Tommaso Scandoglio chiede si proceda ad ispezioni anali per "provare" l'orientamento sessuale dei rifugiati gay
La lobby integralista di Riccardo Cascioli non ha mai nascosto come il loro odio verso gli stranieri sia secondo solo a quello che provano contro i gay. Sventolando immaginette sacre e crocefissi quale legittimazione alla loro crociata , è Tommaso Scandroglio a firma un improponibile articolo dal titolo "Omosessualità, passepartout per entrare in Europa".
Del tutto insensibile alle minacce corse dai gay che vivono in Paesi in cui l'omosessualità è criminalizzata e punita con la morte a causa dei suoi collegi dell'integralismo religioso, è con una ferocia inumana che il fondamentalista attacca la Corte Europea e il suo sostenere che non si possa negare asilo politico sulla base di fantomatici test con cui l'Ungheria di Orban sostiene di poter appurare l'orientamento sessuale delle persone:
Un cittadino nigeriano richiede all’Ungheria il diritto d’asilo perché, così asserisce, perseguitato nel proprio Paese a motivo della sua omosessualità. Il governo ungherese dispone una perizia psicologica ed esclude l’omosessualità del nigeriano.
Si apre una vertenza che arriva nelle mani della Corte di Giustizia dell’Unione europea la quale, il 25 gennaio scorso, ha affermato che le perizie sono lecite a patto che rispettino «il diritto al rispetto della vita privata e famigliare». Poi i giudici aggiungono che il consenso alla perizia non è stato dato in modo libero perché condizionato dall’esigenza di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato politico. Bella scoperta, aggiungiamo noi, tutte le richieste sono condizionate da ciò che si richiede, tanto più se in ballo c’è la sicurezza e la vita di una persona.
Sostenuto che i giudici sbagliano a garantire diritti civili anche agli stranieri dato che i diritti civili, il fondamentalista prosegue imperterrito nella sua promozione del razzismo:
I giudici inoltre contestano, come hanno fatto i governi francesi e dei Paesi Bassi, le tecniche di investigazione psicologica messe in atto dagli ungheresi, basate su test predittivi della personalità. Aggiungono poi che la perizia psicologica «appare sproporzionata rispetto all'obiettivo perseguito, dal momento che la gravità dell'ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata che essa integra non può essere considerata proporzionata all'utilità che tale perizia potrebbe eventualmente presentare per l'esame dei fatti». Si vuole in altre parole sostenere questo: la perizia provoca una grave ingerenza nella vita privata del cittadino nigeriano. Troviamo altri mezzi di prova meno invadenti per verificare il suo orientamento sessuale.
Spergiurato che possano esistere fantomatici test psicologici in grado di stabilire con certezza un orientamento sessuale (cosa che sino ad oggi sosteneva solo l'Arabia Saudita con i suoi test anali disconosciuti dalla comunità scientifica e basati sulla falsa convinzione che per essere gay si debba necessariamente fare sesso anale), l'articolo sentenzia:
Ecco dunque gli equilibrismi della Corte UE: sì alla perizia ma che rispetti la vita privata della persona. Ma – ribattiamo noi - le condotte sessuali e affettive di una persona sono ciò che più di intimo compone la vita privata di una persona, e come si fa ad investigare sulle stesse senza far domande? Sì alla perizia – continuano i giudici – a patto che vengano rispettati gli standard scientifici internazionali e comunque che la perizia non sia l’unico strumento probatorio. Dobbiamo quindi supporre, ex articolo 4 della direttiva 2011/95 del Parlamento europeo, che si abbia l’obbligo di far ricorso a documenti (quali?), ad esami clinici fisici (si suppone l’ispezione della zona anale e non solo) e a testimonianze, queste ultime difficilmente reperibili.
Però le difficoltà per i giudici, sia nazionali che non, non si arrestano qui. Infatti avuta anche la prova che il cittadino nigeriano è effettivamente omosessuale occorre provare che tale omosessualità è stata la causa della privazione in patria dei suoi diritti fondamentali. La vicenda non è di poco conto perché molti immigrati si dichiarano omosessuali quando non lo sono per vedersi riconosciuto il diritto d’asilo. E dato che la prova di essere realmente omosessuali è molto difficile da avere, come testimonia questa vicenda che ha visto coinvolto il governo ungherese, l’omosessualità potrebbe sempre più diventare per molti un passepartout per prendere fissa dimora in Europa.
Raccontato che l'integralista medio avrebbe il diritto di agitare un crocefisso per pretendere che la vittima di abusi sia obbligata a mostrare a Cascioli il proprio ano attraverso barbarie che persino l'Arabia Saudita ha accantonato dinnanzi all'evidenza di come quelle pratiche fossero mere torture, l'integralista pare dimenticarsi di come quei dogmi che ama utilizzare contro il prossimo dovrebbero imporgli atteggiamenti assai diversi. L'«ero forestiero e mi avete ospitato» non è scritto sui bigliettini dei Baci Perugina ma sul quel libro che lui ama usare come giustificazione al suo odio.
E il fondamentalista dovrebbe anche rendere conto della necessità di tutelare chi vive in uno di quei 78 Paesi che criminalizzano l'omosessualità o in uno di quei sette che la puniscono con la pena capitale, magari iniziando a spiegarci quali sarebbero le "fonti" del suo asserire che «molti immigrati si dichiarano omosessuali quando non lo sono per vedersi riconosciuto il diritto d’asilo».