Adinolfi dice che avrebbe voluto leggi che impedissero la nascita di sua figlia Clara
«Se governassi io… il divorzio va cancellato». Inizia così il surreale comizio del divorziato Mario Adinolfi, quello che raccontava tronfio di aver millato miglie e figlia «perché mi ero innamorato di un'altra donna che non è quella con cui convivo».
A Radio 24 spiega che se il maschio tradisce la moglie, la moglie deve essere costretta a forza a rimanere con lori: «Io, se non ci fosse stata la legge sul divorzio, non avrei divorziato, commettendo un peccato. Lo ritengo qualcosa di pericoloso essendoci passato dentro. È un male della società. E l’adulterio è un peccato. Però se uno si tradisce il matrimonio non si deve rompere, deve rimanere stabile».
Tradotto: la sua attuale mogli non sarebbe altro che un ripiego dato che lui averebbe voluto leggi liberticide che imponessero alla prima consorte di dover restare con lui anche se lui amava un'altra. Ne consegue che non avrebbe mai voluto la nascita di sua figlia Clara, dato che la legge da lui auspicata non avrebbe mai reso possibile la sua nascita, forse costringendo la sua prima moglie a dover produrre figli per suo volere dando vita al altre persone (ma non certo a quella Clara che è potuta esistere solo perché la donna per cui aveva mollato la primogenita gli ha dato un due di picche e lui ha ripiegato su quell'attuala moglie che ci dice che non avrebbe voluto sposare anche se poi la candida per il suo partito).
Sempre secondo logica, lui esige leggi che impongano alle donne di dover restare con chi li tradisce o con chi le mena, di fatto armando la mano del femminicidio e chiedendo leggi che possano comportare anche la moglie delle sue stesse figlie qualora sposino l'uomo sbagliato.
Ovviamente non manca di sostenere pure che le persone lgbt vanno perseguitate e rese vittima di violenze di stato: «Vanno eliminati i soldi pubblici per cambiare sesso. Trovo insensato che gli uomini vadano a trans, che senso ha?». E sostiene pure che i gay sarebbero «dei privilegiati» perché «oggi essere una ragazzina che pesa 100 kg a scuola è fonte di discriminazione, se una è capetta dell’ArciLesbica può essere un privilegio. Non c’è proprio confronto. Se sei obeso vieni discriminato, se sei gay no».
Insomma, lui è il metro di paragone per tutto dato che lui pensa che il mondo debba girare attorno a lui, ai suoi personalissimi problemi e a quel peso eccessivo che lui racconta sarebbe dettato dalla sua gola e non da una qualche disfunzione. Peccato che nessun obeso subisca la ferocia di un Adinolfi che va dalle loro famiglie e incita i genitori a comportamenti che possano aumentare le probabilità di suicidio, atto che lui compie nei confronti di quegli adolescenti gay che vengono messi a rischio di vita dalla sua ferocia integralista.
Ma forse la logica non è fata per un fondamentalista anti-cristiano che tenta di sostenete che l'omosessualità sia il più grande dei mali. Arriva persino al punto di spergiurare che «guardiamo la Chiesa. Più dell’80 per cento dei casi riguarda preti gay con maschi giovanissimi. Dunque più che un problema di pedofilia bisognerebbe parlare di problema di omosessualità. Dunque nell’esperienza fatta studiando i casi di pedofilia nella Chiesa, avevano le tendenze ad andare nell’80 per cento dei casi prevalentemente coi maschi. Questo mi fa immaginare che il problema sia di un qualche link che esiste tra pedofilia ed omosessualità, nella Chiesa. Il problema è più l’omosessualità che la pedofilia».
Si tratta di un ritornalo che Adinolfi ama ripetere anche se le inchieste vaticane hanno accertato che non esista una sola prova sul fatto che i casi di pedofilia riguarderebbero più i gay che i preti eterosessuali ma dato che il profitto di Mario Adinofli si basa solo sulla promozione dell'omofobia e dato che le bambole delle sue foglie vengono acquistate grazie al sangue versato dai loro coetanei, ecco che Adinolfi non si fa problemi a mentire a danno di quel Dio che è lui solito stuprare come mezzo di promozione della sua ideologia dell'odio e di quel fatturato che percepisce grazie ad una cultura della morte.
Dice che lui è il "popolo della famiglia" ma ci dice anche che non avrebbe mai voluto la sua famiglia. Ci dice che i ragazzi possono anche morire dato che lui è troppo impegnato a vietare alle donne di poter lasciare gli uomini che le massacrano di botte e spergiura che se un prete eterosessuale violenta una bambina si sarebbe dinnanzi ad un fatto meno grave dato che a lui la penetrazione vaginale piace.