il governo a finanziare i piani sulla cosiddetta salute riproduttiva nei paesi in via di sviluppo, ricevendo anche gli apprezzamenti del suo giornale, che mi definì come “l’ultimo dei mohicani”; che sono numerose le proposte di legge e le interrogazioni, interpellanze e mozioni con le quali ho riaffermato i valori della vita e della famiglia.
Evidentemente l’ambiguità attribuitami non è quella di tenermi lontano dai valori divisivi, ma forse quella di non aver schierato il Movimento per la Vita nella campagna per il no al referendum, portata avanti anche dal suo giornale. Se così è, le comunico che è un’ambiguità che rivendico.
La guerra per il potere pare ormai aperta, rigorosamente combattuta a danno della dignità e della vita di interi gruppi sociali.
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Nella foto: Giorgio Celsi, Forza Nuova e Gianfranco Amato alla "Marcia per la vita" di Roma.
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