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Il partito di Adinolfi sostiene che la Bonino abbia il dovere di suicidarsi: «Dovrebbe farsi una bella siringa di Pentobarbital»

Lorenzo Damiano è il presidente di un'associazione ultracattolica chiamata "Pescatore di pace" nonché un candidato del partito integralista di Mario Adinolfi. Presentatosi lo scorso anno alle elezioni comunali di Conegliano, in Veneto, è stato respinto dal 97% della popolazione. Ora lo ritroviamo su Facebook pronto a pubblicare messaggi come questo:


Si parte con le solite accuse ideologiche che tentano di etichettare la Bonino come un'assassina, anche se il fatto che lui la reputi tale sulla base di opinabili opinioni non è sufficiente per usare in maniera distorta le parole. Altrimenti, se quel comportamento fosse davvero accettabile, allora chiunque dovrebbe poter dire che il suo amato Mario Adinolfi è un assassino, in virtù di come promuova atteggiamenti familiari che agevolano il suicidio di persone transessuali o di come lo stigma da lui promosso contro i gay (a cominciare dalla sua cieca promozione delle mortali teorie di Nicolosi) sia stata provata causa di numerose morti tra adolescenti.
L'ignobile messaggio prosegue poi con il sostenere falsamente che il biotestamento sia una forma di eutanasia, giungendo sino ad affermare che non possano esistere legge che non portino un guadagno personale a chi le ha scritte. Se è facile temere che che all'interno del partito di Adinolfi si ritenga che la politica serva solo ad accumulare privilegi a danno del prossimo, le persone serie dovrebbero sapere che la difesa di una libertà non implica di certo l'obbligo a determinate scelte. Si può essere favorevoli all'eutanasia anche se non la si vuole scegliere per sé stessi, così come si può tranquillamente essere favorevoli al divorzio senza avere alcuna intenzione di divorziare. Un po' più strano è un Adinolfi che si dice contrario al divorzio anche se lui ha mollato moglie e figlia perché invaghitosi di un'altra donna, ma in questo caso saremmo dinnanzi a chi vuole negare agli altri ciò di cui lui ha goduto a piene mani e non a chi vuole garantire libertà di scelta.
Invitare qualcuno ad uccidersi pare anche rientrare nel reato penale di istigazione al suicidio, aggravato dal suo sostenere che bisognerebbe ritenere come una forma di codardia il permette agli altri di compiere scelte diverse dalle proprie. Ma d'altronde l'integralismo vive sul sostenere che gli altri debbano vivere secondo le regole dei loro capi, inneggiando ad un totalitarismo in cui la libertà viene considerata una minaccia.


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