L'ultadestra torna a sostenere l'esistenza di «perizie psicologiche» in grado di appurare l'orientamento sessuale dei gay
Le destre sono sempre più compatte nel raccontare che esisterebbero fantomatiche «perizie psicologiche» in grado di stabilire con certezza matematica se una persona sia omosessuale o meno. Ovviamente una pretesa simile appare più vicina alle teorie naziste di Himmler che ad qualcosa che una persona sana di mente potrebbe sostenere, eppure pare che tutto diventi sempre lecito quando c'è l'occasione di poter creare odio contro i migrati. Ed è così che dopo le isteriche reazioni de Il Giornale e dell'organo ufficiale di Fratelli d'Italia, ora anche l'ultradestra de Il primato nazionale attacca con inumana ferocia la sentenza della Corte UE che ha sancito l'illegittimità con cui l'Ungheria di Orban sosteneva di poter rigettare l'asilo ai gay perseguitati nel Paese d'origine sulla base di un qualche questionario.
L'attacco è contenuto in un articolo di Anna Pedra dal titolo: Sei immigrato e gay? Hai diritto all’asilo, senza alcuna perizia. Sarebbe “discriminazione”. Ovviamente pare evidente che le virgolette servano spalleggiare la teoria neonazista sul fatto che l'odio contro le minoranze non possa essere considerata discriminazione perché da loro inteso come un "dovere".
Senza raccontare i fatti ma proponendo solo il pensiero che era loro intenzione inculcare alle nere anime dei loro lettori, affermano:
Per concedere l’asilo di solito si usa fare test psicologici, al fine di capire quanti traumi siano stati riportati nel Paese d’origine e verificare l’effettiva persecuzione. Ma ora questo principio non vale più per quanti si dichiarano omosessuali. La Corte di Giustizia Ue ha infatti stabilito che è sufficiente credere sulla parola a quanti dicono che a causa del loro orientamento sessuale non possono vivere in sicurezza a casa loro. La domanda di asilo viene automaticamente accettata.
Basterebbe leggere la sentenza per appurare che quanto viene dichiarato è falso. La Corte ha semplicemente sostenuto che fantomatici "test psicologici" non possano certo costituire l'unica argomentazione per il rifiuto di una domanda di asilo. Il sito di estrema destra pare infatti dimenticare che prove e racconti forniti risultavano pienamente credibili e sufficientemente argomentatati per stessa ammissione delle autorità ungheresi, le quali citarono il loro questionario quale unica giustificazione al rifiuto.
Ma è proseguendo nella sua versione alterata della verità che il sito di estrema destra racconta che i migranti si fingerebbero gay, anche se ciò significherebbe violenze ed esclusione da parte delle loro stesse comunità:
Nonostante la Corte di giustizia dell’Ue riconosca il diritto alle autorità nazionali di disporre perizie all’interno della valutazione della domanda di asilo, per meglio stabilire le reali esigenze di protezione internazionale, indagare sui gusti sessuali dei migranti secondo i giudici costituisce un’ingerenza nel diritto della persona in questione al rispetto della sua vita privata. Anche se il dichiararsi gay rappresenta un escamotage per ottenere senza difficoltà l’asilo.
Rigorosamente senza citare fatti verificabili a sostegno delle loro tesi, raccontano pure che i migranti farebbero la fila davanti alle sedi di Arcigay per tesserarsi:
Il fenomeno dei finti gay che si dichiarano tali, infatti, è cosa risaputa. Già nel 2016 si scoprì un vero e proprio boom di sedicenti profughi che per ottenere l’asilo avevano fatto il loro “coming out” e si erano iscritti all’Arcigay dopo che la loro domanda era stata respinta perché ritenuti semplici migranti economici e non persone in pericolo di vita.
A quel punto si passa a raccontare che sarebbe tutta colpa della sharia se i gay sono perseguitati in Africa, forse dimenticandosi di come i cristiani non siano certo da meno feroci nel promuovere lo stigma (tant'è che Benedetto XIX accolse a braccia aperta la donna ungherese che propose la pena di morte per i gay). Ma dato che l'obiettivo è accrescere l'odio contro gli islamici, il sito di estrema destra spergiura pure che:
Il caso che ha portato i giudici della corte europea a esprimersi è cominciato nel 2015, da un nigeriano che arrivato a Budapest aveva fatto domanda di asilo affermando di essere gay e per questo perseguitato nel suo Paese. Sono infatti molti i Paesi islamici, non solo africani, dove si applica la shaaria che prevede il carcere o addirittura la pena capitale per gli omosessuali. L’Ungheria aveva respinto la sua richiesta poiché le autorità preposte non avevano confermato l’orientamento sessuale dell’africano. Ora ci ha pensato l’Europa a riabilitare il nigeriano omosessuale, vero o presunto.
Per la serie: gli altri muoiano ammazzati o di fame senza disturbarci perché noi siamo cristiani ed odiamo il prossimo con tutto noi stessi. Tanto poi si va a messa e un Ave Maria cancella ogni colpa e complicità in quegli omicidi.